Vergano

mercoledì 24 febbraio 2010

SAS PREGALINA



Non sono Paganini... perciò mi ripeto! Infatti la camminata che andrò ad illustrare con questo post si può dire che sia la stessa di "Sgambata alla Pelosa". L'ho comunque titolata Sas Pregalina, che è l'altro nome con cui è conosciuta questa "piccola vetta", per avere un minimo di differenziazione... Per me, però, assume un significato particolare. E' stata la mia prima uscita, con i fratelli Arnaldo ed Eugenio che mi hanno letteralmente "sloggiato" dalla sedia del mio computer per farmi fare un pò di ginnastica motoria, per inaugurare un periodo di "camminate" dopo i primi ozi pensionistici. Dopo di questa abbiamo vissuto una buona annata di passeggiate nei nostri boschi, fino a che siamo stati dirottati in carrozzeria per la riparazione dei nostri "motori".



Come colonna sonora ho scelto questo brano, dall'ultimo albo dei Pearl Jam, che si avvicina talmente tanto alle atmosfere della colonna sonora di Into the wild (film e musica da me adorati) da ritenerlo quasi una sua appendice.

Inauguro così la serie di post dedicati alle passeggiate nel Parco del Monte Fenera, come avevo anticipato e promesso. La mappa di base, sulla quale sono già individuati in rosso i percorsi segnalati, è quella ufficiale la cui editazione e pubblicazione ho evidenziato nell'ultimo mio articolo. Il nostro è colorato in blu per distinguerlo. Come al solito, per vederla ingrandita, cliccateci sopra e gustatevi l'itinerario percorso. (Ricordatevi poi di cliccare sulla freccetta blu del ritorno al post e non sulla X rossa di chiusura...)




6 dicembre 2007 Partenza ore 14,04 Arrivo ore 16,38
Cimitero Boca-Cima Pelosa e ritorno 5,6 km. dislivello 279 m.


Le foto che inserirò non saranno, purtroppo, granchè, perchè sono ricavate dal filmato, con la telecamera, che allora ero solito effettuare ad ogni uscita. La qualità nell'estrapolarle dalla pellicola (nonostante sia in HD) decade bruscamente e ve ne accorgereste brutalmente se ci cliccaste sopra. Tenterò di coinvolgervi facendovi partecipi dei nostri passi, inserendo immagini ricavate dal portale cartografico nazionale, con l'installazione Italia 3D, che vi accompagneranno nella nostra escursione. Inizio con questa visuale sulla quale ho riportato manualmente il percorso effettuato. (Esiste a tale scopo la modalità automatica in Google Earth, ma purtroppo la zona relativa al parco del Fenera è oscurata dalle nubi....Vogliamo una nuova mappa!!!). Ho cercato di dare una prospettiva altimetrica ed angolare che simulasse il più possibile una veduta reale aerea.

Come si può notare dalle varie e vaste chiazze chiare che interrompono il verde della vegetazione dei boschi, sono stati recuperati buoni appezzamenti di terreno in terrazzamento a coltivazione della vite. Recuperati, poichè intorno agli anni trenta si può dire che la zona circostante il santuario fosse tutta costellata di vigneti, come si può osservare nelle cartoline dell'epoca, mentre con il boom industriale degli anni cinquanta-sessanta moltissimi agricoltori riconvertitisi in operai ne lasciarono perdere la coltivazione , divenuta poco redditizia, dando inizio ad una riconquista del territorio da parte dei boschi. Al giorno d'oggi, invece, si stanno ampliando le colture proseguendo il trend iniziatosi intorno agli anni ottanta, grazie alla intraprendenza di alcuni appassionati che hanno dato inizio ad un'attività che al giorno d'oggi è ritornata remunerativa. Qui si produce buona parte del vino DOC di Boca. La rimanenza dei vigneti si colloca appena più ad ovest, oltre il Santuario, nella zona della Traversagna e giù verso Cavallirio. Qui abbiamo anche il confine sud del parco del Monte Fenera, come si può evidenziare dalla cartina, ma la zona dei vigneti ne è ancora parte integrante. Per tale motivo l'Ente Parco, coadiuvato dall'ATL Novara, per la promozione del territorio e la sua valorizzazione, ha dato vita al progetto "I sentieri del Boca" che sono stati inaugurati domenica 3 maggio 2009, come da locandina ed articoli allegati.

