Vergano

giovedì 21 aprile 2011

RADICI ed ALI


Ho parafrasato il titolo di un album ed una canzone dei Gang (Le radici e le ali) che ho molto apprezzato quando fu pubblicato nel 1991, per introdurre questo mio post che, pur raccontando di una camminata fatta con i Brothers, prenderà lo spunto per narrare anche un lembo di storia tragica del periodo partigiano.La foto di presentazione, scattata nel bosco nei pressi di Cavagliasche, ne raffigura il concetto in modo molto naif: le radici, sviluppatesi ed attorcigliatesi al tronco della pianta che le ha generate per lasciarle poi penzolare a mò di liane, danno la sensazione di potervicisi aggrappare per librarsi in aria. Le radici, ancorate al senso di appartenenza al territorio, alle tradizioni ed alla propria patria, e le ali, per poter spiccare il volo verso un futuro roseo e colmo di sogni e di speranze da avverare. Così si potevano sintetizzare le vite dei ventenni massacrati nell'imboscata di Cavagliasche del 18 marzo 1944.
Ed è proprio con una canzone nata dalla collaborazione, ai testi, di Massimo Bubola e, alla musica, di Marino Severini dei Gang, tratta dall'album Storie d'Italia, successivo a quello citato, che vi faccio accompagnare nella lettura del post. Si tratta di "Eurialo e Niso" una splendida e struggente ballata che il suono del violino rende ancora più commovente. E' la storia di due giovani partigiani trucidati dai nazisti che esalta, oltre allo spirito rivoluzionario anche l'altissimo valore che assume l'amicizia, pronta a tutto fino al supremo sacrificio della propria vita sublimata con la morte. Stupenda. Ascoltatela in religioso silenzio.A me riesce ancora a strappare qualche lacrima.


Ritorniamo dopo due settimane ancora a Chepoli e ripercorriamo la prima parte del tracciato che avevo descritto nel mio post precedente
http://alsciscion.blogspot.com/2011/04/sizzone.html.
L'obiettivo di oggi è quello di raggiungere Cavagliasche e poi, percorrendo la strada tagliafuoco del crinale verso il Misocco, ritornare al Molino Ciotino per completare l'anello.
Sabato 16-04-2011
Chepoli.Cavagliasche-Chepoli
8,1 km.
Partenza ore 14,03 Arrivo ore 17,03

Il desiderio di ritornare a calpestare un tratto del sentiero appena percorso quindici giorni fa, è nato dalla curiosità mossaci dal commento di Alessia riguardo alla sconosciuta "insalatona" fotografata , individuata da lei come possibile "Veratro". Così, nello scegliere la passeggiata odierna, abbiamo optato per la stessa zona. Con più attenzione abbiamo osservato i cespugli presenti e abbiamo constatato che, per tutto il sentiero che fiancheggia il Sizzone fino all'inizio della salita verso Cavagliasche, la presenza del Veratro è veramente massiccia. Notate come prolifera sulla sponda in una zona umida irrorata dal torrente... 
Che sia Veratro non abbiamo più dubbi, anche se bisognerebbe aspettare la sua fioritura, tra un paio di mesi per svelarne completamente la sua identità. Ma lo stelo seccato del gambo del precedente anno, ancora presente in mezzo alla nuova erborescenza, ci risolve l'enigma. Grazie anche al confronto con diverse immagini visualizzate in internet.

Mi piace far notare come nel giro di due settimane la natura ridestatasi al tepore della primavera abbia iniziato a tingersi di verde per la gioia dei nostri occhi. Pubblico due immagini, scattate quasi inconsapevolmente dallo stesso posto, che ne dimostrano il magico risveglio.


