Vergano

martedì 20 luglio 2010

Sogni come ricordi



Esistono alcuni sogni che ricorrono più di una volta durante le escursioni notturne della nostra mente. Si ripresentano , mai uguali seppure il tema sia il medesimo. Ed hanno la prorompente capacità di imprimersi tra i nostri ricordi quasi a sugellare una incredibile fusione tra ciò che visualizziamo delle nostre passate esperienze con ciò che la nostra mente riesce a creare, sognando. A volte affiorano addirittura con più frequenza e dettagli rispetto a dei fatti realmente accadutici. E vanno ad occupare, se sono stati una piacevole compagnia nel sonno, uno spazio dentro il quale tendiamo a ritornare volentieri per cercare di rivivere le emozioni che ci hanno regalato e viaggiare con la fantasia oltre quelle immagini per potere ampliare e dare un significato a ciò che abbiamo sognato.
Nei miei ricordi ho un paio di sogni che mi sono rimasti impressi piacevolmente e ne fanno parte ormai addirittura più vivi e brillanti di realtà vissute.
In questo mio post cercherò di raccontare e visualizzarne uno, anche se mi rendo conto che dovrei essere un artista per poter esprimere graficamente con un quadro le immagini oniriche che ho in testa. Purtroppo non lo sono ed ho cercato quindi al computer di darne una visione ricostruendola con foto ed effetti che, però, hanno pochissimi elementi dell'originale che conservo nella mia mente.
Ad accompagnarmi in questa descrizione i Talbot Brothers con "In my dreams", come sonoro, in un video da me costruito e caricato in Youtube, usando immagini elaborate che cercano di illustrare il mio sogno. Terry e Michael Talbot furono i fondatori dei Mason Profitt un gruppo country rock anticipatore delle sonorità che diedero il successo agli Eagles. Pubblicarono poi, in coppia, un gioiellino sonoro e canoro ( The Talbot Brothers) nel quale è inclusa questa song.


Il sogno non aveva una trama. Offriva solamente una visione della valle del Sizzone, dove ho passato la mia infanzia e gioventù, a partire dalla abitazione paterna per abbracciare poi il versante occidentale della collina e la verde distesa di prati verso sud che accompagnano il corso del nostro torrente. La sensazione di pace e simbiosi con ciò che avevo immaginato e che rispecchiava quasi in toto la reale conformazione del luogo, veniva sconvolta con l'apparire di una catena montuosa che sovrastava gli ultimi alberi della sommità della "Cumiona" e si innalzava selvaggia e inaccessibile nella sua sfolgorante bellezza. Affascinato dalla stupenda apparizione, mi beavo nel rimirarla e seppure un pò intimorito dalla imponente e maestosa conformazione rocciosa, con dei picchi ripidissimi ed apparentemente inaccessibili, pregustavo già il piacere di percorrere i boschi conosciuti, oltre la riva del Sciscion, per raggiungerne il punto più elevato e da lì partire per la conquista delle meravigliose vette che si innalzavano dietro di essi.
Il mio sogno è tutto qui... in questa visione di un luogo a me familiare riconvertito dalla mia immaginazione in un posto da favola, quasi a rammentarmi che le cose belle sono intorno a noi. Basta saperle osservare e riconoscere!