L'unica rimostranza che ho da fare all'ente parco per questa lodevolissima iniziativa è quella di non aver messo a disposizione in Internet, tramite il suo sito, sia la mappa sia i contenuti della cartellonistica che sono stati posizionati sul territorio in maniera gradevole ed appropriata e che raccontano delle caratteristiche dello stesso. Un bel fascicolo illustrativo si potrebbe ricavarne per la gioia di chi, come me, è sempre alla costante ricerca di pubblicazioni al riguardo. Posso postare alcune foto scattate da mio fratello Eugenio che recentemente ha fatto delle camminate in zona ed ha trovato la nuova cartellonistica installata. La prima riguarda la vera e propria mappa con i sentieri segnalati dalla quale si possono, ingrandendo l'immagine, ricavare i punti in cui sono posizionati gli altri tabelloni ed il loro contenuto.La seconda illustra una delle 80 frecce segnaletiche che costellano il percorso e che sono posizionate veramente nei punti appropriati per non far perdere il giusto tracciato.
Per ultimare il discorso dei produttori vitivinicoli operanti in questa zona che secondo Oliviera Calderini, presidente del parco, sono nove, posto un estratto da un altro depliant dove ne vengono citati dieci. In un altro approfondito articolo di Enogea, che vi consiglio di leggere completamente, dedicato ai produttori vinicoli dell'alto Novarese, ne vengono citati undici, nella zona del Boca. Chi volesse sbizzarrirsi a visitare i loro siti internet, ne trova gli indirizzi segnalati. Ne vale proprio la pena. Alcuni sono veramente ben costruiti e riportano anche note storiche e tecniche di sicuro interesse. Un doveroso riconoscimento ed omaggio, lo debbo però fare nei confronti di Marcodini Giuseppe, ("Pinin"), Paniga, papà di Giancarlo, che attualmente gestisce e prosegue l'attività iniziata dal padre. Dopo aver iniziato dal nulla, agli inizi dei sessanta, con un piccolo bar, bocciofila, e poi osteria dove si potevano consumare belle merende a base di salam 'd la duja, ha dato vita al ristorante per banchetti nuziali "Da Paniga", diventato famosissimo e ricercato in quegli anni. Suo figlio continuerà la sua opera e lo svilupperà maggiormente e gli darà una veste consona ai tempi, ritagliandosi uno spazio importante nel campo della ristorazione. Ma di papà Paniga voglio ricordare qui, dopo aver consolidato la sua attività di ristoratore, il ritorno alle sue origini contadine con un rinnovato interesse ed una dedizione passionale alla sua vigna di Boca, intorno alla fine degli anni sessanta inizio settanta. Fu forse il primo a capire quale importanza potesse avere la riscoperta di quel vino che aveva antiche origini. Ripristinò il terreno che aveva a disposizione lavorandoci di buona lena come se fosse diventato quello lo scopo principale della sua attività. Mi ricordo che in quegli anni ci portava spesso e volentieri nel "casotto" della vigna a fare delle portentose merende, dopo aver ultimato il servizio banchettistico di qualche sposalizio. Io ai tempi, e per almeno una decina d'anni facevo il cameriere a tempo perso (ossia il sabato e la domenica nel periodo in cui frequentavo ancora le scuole superiori, per acquisire i gruzzoli per i miei vizi). E "Da Paniga" ho vissuto tante stagioni liete. Pinin aveva poi una spettacolare carica umana che, nonostante la sua burberità occasionale durante il lavoro, si estrinsecava in mille impegni e attività sociali. Ma la passione per il buon vino lo portò, ancor prima che il Boca assumesse la Denominazione di Origine, a sviluppare quell'attività alla grande. Ed oggi il figlio continua la sua tradizione potendolo ringraziare per aver fatto da apripista. Anche alle odierne aziende vitivinicole.