A ben osservare sono spariti i fiorellini gialli che chiazzavano il verde ai bordi del sentiero, dopo aver svolto il loro sconosciuto, ai nostri occhi, compito voluto dal Creatore. In compenso le foglie degli alberi stanno riacquistando la linfa vitale che ridà freschezza ed alimenta la nuova miracolosa rinascita del bosco che rinnova l'eterno ciclo delle stagioni.
Più avanti, sempre costeggiando il Sizzone (per inciso, abbiamo contato quante volta lo abbiamo guadato prima di risalire il pendio: dodici...!) spuntano però altri "omaggi" floreali ad ingentilire il percorso.Chiedo nuovamente ad Ale di trovare il giusto nome per queste due meraviglie del sottobosco, oltre a quel  bianco fiore isolato ripreso nella stessa foto assieme al Veratro, due immagini sopra..




E giungiamo, abbastanza speditamente, fino al punto in cui il sentiero offre la possibilità di risalire verso Sizzone seguendo il percorso della nostra ultima escursione. Debbo constatare che nessuna segnalazione cartellonistica, purtroppo, è presente qui, mentre ne troveremo diverse, più sopra nel bosco, in posizioni non necessariamente utili per confermare la rotta verso Cavagliasche. Invito Eugenio a fare con il Gps un Waypoint che ho successivamente riportato con un punto rosso sulla mappa come "bivio per Sizzone". Eccolo ripreso nel momento in cui lo sta effettuando.Svoltando a destra, si inizia a salire verso Sizzone.


Oggi noi continuiamo a costeggiare il torrente per un buon tratto ancora, guadandolo in altri due o tre punti, ed alfine giungiamo dove c'è la confluenza nel ramo principale, che possiamo tranquillamente chiamare come Sizzone di Castagnola, del Rio Palachina che raccoglie gli innumerevoli rivoli aventi origine dal pendio del monte Ovagone.

Abbandoniamo il torrente, dopo aver fatto un altro Waypoint denominato "confluenza Rio Palachina",  ed iniziamo la salita abbastanza impegnativa. Il primo tratto si inerpica per il costone di separazione tra i due rami del torrente. E' largo sì e no un paio di metri ed ha l'aria di essere in una situazione estremamente precaria. Le sue rive ripide sono lambite dalle acque torrentizie che inesorabilmente con la loro azione erosiva nei periodi di piena, prima o poi ne determineranno lo smottamento. Fortunatamente è solo un breve tragitto, ma la sua precarietà è evidente.

Questo è il tratto descritto. La foto non dà l'idea della situazione. Immaginate, però, che alla destra dove ci sono quei tronchi  inizia il declivio ripido e sotto una decina di metri scorre il Sizzone di Castagnola, mentre alla sinistra, oltre quei cespuglietti, è la stessa cosa verso il Rio Palachina. Oltre questo "imbuto" il pendio, pur mantenendo una bella pendenza, come si può anche evincere dal grafico di inizio post, si allarga e lascia spazio per lo sviluppo di un bel bosco a prevalenza di castagni.
Per far meglio comprendere la zona che stiamo percorrendo, allego anche l'immagine della mappa parziale del Parco del Fenera, con la segnalazione e numerazione in rosso dei sentieri, sulla quale ho riportato il nostro percorso odierno, in blu, con i relativi Waypoint. Inoltre allego la planimetria del Sizzone che abbraccia un territorio molto più vasto. L'ho elaborata evidenziando in blu l'incredibile ramificazione che alimenta il cuore verde del Parco. (sembra effettivamente a forma di cuore la zona circoscritta dal colore marrone che indica lo spartiacque dei crinali della Soliva, di Castagnola e del monte Ovagone) . A voi ingrandirla per perdervi lungo i mille rivoli che negli anni ottanta hanno corso il rischio di venire avvelenati dallo scellerato progetto di una discarica civile (???) nella zona di Chepoli. Grazie alla mobilitazione civile (questa volta il termine è più che giusto..!!) di tutta la popolazione della zona si è riusciti ad impedire questo disastro ecologico. Ricordiamo che la ditta che avrebbe dovuto effettuare i lavori e gestire la discarica ne trasferì l'ubicazione al Piano Rosa. Ed è ancora vivo il clamoroso scandalo che negli anni a venire la interessò quale inquinatrice determinandone il fallimento..
Ringraziamo il cielo che quel cuore così bene irrorato e alimentato pulsa tuttora vigorosamente.