Casale Baraggioni, ripreso dal versante orientale di Colombaro, con la sottile striscia di prati che fiancheggiano il Sciscion e che si allargheranno verso sud in direzione Fugnano. I boschi verso ovest sono le prime propaggini dell'altipiano della Cumiona, oltre il quale la mia immaginazione ha prefigurato uno scenario simile...
Scenario simile, ma molto lontano dalla bellezza che mi è rimasta impressa nella mente e che non riuscirò mai a rappresentare.
Recentemente ho voluto ripercorrere il sentiero che, iniziando dalle prime rampe della Cumiona, si inoltra a mezza costa nel bosco per raggiungere la zona così detta di "Ravòti", all'estremità sud dell'altipiano che una volta era ricoperto di vigneti: il culmine "reale" della immagine postata più sopra. Sono stato invogliato a riscoprire questo tragitto, che non avevo mai più praticato dalla mia giovinezza, proprio ricordandomi del sogno fatto. Alla ricerca delle vette sublimi... Ma anche alla ricerca del "Casin": un casotto in mezzo alle vigne del declivio. Solitaria ed abbastanza imponente costruzione che una volta spiccava da lontano con il suo caratteristico comignolo. Oggi ormai non si vede più, intrappolato e mascherato dall'avanzata prorompente del bosco, e proprio per questo ne sono andato alla ricerca per scoprire che fine abbia fatto. La salita del "Casin", lo strappetto che mette in comunicazione la valle del Sizzone di Vergano con quella del Sizzone di Maggiora, ha preso il nome proprio da quella costruzione.
Il sentiero che ho imboccato, inizialmente è ancora percorribile facilmente, ma ben presto, per avanzare , occorre affidarsi all'intuito ed all'improvvisazione. Il sottobosco presenta vari ostacoli: dagli alberi caduti ai rovi che spuntano ormai rigogliosi.
I passi sono ammortizzati nel loro poggiare a terra da uno strato di fogliame morbido, arricchito dai fiori delle robinie ormai staccatisi dagli alberi.
Mi accorgo di aver raggiunto quasi il culmine della scarpata quando inizio a vedere i residui dei muretti di terrazzamento che permettevano anche in questo tratto di pendenza di recuperare terreno per la coltura della vite.
Supero con qualche difficoltà l'ultimo tratto in pendenza per poi approdare alla spianata iniziale della Cumiona, in zona Ravòti. Troverò nel prosieguo della camminata numerosissimi riferimenti alla vecchia destinazione d'uso di questo territorio, in particolare la presenza dei contenitori in cemento che si usavano per la raccolta delle acque, indispensabile per la preparazione in loco del verderame che serviva per la innaffiatura dei vitigni. Ora sono sul pianoro e raggiungo la strada che serviva da collegamento della zona dei vigneti con quella principale che saliva dall'erta della Cumiona. E' tuttora riconoscibilissima, pur se invasa dall'erba alta, ma ancora non conquistata dalla vegetazione che ormai si è impossessata di tutti i vigneti di una volta. La percorro verso sud ed ho modo di notare che gli appezzamenti di terreno in cui era diviso il territorio erano veramente parecchi. Piccole e numerose proprietà che permettevano ai paesani di Vergano e Santo Stefano di avere un raccolto vinicolo per il loro fabbisogno annuale. Ciò lo si deduce dalla presenza, per ogni appezzamento, o di una buca dell'acqua o dei caratteristici contenitori di cemento che in pratica dimoravano almeno uno per ogni proprietà Proseguo lungo la ex-strada senza riuscire ad intravedere, dovrebbe essere alla mia sinistra, la costruzione che cerco, per cui decido di arrivarne fino al termine e continuare sul sentiero che, discendendo, finisce sbucando al culmine della salita asfaltata del "casino".

