Vergano

lunedì 25 ottobre 2010

Bighellonando alla ricerca di tesori: PIETRA CROANA





Mercoledì 6/05/2009 Partenza 14,11' Arrivo 17,05' Km.5,9 da 373 m. a 693 m. QUAZZO-Cima PIETRA CROANA




Prenditela comoda, invitano gli Eagles d'annata. Il percorso di oggi,avrebbe dovuto esserlo nelle intenzioni, invece si rivela poi abbastanza impegnativo in alcuni punti. Abiamo finalmente deciso di andare a scovare il tesoro nascosto presso la cima della Pietra Croana, che da parecchio ci solleticava. Con noi, oggi si è aggregato Giovanni, amico e compagno di Arnaldo di innumerevoli escursioni in montagna. E' a lui che gli viene spiegato come, seguendo le indicazioni sul GPS, raggiungere il posto esatto dove è piazzato il Geocache, sorta di caccia al tesoro degli amanti ed utilizzatori dei satellitari. Ci trasferiamo in macchina fino a Quazzo, nella frazione Piane Sesia del comune di Serravalle Sesia. Parcheggiamo nei pressi di una panchina, proprio all'inizio della strada denominata Sentiero della Brenta che, partendo subito con delle belle pendenze, ci fa salire rapidamente di altitudine.






La Pietra Croana è una piccola vetta, ben visibile già dalla strada di avvicinamento, posta all'inizio della Valsesia, tra le prime colline (che partono da Gattinara) che si elevano sulla pianura. Nonostante la quota modesta, offre un bel punto panoramico in quanto è più alta dei colli circostanti, ed è circondata da bei boschi, nei quali domina il castagno. Per redigere questo post, mi sono avvalso anche di un paio di foto e di alcune indicazioni scritte da "vlou", il creatore del geocache, che nelle note di descrizione inserite nella pagina dalla quale trarne sia le coordinate che altre utili informazioni, ha ampiamente descritto come raggiungere la locazione.

Mentre continuiamo a salire, arrancando a volte poichè la ghiaietta del fondo stradale ci fa scivolare nei tratti più duri, assaporiamo il profumo del verde che sta diffondendosi sempre più ed ammiriamo i colori delle piante in fiore.





Raggiunta una quota dalla quale si possono già ammirare alcuni scorci panoramici verso la sponda orientale del Sesia e le sue alture che ben conosciamo (tra le quali riusciamo a distinguere il motto della Capretta), la strada diventa più agevole e con pendenze molto più dolci.

In direzione nord-est si può ammirare il Monte Fenera con la sua ripida parete occidentale, disseminata di grotte, degradante fino ad Ara e la sponda sinistra del Sesia. Avanziamo, sempre verso ovest, fino a incrociare la scalinata che porta verso il sentiero che va alla capanna alla base della parete rocciosa, palestra di arrampicata del CAI di Novara. Noi optiamo per la via più facile e semplice: proseguiamo per il sentiero 704 che procede ormai quasi in piano e dirigendosi poi verso sud va ad incontrare il sentiero 700, detto di "Fra Dolcino".
Studiamo la mappa che illustra il circuito escursionistico tra i sentieri della comunità collinare "Aree pregiate del Nebiolo e del Porcino", progetto Sen Col che si occupa della parte di territorio che parte da Gattinara ed arriva fin dove siamo giunti noi, a nord, e comprendente Lozzolo e Casa del Bosco, ad ovest. I sentieri sono ben segnalati con palette a prova di intemperie. Ecco, anche, la mappa ingrandita con il bollino rosso ad indicare il punto dove ci troviamo.


Da qui, abbandonata la provincia di Vercelli, si entra in territorio Biellese ed il percorso viene ora contraddistinto dalle palette, anche queste belle solide, che segnalano i sentieri che fanno parte della "Gran Traversata del Biellese" Arnaldo "fiuta" un sentiero tra le piante e ci invita a seguirlo iniziando un tratto durissimo... Abbandoniamo la rilassante via e affrontiamo il pezzo più ripido della giornata, come si nota anche nel profilo altimetrico. (Avremmo potuto evitarlo solo se avessimo seguito la strada maestra, poichè siamo poi ridiscesi fino a reincontrare la strada là dove si dirama il percorso verso la cima della Pietra.)

Ad ogni modo, transitando da questo sentiero, abbiamo potuto soffermarci ad ammirare le colline che ben conosciamo, dalla parte opposta del fiume Sesia.


A fondovalle Grignasco; sulla destra Boca e poi il profilo della Capretta e della Croce del Teso


Ancora Grignasco ed alcune cime del Parco del Fenera : Croce del Teso, Monte Lovagone, Monte Calvario, Motto Fosso Lungo e le case di Cerianelli abbarbicate sul versante che porta verso La Colma.