E' bello seguire sulla carta i percorsi che il torrente disegna sul territorio. Possiamo individuare ed immaginarne col pensiero i luoghi che hanno visto le nostre scorribande da ragazzi.
Il Sizzone di Maggiora può suddividersi in due rami principali, anche se il più importante, il "Sizzone di Sinistra", a sua volta ha due affluenti dominanti. Il "Sizzone di Destra" (posizionato sulla cartina alla sinistra;. ricordiamo, anche se superfluo, che per determinare la destra e la sinistra di un corso d'acqua bisogna mettersi con le spalle  rivolte alla sorgente.) nasce a sud della cresta del monte Ovagone. Il suo percorso è caratterizzato da diverse "lanche", grandi vasche naturali abbastanza profonde, normalmente esistenti là dove un dislivello genera delle cascatelle. Le più famose sono la "lanca di Magheit" e la "Turlosa", luoghi che erano le località di balneazione delle nostre estati da adolescenti.
Il "Sizzone di Sinistra", più lungo, confluisce con quello di Destra in località "Pragiarolo" dove sorge il campo permanente di autocross. In località Molino Ciotino, si ha la biforcazione nel ramo del "Sizzone Castagnola" (alla destra fluviale, quello che abbiamo risalito oggi) e del "Sizzone del Fosso della Bertagnina", alla sinistra fluviale, che ha la sua origine oltre la dorsale della Soliva e che per il primo tratto scorre verso nord ritagliandosi poi la strada verso est in località Campiano per poi finalmente dirigersi a sud. 

Confluenza Sizzone di Castagnola con Sizzone del Fosso della Bertagnina in località Molino Ciotino

Spero di non avere annoiato nessuno con questa digressione descrittiva. Ma essendo troppo grande la mia passione per la geografia e per la cartografia (non ringrazierò mai abbastanza il mio prof. di lettere alle medie, Fasola di Maggiora, per avermela instillata con amorevole coinvolgimento) mi sono lasciato prendere la mano.
La salita verso Cavagliasche è abbastanza impegnativa per le mie condizioni, ma riesco bene o male a tenere il passo dei fratelli fino a metà tragitto. Ogni tanto mi soffermo, comunque, per rifiatare. In un tratto di breve spianata Arnaldo e Gian colgono i primi mughetti di stagione.

Quando più avanti il sentiero si inerpica duramente, perdo contatto con i brothers. Prendo il mio passo rallentato soffermandomi spesso per rilassarmi e godo di questa atmosfera solitaria e silente.


Solo qualche breve tratto di percorso permette di spaziare con lo sguardo oltre il bosco. Verso Nord-Ovest si può osservare, oltre le balze del torrente, la ripa scoscesa, chiamata Erta sulla mappa, che risale verso il culmine dello spartiacque oltre il quale c'è il versante che scende verso il fosso della Bertagnina ed i "Taragn" di Sorzano.

Verso Ovest, pur se impedita nella visuale dai rami, si intravede ancora molto distante, Castagnola. Il campanile della sua Chiesa è ben visibile in lontananza. E' adagiata al culmine della dorsale e , oltre a spaziare verso est sulla zona lacustre, presenta la sua faccia occidentale alla Valsesia.

Vedere così distante Castagnola mi impensierisce un pò, pensando a quanta strada dovrei ancora percorrere. Ma oggi la nostra meta non è lei, bensì Cavagliasche che nella mia immaginazione credevo molto più in alto. Invece, quasi inaspettatamente ritrovo Arnaldo ad attendermi davanti ai ruderi di una casa. Dove siamo?, chiedo. Cavagliasche è la risposta stentorea. Ed allora, quasi incredulo, penso che parte delle mie tribulazioni in ascesa siano terminate...