Percorro un breve tratto di strada in discesa, fiancheggiando il bel muretto in sassi di contenimento della ripa. Credo che pian piano si sgretolerà ed alla fine sarà destinato ad essere sostituito con un più anonimo muretto in cemento, poichè non c'è più nessun proprietario interessato a questi terreni. Entro nell'arco che funge da porta di accesso ad un eventuale sentiero che risale il bosco fino agli ex-vigneti.
Sembrerebbe che non ci sia più nessuna traccia percorribile poichè il terriccio ed i sassi, che sono stati trascinati dalle acque piovane fino al muretto, ne ostruiscono quasi completamente l'accesso. Però io mi ostino a superare l'accumulo di detriti, scosceso, per poi ritrovarmi su un tratto più agevole che è comunque ben visibile ed ha tutta l'aria di essere il sentiero che porta verso il "Casino".
Si capisce l'importanza che avevano in passato queste proprietà, osservando la recinzione di muretti in sassi che ne delimitavano i confini. Muretti che resisteranno ancora per pochi anni all'usura ed all'incuria del tempo.
In questa zona, mi dicono, che esistesse la vigna " 'dla giesa ", ossia un vigneto che, probabilmente coltivato dal "Daniele", produceva il vino che occorreva al parroco di Vergano per la celebrazione delle Sante Messe. Lo scrivo col beneficio di inventario poichè non ho fatto i debiti riscontri sull'attendibilità di ciò. In effetti di vigna " 'dla giesa " ne esistono altre, una delle quali sull'altura dietro il nuovo Camposanto, che sarà oggetto di un prossimo post del mio blog che, grazie ai ricordi di Silvio, mi impegnerà a riscoprire i toponimi e le zone dei vigneti di Vergano.
Risalgo ancora per poco, fino a che mi si para dinnanzi una "visione" quasi fiabesca che riesco a malapena a distinguere da lontano. Mi incute anche un pò di timore, con la sua aria cupa e misteriosa. Mi aspetto addirittura che, quasi fosse un mostro, si diriga verso di me , minaccioso, per ricacciarmi dal suo territorio. Stento a darne subito la giusta interpretazione, talmente mi ha colto di sorpresa la sua magica apparizione. Ma alla fine lo riconosco... E' il mitico, per me, "Casino" avvolto dalle edere e mascherato dagli alberi che gli si intrecciano intorno. Mi soffermo per un attimo a rimirarlo da lontano ed a goderne per il suo ritrovamento.
Nell'avvicinarmi osservo, tra la sterpaglia, l'immancabile contenitore raccoglitore dell'acqua ormai quasi completamente sommerso dal verde.
Quando sono a ridosso della costruzione non posso che constatare l'impietosa opera del tempo che ne sta demolendo la struttura. Non l'avevo mai visto da così vicino, infatti non mi ero mai spinto fino a qui in passato. Lo avevo sempre solamente rimirato da lontano. La sua sagoma era familiare a chi volgeva lo sguardo verso ovest, dalla salita del Colombaro, all'altra parte della valle. Non mi aspettavo di trovarmi di fronte una costruzione così grande. Altro che "Casino" ! Una casa a due piani con addirittura il seminterrato! Una scalinata, ormai in disgregazione, dava l'accesso al primo piano, mentre allo scantinato vi si accedeva direttamente.


Addirittura le facciate sud ed ovest del secondo piano erano fornite di un ballatoio esterno con la ringhiera in ferro battuto, tuttora osservabili in quanto hanno resistito, finora, alla disgregazione del caseggiato.

Il tetto è quasi completamente crollato. Internamente hanno messo radici le piante che si innalzano verso il cielo fornendo così con le loro fronde una copertura naturale. Dalle foto si può osservare come i due piani superiori avessero addirittura le pareti intonacate. Altra caratteristica costruttiva è l'utilizzo sia di mattoni che di pietre per la composizione della muratura. Si notano infine i grossi fori di appoggio per le travi che sostenevano le volte dello scantinato.

Dal lato sud, esternamente, una scalinata con muretti laterali in mattoni permette l'accesso al livello superiore del terrazzamento dove aveva inizio il vero e proprio vigneto.
Il terreno ove era coltivata la vite ha ormai una pendenza minima. Sì è raggiunto infatti il pianoro della Cumiona. Osservando il "Casino" dal lato ovest si può vedere anche il famoso comignolo che si faceva notare da lontano ed era quasi il segno distintivo della costruzione:è rimasto miracolosamente ancora intatto.
Mentre mi allontano, mi viene ancora voglia di girarmi indietro ad osservare il "Casino" che pian piano svanisce e si mimetizza col fogliame e ritorna ad imboscarsi nel vero senso del termine.
Ritorno verso casa felice di aver voluto assecondare il mio sogno di gioventù, andando alla ricerca ed alla conquista delle vette immaginarie oltre i boschi della Cumiona ed avere così scoperto e visto per la prima volta la mitica costruzione del "Casino" del Pidrick dal Frè.
I suoi figli, Angelo e Franco, figure incredibilmente caratteristiche e note per la loro rudezza che sconfinava quasi con la scontrosità (anche se chi ben conosceva Angelo poteva confermare quanta sensibilità d'animo albergasse sotto la sua scorza di duro) proseguirono l'attività agricola con tanta passione e impegno fino alla loro morte. Dopo di loro, soprannominati Tùdosk, scapoli impenitenti, nessuno ha raccolto il testimone della loro attivita. Così anche il "Casino" è scomparso assieme alla loro dipartita.

Sarei oltremodo felice se qualche compaesano fosse in possesso di eventuali vecchie fotografie che ritraggono, anche solo di sfondo, la costruzione che ho ricordato. Ancora di più se potessero farmele avere in modo da allegarle a questo post.