http://www.enogea.it/Enogea/Presentazione_files/Enogea%20IIS%2019%20Alto%20Piemonte.pdf
Quello che però è veramente esaustivo e fa piacere andare a scoprire è questo di http://www.bocapiane.com/it/apertura/hp-i.htm . E' il sito di Christoph Kunzli, uno svizzero innamoratosi del Boca e trasferitosi da noi da almeno dodici anni e che ha risvegliato in diversi viticoltori nostrani la voglia di ritornare alla terra del Boca per produrre questo eccellente vino DOC. Dal canto suo ha recuperato dai boschi svariati ettari di terreno e ha così, con grande passione, dato vita ai vigneti di Le Piane, Montalbano, Mottosergo, Traversagna, Valvecchi, come si può andare a sviscerare nel suo blog, scoprendo dalle foto che vi ha inserito, i mutamenti che tali zone hanno subito da quando ha iniziato a riconvertirle. Interessantissimo è pure andare a sfogliare le sotto pagine in "Stampa", dove tra t'altro è riportato il video che inserisco anch'io; si possono leggere tutti gli articoli di giornale che si sono interessati al suo lavoro. Il più recente ed esaustivo si trova nel New Wine Journal del 2010 a firma di Michele Longo ed è titolato Terra e tradizione.



Ma è ora di tornare alla nostra passeggiata.
Raggiungiamo il piazzale antistante il cimitero di Boca e qui parcheggiamo la mia macchina. Percorriamo pochi metri del tratto di strada che porta al Santuario per poi svoltare subito a destra per imboccare l'inizio del percorso segnalato 778 che ci porterà alla cima Pelosa e da lì proseguirà fino ad intersecare il 777 presso la Croce del Teso. La strada sarà asfaltata fino alla località Montalbano.(Cliccate sull'immagine e trovate la prima parte del nostro percorso)

Quasi subito arriviamo all'incrocio con la ciclabile 793 che proviene da Maggiora e finirà al Santuario. Noi proseguiamo dritto. Abbiamo costeggiato fin qui un tratto del confine est del Parco e ciò ci viene rammentato dalla segnaletica ed ora anche dal primo cartello dei Sentieri del Boca,che ha come argomento "Il Parco del Fenera", installato come scritto l'anno scorso e che non esisteva quando noi abbiamo fatto questa escursione.


La strada è in leggera salita ma il camminare risulta lieve. Percorriamo un breve tratto tra gli alberi per poi sbucare al cospetto dei primi vigneti.Qui, ora, prima di addentrarci tra le coltivazioni, è posizionato il secondo cartello che illustra "La storia del Boca".



In breve, senza troppe difficoltà, chiacchierando riguardo alla coltura della vite, raggiungiamo la località di Montalbano, dove termina l'asfalto ed inizia lo sterrato e tra un pò saranno solo i sentieri a segnarci la via da percorrere.
Proprio davanti alla strada privata che porta all'ingresso nella cascina, è posizionato il terzo cartello "Cascina Montalbano" che racconta delle antiche origini medioevali in cui era adibita a fortezza, poi della funzione di cantina "episcopale" ed ancora come sede di un centro di comando durante la lotta di liberazione partigiana.
Risaliamo ora la collina e passiamo proprio in mezzo alla vigna di Montalbano, le cui "gambe" potrebbero avere anche un centinaio di anni..., dello svizzero Christoph che l'ha conservata e la coltiva ancora secondo la classica modalità alla "maggiorina".

Affrontiamo poi un tratto di sentiero nel bosco per andare a sbucare in un pianorino che immette alla nuova ed ultima "creazione" dello svizzero, la spettacolare tenuta Valvecchi, la più in alto delle sue proprietà, quasi 500 metri. Ed in effetti dopo di lei troveremo solo i boschi e la collina selvaggia.