Questa è la prima di diverse abitazioni, ora diroccate,  che componevano l'abitato di Cavagliasche, che si stendeva su una specie di pianoro per l'ampiezza di quasi un chilometro. Caratteristica di queste costruzioni è la loro dislocazione  isolata l'una dall'altra quasi a sottolineare un certo senso di indipendenza e riservatezza tra gli abitanti. Per comprendere come la montagna fosse vissuta e popolata, oltre un centinaio di anni fa, accludo la tabellina relativa a Castagnola e le sue parrocchie nell'anno 1838.



La prima considerazione che mi viene da fare è che nonostante la sua preminente influenza, Castagnola non era il centro più popolato. Considerando solamente gli insediamenti che gravitavano verso la zona idrografica del Sizzone ed escludendo quelli che erano sull'altro versante di Valduggia, si nota come Soliva con le sue 121 anime facenti parte di 24 famiglie fosse un agglomerato molto vissuto. In effetti la sua posizione solatia (da cui il nome) baciata dal mattino al tardo pomeriggio dal nostro astro favoriva la coltivazione a terrazzamento della zona circostante dando la possibilità di campare a numerose persone.
Cavagliasche. con 37 individui e 5 famiglie aveva un buon numero di abitanti la cui caratteristica, come ho già scritto in precedenza, era la tendenza all'isolamento, in contrasto con gli agglomerati di Soliva e Castagnole che si stringevano intorno alla chiesa formando una comunità più partecipe.
Dalla tabella si può amaramente constatare che nel 1977, al di là di Castagnola che assume tuttora una bella realtà abitativa con addirittura la sede le circolo Acli ben attiva, quasi tutti gli abitanti siano scomparsi. In compenso Cà Ciotino e Cà Giordano, inesistenti nel 1838, hanno dato luogo ad una ripopolazione grazie al fatto, forse, della costruzione della nuova strada di congiungimento tra Soliva e Castagnole, che attualmente è asfaltata e transitabile perfettamente e si collega agevolmente con Valduggia.
Curiosi anche i soprannomi dialettali dati agli abitanti delle varie località. Sarebbe interessante fare una ricerca in proposito contando sulle testimonianze di chi ancora ci vive. A Cavagliasche erano chiamati "luif". Forse lupi? a definirne il loro selvaggio isolamento? Gli altri vanno dai caproni, agli asini, alle volpi, ai fumatori, ai signori, ai pidocchi o avari, ai canterini.

Ci aggiriamo tra i ruderi, notando per la prima volta quell'intreccio di radici avviluppate che corrono verso i tronchi degli alberi per aggrapparvisi e risalirli fino poi a lasciarsi penzolare come liane di una giungla. La nostra attenzione è sollecitata, poi, da un'incredibile interno di una cantina la cui volta denota una eccezionale abilità architettonica di chi l'ha costruita. Ci sorprendiamo a considerare quanto tempo sia riuscita a resistere rispetto alle murature esterne. E ci verrebbe voglia di segnalre a chi di competenza del Parco del Fenera la necessità di conservarla prima che anche lei possa disgregarsi con l'azione demolitrice dovuta all'incuria.




Andando oltre, ritroviamo altri caseggiati, come già ricordato, isolati dai precedenti, e cerco di immaginare dove possa essersi consumato il tragico fatto di sangue del 18 marzo 1944.
Per raccontarlo mi avvalgo delle notizie pubblicate nel sito http://www.isrn.it/default.cfm dell'Istituto Storico della Resistenza di Novara e del VCO "Pietro Fornara" che è veramente un grande raccoglitore delle memorie storiche di quel periodo. Vale la pena di soffermarvicisi per meditare sul sacrificio delle migliaia di giovani che combatterono per un futuro più libero e giusto.



Mario Vinzio "Pesgu" comandante della Brigata Osella.

