Riprendo a raccontare dal passo del Ranghetto.
In sottofondo ancora Ryan Adams (dedicato benevolmente a Paolo)
Oltre il passaggio roccioso di quello che ho chiamato passo del Ranghetto, impropriamente, si ritorna sulla dorsale che guarda il lago d'Orta. Si può percorrere la strada che dalla Val Sesia, precisamente Varallo-Morondo-bivio Madonna delle Pecore, sale fino qui costeggiando il monte Novesso. E per noi, il camminare si fa lieve... siamo in discesa ,ormai, e ci apprestiamo ad arrivare all'Alpe Sacchi che è a un tiro di schioppo là dove abbiamo deciso di aprire gli zaini e dare fondo ai tre panini che ci siamo portati appresso.
Strada facendo, si può osservare questo stupendo panorama, verso nord. Visibili i pascoli dell'Alpe Camasca con alla sua destra la cima del Monte Mazzoccone. Dietro si ammirano le vette del Monte Cerano, del Poggio Croce, della Bocchetta di Bagnone e della cresta che sale verso l'Eyehorn e poi al Monte Massone, in pratica i primi contrafforti nord della Valle Strona.
E poi, "svoltato l'angolo", ecco l'Alpe Sacchi
Dopo il pranzo ed il riposino, breve, ci aggiriamo nei dintorni dell'Alpe per gustarci il favoloso paesaggio che si para davanti ai nostri occhi, indi decidiamo di continuare sulla strada verso il monte Novesso, per capire se il sottoscritto è ancora in grado di salire di quota... Arriviamo in un punto panoramico che è semplicemente stupendo. Il lago d'Orta, da questa visuale, sembra tagliato in due, separato dalle alture di Egro. In primo piano il monte Mazzone, che nasconde il resto del lago, dietro, il Mottarone
Dal punto in cui abbiamo scattato questa foto, girandosi di 180 gradi ,si ha la visuale del Monte Novesso che, dalla immagine seguente, non sembra così spaventoso da affrontare appiattito com'è dall'obiettivo, ma vi assicuro che essere ai suoi piedi realmente mi ha generato un pò di
"repulsione", per cui, adducendo come scusante il fatto che era tardi e che la strada del ritorno era ancora lunga e sconosciuta, ho convinto i miei fratelli a non affrontare la sua ascesa.
"repulsione", per cui, adducendo come scusante il fatto che era tardi e che la strada del ritorno era ancora lunga e sconosciuta, ho convinto i miei fratelli a non affrontare la sua ascesa.
osservate con il click le mucche al pascolo e confortatemi per la mia scelta....
Dopo aver assaporato per un pò l'ebbrezza di tale spettacolo, abbiamo ripreso la via del ritorno riportandoci all'agriturismo dell'Alpe Sacchi dove alfine siamo entrati a berci un caffè e scambiare quattro chiacchiere con i gestori, di provenienza Valsesiana. Ho così imparato che questa parte di montagna che guarda ancora verso il lago d'Orta non è più Novarese, ma è sotto la giurisdizione della provincia di Vercelli; non lo avrei mai immaginato anche perchè i confini territoriali quando osservo una cartina non sono mai presi in considerazione da me...
Così, dopo aver chiesto ai gestori delucidazioni anche sul percorso che eravamo intenzionati a prendere, ci siamo incamminati sulla via del ritorno, ormai tutta in discesa...
Passando in mezzo alle mandrie di mucche ed ai suini in libertà, abbiamo abbandonato i pascoli dell'Alpe Sacchi diretti verso la sottostante Alpe Soliva.
