Vergano

martedì 5 aprile 2011

SIZZONE

Sabato 2 aprile 2011 - sentiero alternativo per raggiungere Soliva, passando da Sizzone.
I four Vercelli Brothers partono da Chepoli alle ore 14,15 e vi ritornano alle ore 17,18, dopo aver percorso 8,1 Km.


Per accompagnarci  in questa escursione ho rispolverato una delle mie song preferite dei Byrds, tratta dal mitico film Easy rider : Ballad of Easy rider, appunto. E'  il solo Roger Mc Guinn a figurarvi come interprete, ma è comunque inequivocabilmente una canzone Byrds.
"flow, river flow, flow to the sea..." dolcissimamente cantata. Scorri Sizzone, scorri fino al mare...

In questi giorni è veramente "scoppiata" la primavera. Temperature eccezionalmente miti invogliano a stare finalmente all'aria aperta. Ed oggi ne approfittiamo per fare, per quanto mi riguarda, la prima passeggiata che prevede tratti in salita, dopo le camminate invernali su strade e sentieri pianeggianti. I quattro fratelli "Vercelli Brothers" si avviano sul Pandino di Arnaldo fino a Chepoli dove inizia il nostro tragitto. Siamo nel cuore del Parco del Fenera ed il sentiero che iniziamo a percorrere è segnalato come n.790 (ha origine a Gargallo e termina a Soliva, ma in effetti è una buona strada sterrata tranquillamente gippabile.)
Subito dopo Chepoli fiancheggiamo, alla nostra destra, un tratto di declivio che è stato abbondantemente disboscato, come ci ricorda Arnaldo, dietro bando di asta da parte del comune di Gargallo.




La strada ora scende fino a raggiungere il  Sizzone là dove una volta esisteva il Molino Ciotino e si incrociano due rami principali del torrente. (ricordo che stiamo parlando del Sizzone di Maggiora, una volta, forse, denominato Cicione, e non del mio beneamato "Scisciok"). Uno ha origine, raccogliendo diverse diramazioni, dal crinale che porta verso Castagnola e San Grato, ed è quello che affiancheremo noi fino al momento della risalita verso Soliva. L'altro, con un percorso molto più lungo ha origine dal cosiddetto fosso della Bertagnina e scorre in direzione nord, obbligatovi dalla dorsale Castagnola-Soliva, creandosi successivamente un passaggio per svoltare verso  est poco prima di Campiano, sotto il colmo della Bertagnina. Infine volge a sud, sotto il Monte Tre Croci, fungendo pure da delimitazione di un breve tratto di confine del Parco. (Attenzione alla numerazione e segnalazione dei sentieri su questa cartina della Kompass. Sono erroneamente raffigurati quelli che continuano da Sizzone... Fare riferimento quindi alla mappa ufficiale del Monte Fenera illustrata più sotto. Ingrandite cliccandovi sopra se volete visualizzarle per bene).


I colori, molto caldi, sono ancora caratteristici del periodo invernale. Ocra e marrone la fanno da padroni. Il verde comincia solo ora a fare capolino. In lontananza si intravede Soliva.


Giungiamo quindi al punto più basso della nostra escursione odierna. Qui si incontrano, come scritto sopra,  due rami del Sizzone. Per proseguire verso il nostro obiettivo dobbiamo guadarli, mentre chi intenderebbe raggiungere Soliva normalmente non avrebbe che da superare il ponte sul ramo del torrente che proviene dal fosso della Bertagnina e iniziare la salita lungo l'abbastanza comoda strada sterrata.

Eugenio ed Arnaldo sono già al di là ed osservano Gian che si appresta a raggiungerli mentre il Sizzone scorre... Flow, river flow.
La passerella che si intravede nella foto, pericolosa e traballante, è posta già sopra il torrente ormai riunitosi e dava la possibilità di "non bagnarsi gli scarponi" per imboccare il sentiero n.798a che risale fino al Misocco e la cresta di Lelio per poi proseguire sull'agevole tagliafuoco fino a San Bernardo.
Fiancheggiando il torrente, si prosegue in piano. E' bello ritrovarci in mezzo al silenzio della natura che si ridesta dal letargo invernale ed inizia a dipingere con fresche pennellate di verde l'erba che timidamente inizia a contornare il percorso.