Ed alla nostra sinistra la meta di oggi: Cima della Pietra Croana.



Ritornati al bocchetto chiamato "Pausa dei morti", crocevia di antichi sentieri di comunicazione, sono posizionati altri cartelli con la descrizione dei luoghi che stiamo attraversando. Quello della Società Operaia Mutuo Soccorso di Sostegno è stato rovinato dall'atto incivile di qualche maleducato . Cliccando sull'altra foto si può leggere un pezzo di storia locale che narra delle tradizioni ivi radicate e del motivo per cui è così chiamato questo posto. Qui siamo all'incrocio del "Sentiero di Fra Dolcino" (il 700) con il "Sentiero della Brenta" (il 704).

Imbocchiamo decisamente il ripido sentiero che ci porterà verso la vetta.

Giunti presso l'anticima, abbiamo uno scorcio panoramico che ci permette di spaziare verso sud ed osservare come le risaie della pianura del Vercellese stanno pian piano riempendosi di acqua.


 Superata l'anticima, si piega verso est ed il sentiero diventa quasi pianeggiante, ma presenta un tratto esposto a sud: c'è il termine della parete di roccia che rasenta il passaggio, per cui occorre evitare di avvicinarsi troppo al bordo onde scongiurare eventuali scivolate pericolose. Giungiamo alfine alla vetta. La ricerca del tesoro è facilissima. Grazie alle coordinate visualizzate sul GPS, ci portiamo proprio fin sopra il nascondiglio e il ritrovamento del sacchetto di plastica che contiene il barattolo con il tesoro è questione di un attimo. Mentre Eugenio documenta l'avvenuta scoperta, Arnaldo apre il cache contenente una matitina lapis, una conchiglia, un pupazzetto di gomma ed il foglio log sul quale apporre le nostre firme ed un commento.Dal nostro canto vi immettiamo una figurina Disney raffigurante Gambadilegno, e provvediamo a richiudere e riposizionare il tutto là dove l'abbiamo trovato in attesa che qualche altro geocacher lo riesumi. Il bello di questo luogo di occultamento non è la difficoltà occorsa per il suo ritrovamento, ma la strada che abbiamo dovuto percorrere per arrivarci.





Assolto il nostro compito di ricercatori (A proposito, da quando è stato messo, un anno fa, il tesoro ha ricevuto la visita di altri due geocacher, entrambi tedeschi),ci soffermiamo ad ammirare ancora una volta il panorama che ci offre questo luogo, pur se la giornata non ci favorisce nello spaziare verso l'orizzonte causa la foschia che avvolge la pianura.

E' ora di tornare verso quel gruppo di case che si vedono sotto di noi: Quazzo, dove abbiamo la macchina. Sulla via del rientro decidiamo di andare a visitare la capanna alla base della parete rocciosa che fa da palestra di arrampicata. Giunti al bivio col Sentiero di Fra Dolcino, prendiamo a sinistra imboccando il 704 ed in breve arriviamo nei pressi della baracca per poi portarci sotto la parete dove "insceniamo", a favore del fotoreporter, un tentativo si scalata...


Dalle note allegate alle istruzioni per il ritrovamento del geocache, riporto alcune righe dedicate a questa palestra
"Sulla parete sono attrezzate numerose vie di arrampicata su porfido, con difficoltà per tutti i gusti (dal secondo al settimo grado UIAA, ovvero dal 5,3 al 5,10d USA): per chi sa arrampicare può essere questo il modo più diretto e gradito per raggiungere la vetta, lasciando per il ritorno la passeggiata nel bosco. La parete è esposta a sud: ciò, unitamente alla bassa quota, consente di arrampicarvi piacevolmente anche nella stagione invernale."

Vie di arrampicate Pietra Croana


E ritorniamo alla macchina. Soddisfatti per una discreta camminata (ma nei giorni successivi accuserò un bel pò di stanchezza, purtroppo) e per il ritrovamento del tesoro.
Take it easy, cantano gli Eagles. Prenditela comoda... In effetti noi l'abbiamo presa comoda, non abbiamo mai minimamente pensato di affrontare la parete....




venerdì 15 ottobre 2010

Toponimi,quante storie in una parola.!

Per continuare l'opera del precedente post http://alsciscion.blogspot.com/2010/09/baraggione-o-baraggioni.html concernente la ricerca delle origini del toponimo di Baraggioni, incanalatosi poi in una serie di ricordi personali, propongo lo scambio di E.mail che ho avuto con Gregorio Fornara, sontuoso redattore di http://www.spillo.es/index2.htm e http://www.varganbas.it/ , innamorato della storia locale.

Ciao Verné, complimenti per questo tassello di storia locale seppur piccolo nel contesto ma sempre storia è!.