Ma diventa agghiacciante leggere della testimonianza (non diretta, ma comunque molto vicina a quella realtà) scritta da Giacomo De Vittor partigiano Maggiorino. La trascrivo pari pari dall'opuscolo "Memorie Maggioresi '40-'45" pubblicato dalla Scuola Serale di Disegno "Arch. A. Antonelli" Maggiora con il contributo del comune di Maggiora, della Pro Loco e della Società Operaia M.S.

18 Marzo 1944
Mario Pesgu aveva portato i suoi uomini a Cavagliasche, vicino alla Castagnola di Valduggia.
Rimangono poco tempo. Infatti due giorni dopo, il 18 marzo, i nazifascisti guidati da una spia, circondano in silenzio la baita.
I partigiani non si sono accorti di nulla: Lino Velatta, uscito per prendere dell'acqua è il primo a cadere ferito.
La raffica getta l'allarme e i ragazzi cercano qualunque possibilità per sfuggire alla morsa.
Settimo Cornellio, ferito gravemente, si butta nel bosco. Viene trovato il giorno dopo agonizzante.
Angelo Vallazza di Boca cade trafitto anche lui da una raffica.
Italo Scolari cerca disperatamente di nascondersi; viene trafitto a colpi di pugnale.
Due vengono presi prigionieri e sono fucilati in seguito a Novara.
Il Lupo e l'Ezio Fiorito non potendo più uscire dalla baita, si rifugiano in cantina trascinandosi un ragazzo di Sizzano ferito.
Si nascondono sotto le travi che sostengono le botti, e vi rimangono per altre quattro ore, tutto il tempo che i nazifascisti sono rimasti anche loro in quella cantina ubriacandosi.
Lino Velatta, ferito, è lì in cantina in mezzo a loro; lo vogliono torturare. Alla fine riceve una fucilata alla fronte.
Dal loro nascondiglio vedono bene in faccia la spia mentre prende i soldi dall'ufficiale tedesco, quale pagamento del suo vile servizio.
MILLE LIRE!  SEI MORTI!

Incredibili gli orrori della guerra! Ancor più se generati dall'odio sviluppatosi tra le parti contrapposte dello stesso popolo. ( Meditiamo... I tempi che corrono stanno scivolando verso una simile divisione, per ora, grazie a Dio, solo a parole...). Presumo che il "delatore" possa aver fatto una brutta fine.
I due che vengono fatti prigionieri sono Luigi Rasario ed Elmo Scolari che, avvisato di ciò che stava avvenendo, era sopraggiunto dopo l'inizio dell'imboscata, allarmato per la sorte di suo fratello Italo che in effetti era stato vigliaccamente pugnalato.
Le notizie raccolte e pubblicate, sono a volte anche contradditorie. La confusione dei momenti non facilitava certamente una documentazione dettagliata e univoca.
I due, comunque, dopo essere stati fatti prigionieri vennero fucilati a Novara. Di loro esistono le schede nell'archivio dati dell'Istituto che ho ricordato sopra.


Tragedia nella tragedia. I genitori dei due fratelli Scolari non ressero alla perdita dei loro figli e morirono poco tempo dopo, di "crepacuore" , come si usava dire allora ai tempi in cui i termini scentifici usati in medicina non erano ancora entrati nel gergo comune.
Le poche righe di commiato dalla vita terrena di questi ventenni sono estremamente commoventi e denunciano l'innocente entusiasmo e fede in un futuro migliore che li animava. Il legame con i propri cari e con i parenti ci fanno comprendere di quale pasta fossere fatti quei meravigliosi giovani. (Non di sicuro "banditi" come la propaganda di regime voleva... anche se nella lettera del Rasario viene ripetuto più volte "sono innocente" quasi a discolpa di nomee brigantesche che venivano attribuite ai partigiani).