Superiamo  un rivolo d'acqua che, pur con la sua scarsa portata, iniziando a scendere da sotto Cà Ciotino, è riuscito a scavare nei millenni il solco che ha originato la infossatura che separa il versante sul quale sale la strada che porta a Soliva, da quello dove è abbarbicata Sizzone. E si riversa nel corso principale.
Flow, river, flow.

Da qui in avanti ci appresteremo a guadare il torrente per almeno sei o sette volte. Non le ho contate. La via che si è costruita l'acqua costringe anche il sentiero a condividerne le bizzarre devianze. Così bisogna passare da destra a sinistra e da sinistra a destra per mantenerne il contatto, a ridosso delle rive, poichè lateralmente il pendio si innalza bruscamente e non è percorribile.
Flow, river flow.
In alcuni punti del sentiero, fanno bella mostra di sè delle erborescenze cespugliose dalle grandi foglie che spruzzano di un verde brillante il manto ancora non rigenerato del sottobosco.
Chiederò ad Alessia,esperta floreale, come si chiamano queste bellissime "insalatone"....
(scusa Ale, ma non so proprio darle un nome !...)
Giungiamo alfine dove il sentiero abbandona  il torrente e deviando verso destra inizia ad inerpicarsi nel bosco.
 Flow, river flow...flow to the sea.
Ciao.
A dir la verità il 797 fiancheggia ancora il corso del Sizzone per un bel tratto pianeggiante, per poi risalire fino a Cavagliasche e successivamente andare ad incrociare il 798 che proviene da San Bernardo e si dirige verso Castagnola. Noi lo abbandoniamo per imboccare il 797b che ci farà salire fino a Sizzone e successivamente arrivare alla strada asfaltata che porta a Soliva. Nella mia mappa di inizio post l'ho erroneamente battezzato 797a, ma questa numerazione sulla mappa ufficiale del Fenera esiste già per un altro tratto, mentre questo che iniziamo ad affrontare non viene numerato essendo evidenziato in verde come sentiero o pista agevole di servizio. (Cosa non veritiera in effetti . Fino a Sizzone deve considerarsi come sentiero di servizio difficoltoso) Provvederò ad aggiornare e correggere la mia mappa e magari sostituirne la sua immagine in questo post.
Finisce quindi qui la mia agevole camminata. D'ora in avanti, salendo, incontrerò parecchie difficoltà di respirazione. Ansimerò per tutto il percorso e andrò in debito di ossigeno spesso e volentieri per cui sarò costretto a fermarmi diverse volte nei tratti più impegnativi. Ma tant'è... bisogna stare appresso ai Brothers!

La cartellonistica non è omologata... Qualche volenteroso ha voluto comunque confortarci di essere sulla retta via...
Più sopra, il sentiero si biforca. Eugenio consulta il Gps sul quale avevo preimpostato un abbozzo del percorso che avremmo dovuto seguire, ed opta par andare verso sinistra. Appena poco più avanti ci accorgiamo che quello segnato sulla mappa del Fenera era l'altro... Ma proseguiamo su quello imboccato perchè ci porta comunque a Sizzone.

Ed intano, sotto di noi,
 flow, river flow...
(si intravede, tra gli alberi, in alto a sinistra, il sentiero 797 che prosegue verso Cavagliasche)

L'erta a volte si fa dura. Perdo contatto dai fratelli che, ogni tanto mi mandano richiami per capire se ci sono ancora...Passiamo vicino ai ruderi di un vecchio caseggiato isolato in mezzo al bosco. Poi tra i rami degli alberi spogli si intravede la nostra meta provvisoria.

Ma  c'è da vincere l'ultimo strappo, micidiale, che poi permette di accedere al pianoro che porta verso Sizzone. Mi ci impianto due o tre volte, senza fiato. E penso, amaramente, che forse non ce la farò più a percorrere le lunghe escursioni dai dislivelli proibitivi.
Mi ricongiungo con gli altri e affronto in scioltezza il tratto pianeggiante. Passiamo vicino ai ruderi delle abitazioni che un tempo facevano parte di questo piccolissimo agglomerato abitativo.


Gianfranco si è fermato nei pressi di un singolare meccanismo azionato dal rivolo di una sorgiva che è incanalata vicino ad un fosso.