Vedo con piacere che hai recuperato documenti di 150 anni fa, che ti hanno fornito delle risposte e degli interrogativi come quelli che vorrei rilanciare qui sotto.
Innanzi tutto per la questione dei Toponimi, è vero quanto affermi, che nei documenti ufficiali compare la dicitura Baraggione ma nel contempo esistono trascrizioni ufficiose dove invece compare pure Baraggioni.
Ti invierò per email alcuni di questi esempi:


Nello Stato delle Anime del 1854, redatto dal prevosto Don Felice Piana di Borgomanero che facendo la conta delle persone abitanti nel quartiere Caristo di Borgomanero, elencava le corti, le famiglie ed i toponimi delle zone visistate. Ecco comparire S.Stefano,Motto Florio, Capsine Mandriano, Capsina Ordiera, Baraggioni, Colombaro.

In un censimento sabaudo del 1838 viene scritto Baraggioni






Nella mappa Rabbini del 1858 invece viene scritto C.le Baraggione.






Ti proporrei di rilanciare le tue ricerche sui toponimi a te vicini: Motto Florio, Comiona, Colombaro.

Ad esempio ho sempre pensato che Motto Florio, si scrivesse attaccato e che identificasse un motto fiorito, quale esso era ed è veramente. Invece parrebbe che fosse una proprietà della famiglia Florio. ( Florio chi? Florio Tornielli? Lì nei dintorni avete qualche notizia in più?).

Il toponimo di Colombaro parrebbe molto antico, come pure quello di Comiona che nel 1150 veniva invece chiamato Cumignona.

Anzi su quest'ultimo toponimo a me molto caro, in quanto siamo i proprietari di quello che un tempo era la "Gèsa ad San Perù", ho trovato in una trascrizione nel "Liber Extimi cleri", presso ASDN di Novara redatto nel 1357, viene scritto che l'oratorio di Sancti Petri de Cumignona era appartenente alla Pieve di Cureggio.

 

La poca storia che parte da un banale toponimo in realtà affonda le sue radici in un passato sconosciuto e lontano,perso e non tramandato ai nostri giorni.

La nostra passione "storica" (o forse è solo curiosità) può far emergere queste piccole cose, che a mio parere sono molto interessanti.

Ad esempio che dei cognomi famigliari Zanetti nell'arco di del tempo diventano Zanetta. Di questo ne è testimone l'amico Pier che mi ha fatto vedere un documento dove suo nonno da Zanetti è stato "rinominato" in Zanetta.

Pertanto spero di leggere nel tuo blog altre ricerche riguardanti i nostri luoghi e le nostre terre.
Un saluto.
Gregorio di S.Stefano.

Ciao, Greg
ti ringrazio per i complimenti e per aver colto il senso del mio post.
La storia, quella con la S maiuscola, si scrive con i documenti, con le testimonianze, ed a volte non rispecchia in pieno ciò che le realtà più piccole, più personali e più legate alla vita di ogni giorno propone. Sta a noi, che la stiamo percorrendo, documentarla e ricordarla, la nostra piccola storia locale , per farla assurgere dignitosamente al cospetto di quella più grande. A tal proposito ti rivelo che attualmente sto divorando gli scritti di Nino Chiovini che, munitosi di registratore e con infinita pazienza, raccolse negli anni 80 i racconti di persone anziane del territorio della ValGrande, per illustrarne le caratteristiche e le consuetudini della vita dei montanari e degli alpigiani di allora. Grande opera di ricostruzione della vita quotidiana piena di lavoro e fatica delle persone umili e povere delle nostre zone. ( In quel tempo era venuta anche a me l'idea di colloquiare con i vecchi che ancora partecipavano alla vita del circolo ACLI di Vergano per raccoglierne le storie e registrarle, prima che fosse tardi... Purtroppo mai attuata, ed ora è diventato tardi...)
Userò di sicuro il tuo commento che mi hai inviato ( credo che non abbia potuto inserirlo direttamente nel blog...,) per riprendere il discorso del toponimo di Baraggioni poichè quello che ho scritto è stato solo un primo incontro con un pezzo di "storia" del mio casale di nascita. Infatti a leggere bene tra le righe si comprende che ad un certo punto la mia iniziale riflessione è stata suggestionata anche dai mie ricordi personali legati a quel piccolo tratto di territorio, così da rimandarne ad un successivo post il tentativo di risoluzione della sua origine.
Se non hai niente in contrario , userei anche gli allegati che mi hai inviato. Ti confesso che già inizialmente avrei voluto "sfruttarli" prelevandoli dal sito di "Varganbass" citandone la fonte, naturalmente. Poi, il mio articolo ha preso una direzione leggermente diversa ed allora ho ritenuto di arrivarci in futuro.
Per quanto riguarda le altre ricerche, non ti garantisco niente, ma ti informo che mi sono immerso per tre pomeriggi nel locale degli archivi storici di Borgomanero e mi sono soffermato solamente su alcuni fascicoli... Il lavoro di "topo da biblioteca" è immane... ed anche faticoso...(interpretare le vecchie calligrafie è un'avventura già di per sè). Potrebbe capitare che incappi in qualche notizia importante. Ma ci vuole un casino di tempo...
Ti ringrazio ancora della attenzione che presti al mio blog (Anche se sono lento nel redigere gli articoli, qualcosa combino...) e ti saluto cordialmente. A presto.
Vernè... (Renato)