Scendendo ,rilassati , attraverso un bel bosco, ci siamo avvicinati all'Alpe Bracca, oltre la quale, prendendo a destra si sarebbe imboccato la strada sterrata che avrebbe portato ai laghetti di Nonio: una via da noi non percorribile perchè ci avrebbe portato completamente fuori zona. Invece, svoltando a sinistra abbiamo proseguito fino all'Alpe Cignerra, situata in una bella spianata che sembrava già quasi portarci dall'altra parte del vallone e quindi sulla via per Quarna. Da qui in avanti inizia la nostra disavventura...Invece di svoltare a destra, nei pressi di una cancellata,chiusa, e prendere il pratone che fiancheggiando l'alpe ci avrebbe portati sul sentiero che ci avrebbe fatto risalire, guadando la Fiumetta,verso quel bivio che avevamo individuato al mattino, abbiamo continuato dritto. Timorosi ,forse, di scavalcare una recinzione che delimitava la proprietà. D'altronde davanti a noi non c'era un semplice sentiero, ma una bella carrareccia... L'ultima foto a disposizione, prima di entrare in panico da dispersione con relativo abbandono di ogni velleità documentaristica, è questa. Sono le belle baite dell'Alpe Schiossa, dove ci siamo soffermati un pò anche per rifornirci di acqua al fresco fontanile vicino alla casa. Ancora non eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, pensavamo di essere sulla retta via. Invece, avanzando ci siamo accorti che la strada pian piano spariva per diventare ben presto un sentiero neanche troppo evidente. E ci addentravamo verso l'interno della valle, mentre avremmo dovuto tagliare a destra, ma non trovavamo passaggi. In mezzo al bosco sempre più fitto, abbiamo proseguito salendo e scendendo, guadando torrentelli affluenti della Fiumetta. Ne abbiamo guadati almeno tre. Ed ogni volta ci toccava scendere e poi risalire alla riva opposta. Osservando il tracciato rosso del GPS sulla cartina, si può comprendere che stavamo dirigendoci ancora verso l'alto mentre la retta via era quella che si vede tratteggiata in rosso, appena dopo A.Cignerra. Il GPS!!! ... nostra salvezza... Abbiamo visualizzato il percorso fin lì fatto ed abbiamo osservato che la nostra traccia attuale era molto vicina a quella che avevamo percorso al mattino salendo dal ponte della Fiumetta nel sentiero ripido del bosco. Armatici di coraggio , con la freccia del GPS sempre diretta verso il percorso del mattino, salendo in mezzo a sterpi, a piante cadute, senza nessuna traccia ben visibile di sentiero percorribile, gioiendo solo nel vedere che ci avvicinavamo sempre di più verso un incontro con la strada già fatta, siamo finalmenti sbucati sul sentiero del mattino. Lo abbiamo riconosciuto subito. E la prima cosa che ci siamo detti, dopo aver finalmente dato sfogo alla nostra esultanza, è stata "quanto siamo ancora in alto..." Effettivamente dovevamo ancora percorrere tutta la ripida discesa verso il ponte della Fiumetta. Comunque abbiamo ringraziato il nostro beneamato Garmin e la durata delle sue pile...
La strada a ritroso, chissà perchè, sembra sempre più lunga che all'andata... Sarà stata la stanchezza, sarà stato il rilassamento dovuto al ritrovamento della giusta via, sta di fatto che sembrava che non dovessimo mai giungere a destinazione. Ma poi, finalmente... Il campanile di Quarna in lontananza e la cosapevolezza che in breve ci saremmo riposati. Una sosta al parco giochi intitolato a Fausto Coppi, il cui ceppo familiare ebbe origine qui, dove esiste anche un mulino ristrutturato, per gustarci qualche biscotto residuo, e poi verso la scalinata della chiesa e verso il parcheggio per risalire in macchina e ritornare a casa. Giornata stupenda, con un pò di brivido finale.
Un'ultima annotazione. Quarna è famosa anche perchè ha dato vita all'artigianato per la costruzione di strumenti musicali a fiato (sassofoni, clarinetti, tromboni, etc.) ed è conosciuta come "un paese per la musica". Esiste anche un museo dello strumento a fiato. Ecco ripresa , dal balcone soprastante, la piazzetta antistante l'ingresso del museo.
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