L'immagine purtroppo non illustra per niente ciò che avviene. Il rivolo di acqua che scende dal canalino va a battere sulle pale di latta di una ruota , come se fosse l'azione in miniatura di un mulino. La forza che si genera sulla pala fa girare la ruota e contemporaneamente  alza una leva metallica che poi va ad abbattersi su un piolo di metallo generando un caratteristico rumore di latta battuta. La ruota gira grazie all'acqua che continua a far pressione sulle pale successive e di conseguenza, ritmicamente si genera il suono che, a detta di Arnaldo che l'ha sentito raccontare, spaventerebbe i cinghiali, numerosissimi nel parco, che quindi girerebbero alla larga da questo posto.
Chissà se funziona... Comunque, onore all'inventore.
Nonostante il meccanismo di allarme, il luogo dove sorgono le abitazioni (termine improprio, perchè nessuno ci abita...)  di Sizzone è recintato per evitare visitatori a quattro zampe sgraditi . Una serie di cancellate di legno, robuste e ben costruite, con un meccanismo a tirante di catena che le fa richiudere automaticamente, sono distribuite in varie posizioni intorno alle costruzioni . Quella all'ingresso ce la indica Gianfranco.

Esternamente, sul muro della parete dell'abitazione principale, una cordiale scritta di "Benvenuti a Sizzone".


Si è impossibilitati ad accedere al piano superiore, poichè, come si vede anche nella foto, la scala è crollata. Si può invece entrare nella stanza del primo piano, ormai spoglia di ogni cosa. Sulla finestra che volge ad est un vaso di fiori finto ingentilisce l'aspetto desolante della camera, mentre a sud l'apertura sul bosco che si sta rivitalizzando e ritorna a acquistare i colori primaverili infonde un senso di pace e tranquilla armonia.

Intanto Eugenio, al pianterreno, entra dalla porta, sempre aperta per accogliere i visitatori che qui giungono.

All'interno, pur tra il disordine e la sporcizia che può regnare in un posto lasciato a disposizione sia di persone rispettose che di passanti occasionali e maleducati, alcune cose graziose e inaspettate ci fanno capire come siano gradite le visite e l'eventuale permanenza ristoratrice in questo luogo. A partire dal quaderno dove chi vuole appone la sua firma e le sue credenziali per certificare il suo arrivo in questa sperduta località del Parco del Fenera.

Provvediamo anche noi a lasciare due righe che certificano la nostra visita qui.

Due tocchi gentili mettono subito a proprio agio i visitatori. La bottiglia di vino (vuota, comunque...) ed il vaso di fiori (finto, naturalmente...) sul tavolo, come si è intravisto nell' immagine precedente. E poi un Presepe permanente. Molto naif e raccogliticcio, se vogliamo, ma generante un senso di accoglienza e buona disposizione nei confronti di chi entra qui dentro. A detta di Arnaldo, che era già passato in anni precedenti, però, purtroppo, mancherebbero diverse statuine che adornavano il presepe e che secondo lui erano presenti molto più numerose.

Non manca, naturalmente, una stufa . Naturalmente perchè rimarca con forza la caratteristica  di accoglienza voluta dal propietario di questo luogo. Chi vi capiterebbe in una stagione fredda, potrebbe attingere alle ramaglie del bosco e dar vita ad un bel focherello che renderebbe l'ambientino tiepido e ideale per rifocillarsi.

Proprietario che , forse, è identificato da questa dedica anonima intagliata da un riconoscente frequentatore su un pezzo di asse, a mò di pergamena.
Un altro sibillino cartello indicatore è forse stato rimosso dal sentiero all'esterno, per non ingenerare negli sprovveduti passanti equivoci sul percorso da intraprendere... Chissà se Cicione è il termine originario di questa località (Sizzone) oppure l'antico toponimo del torrente?
Se qualcuno dei tre lettori che mi seguono sa qualcosa in proposito, intervenga pure nei commenti.


Ritornando all'aperto, scopriamo il senso della dedica ad Orlando. Oltrepassiamo un altro cancelletto per avvicinarci alla costruzione che affianca questa abitazione e scopro (Arnaldo già lo sapeva...e ce lo aveva anche preannunciato) che si tratta di una Chiesa, apparentemente ancora in buone condizioni. Ecco perchè sindaco e sacrestano...
Mentre Gianfranco posa vicino alla Croce nel piazzalino antistante, Arnaldo sbircia dalla finesttra all'interno dell'edificio.