Attraversiamo tutta la tenuta, osservando i lavori di inizio piantagione della parte più alta, e poi ci addentriamo nel bosco. Adesso le pendenze si fanno decisamente più impegnative. Il mio battesimo del fuoco con le asperità sta cominciando ora... Perdo terreno e mi stacco da Eugenio ed Arnaldo, per rifiatare ed approfittare per fare alcune riprese, ma il monito dei fratelli è sempre quello :"Dai !!!..."
Dopo il primo tratto di scalinata, il sentiero spiana leggermente e posso quindi rinfrancarmi.Bisogna, però, superare ostacoli imprevisti...
Ristorato dal tratto meno duro, spero che il resto sia come quello appena affrontato, ma quando usciamo dal bosco ed alzo lo sguardo per vedere dove dobbiamo arrivare e scopro che le pendenze sono ancora più accentuate, mi dispero e cerco aiuti nella comprensione dei fratelli "Siamo quasi arrivati?..."
La giornata è bellissima e non c'è neanche un alito di vento. Ora la giacca a vento è superflua. Il sole riscalda il sentiero fatto di roccia sminuzzata sulla quale a volte si scivola pure. Mi alleggerisco dalla cinepresa dandola ad Eugenio e passo passo risalgo la dura erta. Mi soffermo più e più volte e sono preso di mira dagli sfottò di Arnaldo,ma faccio buon viso, sorridendo, a cattiva sorte.

"Dove mi avete portato?" impreco. Il fiato mi si fa pesante, le gambe vacillano, il cuore fa tum-tum. Sterpaglie e rari arbusti affiancano il percorso; le foglie che ricoprono il sentiero frusciano al mio strascicare di passi. Arrivo ad individuare la "vetta" e mi prende lo sconforto... Non ce la faccio...

Fortunatamente c'è un breve tratto in leggerissima pendenza col quale mi "ristoro" ma che però prelude allo strappo finale che, al solo vederlo, mi spaurisce. Raccolgo dal bordo del sentiero il primo bastone che mi capita e, appoggiandomici e facendomi forza con lui, mi avvio verso la agognata panchina che intravedo appena sotto la roccia della sommità andandomici a buttare sopra letteralmente, per poi tirare il fiato per un paio di minuti.


Appena recuperata l'efficienza, mi riapproprio della cinepresa e riprendo i miei fratelli in vetta con nuovamente le giacche a vento indosso, poichè ora qua in cima l'aria frizzante si sente, eccome.
Posto una foto, scattata in un'altra occasione, della panchina ristoratrice con visuale dell'ultimo tratto roccioso. Certo che se avessi avuto una moto come quel tizio...
Dalla cima della Pelosa si gode di una visuale fantastica, a 360 gradi. In giornate più limpide rispetto a quella odierna, già comunque discreta, si potrebbe ammirare un panorama che spazia dalla Pianura Padana con visuale Appenninica a sud, alla catena Alpina a nord, alla Serra di Ivrea e poi il Monviso verso ovest ed infine ad est le Prealpi e le Alpi Lombarde. Raggiungo la cima e mentre Arnaldo scruta l'ovest, effettuo una ripresa circolare dalla quale ricavo questa foto panoramica che, purtroppo non è eccezzionale e non illustra nel dovuto modo la bellezza del luogo. Ci ripromettiamo di ritornare sperando di trovare delle condizioni di nitidezza da permetterci una ripresa adeguata. (Non sarà facile...ormai la pianura è una cappa quasi costante di smog).

Approfitto del simpatico sito della Associazione Alpini Volontari di Protezione civile Maggiora, ringraziando ACerri-alpinimaggiora che ne dà il permesso, per inserire delle foto che il loro gruppo ha scattato durante l'operazione di pulizia della cima Pelosa nel febbraio di quest'anno. Fortunatamente ci sono ancora persone che amano il loro territorio e cercano di mantenerlo il più bello possibile. Grazie a loro, anche se non li conosco.