Osservando la natura selvaggia che la fa da padrona, dalla cresta del monte Lovagone a quella dell'Ovagone, ben si comprende perchè questa zona fu scelta come rifugio per la brigata Osella. La vista, da Cavagliasche, verso sud, dimostra quali e quante possibilità di "imboscamento" esistessero. Purtroppo in quel caso non furono sufficienti a causa del tradimento di qualcuno che sapeva. Tra l'altro, il sentiero per raggiungere Castagnola, verso Ovest,era ancora lungo e necessitava almeno mezz'ora per arrivarci. Ragione in più per ritenersi abbastanza al sicuro. Invece...

Riprendo a descrivere la nostra passeggiata, dopo questo triste racconto- ricordo di una storia  sviluppatasi in questo luogo, oggi così abbandonato e selvaggio tale da faticare a credere  fosse stato teatro di vicende così tragiche. Però questi fatti accaduti qui, sui sentieri che stiamo percorrendo ce li rendono vivi e pregni di significati e le storie che hanno visto e vissuto debbono essere ricordate e tramandate per rendere loro onore.
Dopo aver registrato il Waypopint "bivio per 797a" alla diramazione del sentiero 797, che prosegue fino a Castagnola, continuiamo, appunto, per il 797a, transitando nei pressi di altre abitazioni meno diroccate delle precedenti. Poi si scende leggermente fino a incrociare uno dei tanti solchi scavati dai rami del Sizzone:

Appena prima eravamo transitati davanti al "frigorifero", come ci ha edotto Arnaldo. Una buca scavata in una roccia all'interno della quale un rivolo di acqua sorgiva mantiene la giusta temperatura per conservare cibarie. Naturalmente utilizzata al tempo della presenza degli abitanti di Cavagliasche. E' comunque singolare che sia rimasta inalterata da allora.

Poi, però, si ritorna a salire, come risulta evidente nel grafico di inizio post, dopo il tratto in piano dove sorgevano le abitazioni. Si prosegue sul versante tagliandolo a zig-zag e recuperando quota sensibilmente. Ogni tanto ci si offre uno squarcio panoramico verso nord in direzione Soliva, anche se non è facile averne una visuale decente. Io arranco, in difficoltà e perdo ancora contatto. Preferisco salire a spizzichi per evitare di andare completamente in crisi. Ne approfitto per scattare un pò di fotografie.


Alfine si apre uno squarcio che mi permette di riprendere Soliva, con a fianco Cà Ciotino e, sotto, in mezzo al bosco, Sizzone che abbiamo visitato nella scorsa passeggiata.


Tiro un bel sospiro di sollievo quando vedo Eugenio ed Arnaldo attendermi là dove termina il 797a , all'incrocio con il 798, l'ampia carreggiata tagliafuoco proveniente da San Bernardo. che da qui in avanti inizierà a scendere verso il Molino Ciotino, diventando 798a dopo la deviazione per "le Cappelle", sotto la cima Misocco.

Viaggiamo ora molto spediti. Non ci fermeremo più fino al nostro ritorno a Chepoli. Ogni tanto scatto altre fotografie. Mi interessa in particolare riprendere Castagnola , e finalmente, mentre scendiamo già verso Molino Ciotino si apre uno squarcio che mi permette di riprenderla.

Durante la discesa , ho l'occasione anche di ritrarre nuovamente Soliva, e di farmi poi immortalare anch'io, prima di scattare una immagine dei ruderi, ormai, di quello che una volta era il mulino che asserviva tutta la popolazione della zona per la macinatura della segale coltivata sui pendii della Soliva: il mitico Molino Ciotino.



L'ultimo guado della giornata, alla confluenza del Sizzone di Castagnola con quello del fosso della Bertagnina, e poi, i Brothers più lestamente ed io più tranquillamente, risaliamo il breve tratto che ci porta a Chepoli dove abbiamo la macchina parcheggiata.  Ancora una volta stanco (io) e soddisfatti (tutti) prendiamo la via del ritorno verso casa.