La porta d'ingresso è chiusa, giustamente, per prevenire eventuali atti vandalici. Mi avvicini anch'io e scatto delle fotografie dell'interno . E' sorprendente scoprire come sia tenuto in buon ordine questo luogo di culto e devozione che non ti aspetteresti mai di trovare in una zona disabitata ed in mezzo ai boschi. L'altare in marmo rosa è addobbato con vasi di fiori, naturalmente finti, così come la balaustra. Ceri votivi e immagini sacre sono presenti ovunque. Sono pure presenti quattro lunghe panche rivestite di telo plastificato azzurro per accogliere i frequentatori in qualche grande occasione della quale non conosciamo la ricorrenza. Sarebbe interessante scoprire quando vi si celebra la Santa Messa.


Soddisfatti per la visita che abbiamo compiuto, decidiamo di proseguire la nostra passeggiata. Passiamo dalla parte posteriore e usciamo dal cancelletto di sicurezza, non prima di aver osservato una specie di cappelletta naturale, all'aperto, di devozione pagana alla Venere nascente dai flutti.

Prendiamo la decisione, confortati dall'indicatore di direzione, di seguire il sentiero segnalato, che dovrebbe essere quello che la mappa del Fenera riporta come pista di servizio agevole, verso Soliva transitando da Cà Giordano. La pista sembra veramente agevole e battuta, anche per il passaggio dei trattori per il taglio dei boschi, ma purtroppo dopo poche centinaia di metri un albero sradicato ci impedisce di proseguire. Arnaldo va in perlustrazione oltre, ma ritorna con l'amara notizia che non c'è più nessun tracciato.




Decidiamo di tornare sui nostri passi. Scoprirò a casa, raffrontano la traccia rilevata dal Gps con il percorso segnalato sulla cartina del Parco del Fenera, che il sentiero di servizio avrebbe dovuto iniziare appena fuori da Sizzone, recuperare una sessantina di metri di dislivello e proseguire poi in saliscendi fino a Cà Giordano. Purtroppo questo percorso "verde pista di servizio agevole" non lo abbiamo proprio trovato e non abbiamo trovato nessuna segnalazione "ufficiale" ed addirittura fuorviante è stata quella "autoctona" che abbiamo visto.
La nostra traccia è quella blu.

Ritorniamo a Sizzone e percorriamo il sentiero che ci farà sbucare sulla strada asfaltata Soliva-Castagnola. Questa volta la pista è veramente agevole. La difficoltà mia, però, è sempre la mancanza di fiato che mi assilla quando il percorso inizia ad assumere pendenze più accentuate., Nonostante la possibilità di rifiatare durante il tragitto per alcuni tratti meno impegnativi, sono costretto comunque a fermarmi spesso per recuperare. Siamo sul versante soleggiato che declina verso la valletta scavata da uno dei rami laterali più importanti di questo tratto del Sizzone. Assaporiamo il dolce tepore che la primavera ci riporta.




E finalmente vedo i miei fratelli attendermi al culmine della nostra camminata odierna. Sono sulla strada asfaltata che scende da Castagnola e porta a Soliva. Posso finalmente rifiatare e tirare un grosso grosso respiro profondo con la bocca spalancata. D'ora in avanti sarà quasi esclusivamente discesa...(a parte la risalita da Molino Ciotino a Chepoli dove abbiamo la macchina).


La via del ritorno ha poche cose da segnalare. Passiamo da Cà Ciotino e subito dopo notiamo il segno di una grossa frana che è scivolata sulla strada ed ha impegnato le ruspe per sgombrare la terra che l'aveva ostruita.

In prossimità di Cà Giordano, legnaioli al lavoro col trasporto tronchi ed alberi di pero in fiore.
Decidiamo di evitare il lungo tornate che porta a Cà Varsaiga optando per il sentiero che scende più ripido tra i prati tagliando il percorso.


E poi, finalmente via senza più interruzioni verso il meritato riposo. Stanco ma felici per questa bella escursione in mezzo alla natura.
Mentre il Sizzone
flow to the sea.














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