Assaporiamo in vetta ancora per un pò questa stupenda visuale che ci circonda ed io ormai, appagato da tale rilassante atmosfera, non mi ricordo già più le pene della salita... Per essere la prima sgambata dopo anni di sedentarismo, posso ritenermi soddisfatto. Ci attende solamente la discesa ed io su tali percorsi sono una scheggia...
Per il ritorno optiamo per il sentiero, non numerato nella cartina ufficiale, che è segnato come di servizio difficoltoso e che scendendo nel bosco e poi fiancheggiando in altitudine il rio delle Pile , ci porta ad incrociare a valle il sentiero ciclabile 793 che da Maggiora porta vero il Santuario di Boca sfiorando gli abitati di Fuino e Marello, passando da Casa Conelli.
Soddisfatto della passeggiata, non ho fatto altre riprese del percorso di ritorno. Sarà per una prossima occasione riprendere immagini della zona che abbiamo attraversato.
La macchina ci attende paciosa al posteggio e con soddisfazione mi ci siedo , non alla guida..., e mi rilasso contento nel viaggio verso casa.

venerdì 19 febbraio 2010

LONG ROAD



 

Ho scelto questa canzone, tratta dalla soundtrack di Dead Man Walking, interpretata dal vivo da Eddie Wedder e Rahat Musrat Fateh Ali Khan (!) perchè il messaggio che io ne ricevo è quello di una smisurata preghiera di ringraziamento che vale anche per le bellezze della nostra natura. Ascoltatela fino in fondo e lasciatevi assorbire dalla sua misticità. A me ha fatto venire le lacrime agli occhi di felicità.

Essendo in pausa di "recupero fisico", non posso postare racconti di nuove camminate. Perciò ho deciso di rispolverare vecchie tracce di percorsi, rilevati in compagnia dei fratelli, nelle zone dei "nostri boschi" : http://www.parks.it/parco.monte.fenera/ La zona del parco del Monte Fenera.
Questo primo scritto vale come introduzione e come omaggio a tutte quelle persone che hanno dato vita alla pubblicazione della mappa dei sentieri, quella riprodotta ad inizio post.
Sull'immagine che vedrete dopo la lunga introduzione che sto per fare (e come questa su tante altre che ricavo da Ambiente Italia 3D del portale cartografico nazionale) mi soffermo e mi diletto nel riconoscere e dare i nomi dei paesi, dei monti, dei sentieri, dei luoghi che vi vengono rappresentati. Facendo ciò mi viene in mente lo stesso esercizio (naturalmente con altre misere possibilità...) che il mio "mitico" professore di lettere alle scuole medie nei primissimi anni sessanta ( prof. Fasola di Maggiora : una delle poche persone che ho veramente ammirato) soleva sottoporci al cospetto di una cartina fisica dell'Italia sulla quale non era riportato nessun toponimo, ma solo la conformazione del territorio : riconoscere i luoghi reali e dare loro il giusto nome sia che si trattasse di una città, di un fiume, di un monte, di un'insenatura o golfo, di un promontorio e via dicendo. Lui era il primo a insegnarceli... Mi ricordo che, passeggiando lentamente davanti alla cattedra, giocherellando con un mazzo di chiavi in mano, sciorinava in successione, a partire dal golfo Ligure, tutte le rientranze, i golfi, i capi, le città che a scendere verso sud si riscontravano sulla cartina. E ce li descriveva e ce li faceva ripetere. La sua concentrazione era impressionante. Non erano fredde sequenze di nomi che andava a ripetere. Era un viaggio lento, faticoso, di sorvolo dall'alto, con pause che denotavano lo "spostamento" delle sue vedute, supportate da raschiamenti di gola e risucchi nasali..., in attesa di giungere sopra il luogo successivo...Aveva nella sua mente, stampata, la carta geografica dell'Italia! In questo modo mi ha fatto innamorare della geografia: una materia che stimola l'immaginazione facendoti viaggiare con la fantasia.


Il territorio che andrò a circoscrivere è stato percorso a piedi, quasi per intero, da me e dai miei fratelli. Loro, nel passato, addirittura con moto da cross, quando per tale mezzo non esistevano ancora limitazioni per il transito nei boschi, o con mountain bike. Possiamo individuare la zona che ci interessa come una specie di triangolo isoscele, anche se è più vasta del parco del monte Fenera. Ne delimito i confini. Ad est (parte inferiore dell'immagine) le città di Borgomanero, Gozzano, Auzate-Bugnate, Pogno. (La foto comprende poi anche il lago d'Orta e i paesi della sponda occidentale, ma non rientrano nella mia delimitazione) A nord (parte destra dell'immagine)a partire da Pogno, il solco del valico della Cremosina e Valduggia, ben visibili nella parte centrale della foto. La punta del triangolo è occupata dal monte Fenera, ad ovest. Il lato sud (parte sinistra della cartina) è delimitato dal corso del fiume Sesia, da Grignasco, dalla salita della Traversagna che porta fino a Boca, da Maggiora chiudendo nuovamente con Borgomanero. All'interno di questi confini c'è anche il parco del monte Fenera, come si può vedere evidenziato nella cartina successiva.
Mi piace ricordare qui la serata di Giovedì 3 dicembre 2009 durante la quale è stata presentata ufficialmente per la prima volta la nuova cartina del parco nel salone del consiglio comunale di Gargallo. L'iniziativa è stata promossa dal Gruppo ecologico di Gargallo http://www.gruppoecologico.it/ .Il suo presidente sig. Carlo Baroli ha coordinato gli interventi degli autorevoli relatori, a partire dalla presidente del parco signora Oliviera Calderini. Il salone era gremito come non mi sarei mai aspettato. Le presenze illustri, come documentato dall'articolo dell'Informatore del 12/12/2009. (Cliccateci sopra per leggerne il contenuto).

Ed ancora un paio di fotografie tratte dal sito sopracitato del gruppo di Gargallo, il cui link per vederle tutte è http://www.gruppoecologico.it/html/foto/2009/cartina/indice.html










Il presidente (ex?) Carlo Baroli









la sala gremita


Alla fine della serata, sono state distribuite numerose copie della cartina. Abbiamo così potuto apprezzare il bellissimo risultato del lavoro di due anni di volontariato del quale noi frequentatori dei sentieri della zona sentivamo la mancanza. Avrebbe forse potuto essere anche più "ricca",
e "corretta" nella mappa di base là dove vengono collocati i toponimi, a volte troppo distanti dalla loro reale ubicazione. Certamente se l'iniziativa fosse stata resa pubblica con qualche riferimento in Internet, avremmo potuto magari avere l'apporto di tanti Wilderness e Technnologycal men (per dirla come Tito Princisvalle, guardiaparco ), come me, che con i loro esperimenti cartografici e rilievi con il Gps avrebbero potuto contribuire alla raccolta dei dati.
Ora, comunque, abbiamo finalmente tra le mani questo indispensabile strumento che ci permette di andare alla scoperta o ripercorrere i sentieri delle nostre colline. E con essi ritrovare o immaginare le opere e le attività e le abitudini della nostra civiltà contadina ed agricola. Le radici con le quali erano legati gli abitanti dei luoghi al loro territorio e che noi cerchiamo di riscoprire ed immaginare immergendoci e lasciandoci cullare dal fascino di nostra madre terra, andando a "calpestarla" passo passo.
In attesa di postare la prossima camminata, offro tre immagini ricavate da Italia 3D sulle quali volare con la fantasia per trovare i percorsi già fatti o quelli in programma scrutando il nostro territorio dall'alto accompagnati dall'ausilio della nuova mappa cartografica del Parco del Monte Fenera. Buone camminate virtuali... e non. (cliccare sulle immagini per averne una visione zoommata).








Noi partiamo da qui. Borgomanero ovest, Santo Stefano, i tre Casali (Baraggioni, Motto Florio, Canuggioni), la collina con Vergano. A sinistra, con la salita della Cumiona, ci si addentra verso il parco iniziando dalla zona che sta diventando sempre più Wilderness, ma che solo fino a poche decine di anni fa vedeva tanti terrazzamenti lavorati. Ogni famiglia aveva il suo appezzamento di terreno coltivato a vigna.


Verso ovest. Nel cuore del parco. Castagnola, Maretti, Colma ed il monte Fenera. A sinistra il crinale che porta verso il mitico sentiero 777, San Bernardo e il motto della Capretta.











Vista verso sud-est. La piccola piazzola del rifugio Garibaldino di San Bernardo, in primo piano. Più avanti i crinali si dividono: a sinistra col "tagliafuoco" verso il monte Ovagone, a destra verso la Croce del Teso e poi ancora a sinistra la Pelosa ultima altura che sovrasta Maggiora, e verso destra il motto della Capretta.