 
  Ciao Verné,

effettivamente quanto scritto nell'email l'ho postato nel commento ma forse era troppo pesante
Un altra curiosità relativa al nome del tuo Blog, è che ho visto una carta geografica della fine del 700 o primi dell'800 dove il Sizzone era denominato come "CICCIONE".Quindi il Sciscioch o Sciscion ha una chiara origine da questo.....ed è strano come noi di Vergano Sotto abbiamo un suono dialettale più duro rispetto a Vergano sopra anche qui andrebbe fatta una ricerca!!
Se pensi di portare avanti qualche argomento storico che può essere di interesse comune fammelo sapere.
Un esempio potrebbe essere l'origine dei cognomi, perchè i Zanetti di Vergano possono essere gli Zanetta di Santo Stefano, o come i matrimoni tra Sopra e Sotto fossero una costante, o come alcuni cognomi di Vergano Sopra ormai spariti possono essere presenti solo a S.Stefano.
Saluti
                                                             Greg.


Piccola postilla riferita alla comunanza dialettale del suono duro e tronco di alcune parole. Riconosco che il mio blog avrebbe dovuto effettivamente chiamarsi "Al Sciscioch" poichè così si pronuncia anche a Vergano. Nella mia scelta per il nome del blog ho optato per la forma più dolce, quasi a evidenziare e sottolineare il carattere malinconico e nostalgico che avrei voluto dargli. Non credevo, però, che successivamente avrei dirottato alcuni articoli verso la ricerca di verità storiche locali, per cui la mia licenza verbale poteva essere concepibile. Ora, però, visto che addiruttura stiamo dibattendo per una i od una e quali vocali originarie del toponimo Baraggioni, ribadisco che la vera dizione Verganese del Sizzone è Sciscioch, così come è chiamato anche a Santo Stefano.
Ed allora faccio un piccolo mea culpa, poichè mi rendo conto che utilizzare a proprio piacimento il linguaggio potrebbe portare a male interpretazioni ed errori che si protrarrebbero nel tempo, vista l'enorme influenza dell'utilizzo del Web per le generazioni future. E capisco allora anche le variazioni e le deviazioni che nel passato possono aver subito i toponimi, soggetti all'utilizzo della dizione popolare che poi in qualche modo poteva o meno trovare riscontro e seguito in pubblicazioni ed atti ufficiali che li tramandavano ai posteri.
A tal proposito vorrei, se me lo permette benevolmente Spillo, fare una precisazione riguardo ad una interpretazione calligrafica sul documento del censimento del 1838 che egli ha riportato integralmente nel sito di Varganbass. Questo per contribuire al dibattito e per favorire la verità storica in modo da non travisarla.
Laddove , nel documento ufficiale, iniziano nuovi raggruppamenti famigliari in rioni o zone riconosciute dal loro nome, Spillo inserisce in rosso la sua "traduzione" per favorirne la leggibilità.Nel caso inserito sopra, incuriosito dall'interpretazione per me sconosciuta di Capsina, ho voluto ,ingrandendo l'immagine, ricavarne anch'io una traduzione. E mi sono convinto (anche se per la leggibilità di alcune vecchie calligrafie occorre strabuzzare gli occhi...) che ci sia scritto Cascina Ordiera. Per confortare questa mia affermazione ho provato ad ingrandire un nome inequivocabile come Zanetta Giuseppe ed ho imparato che lo scrivano del documento usava rappresentare la lettera s in quel modo arzigogolato quasi fosse una maiuscola, mentre la p aveva appropriatamente il gambo solo nella parte inferiore senza svolazzi superiormente.

Per non appesantire la lettura di questo post, mi fermo qui, anche se certamente la ricerca di altre fonti storiche mi permetterà di ritornare a sviluppare questo argomento in futuro. Mi permetto solo di affermare che questa ricerca è stimolante ed appagante poichè ti fa capire con quale e quanta attenzione devi approcciarti all'argomento che hai in esame poichè anche solo l'interpretazione di una parola ti apre scenari insospettabili e misteriosi nei quali vorresti tuffarti per riviverli assieme ai protagonisti di un tempo. Credo che sia questo lo spirito che anima anche Greg "Spillo" e sono contento di condividere con lui questa passione.
Per terminare in musica, un pertinente brano gioioso che potrebbe diventare la "sigla" del mio blog e per il quale spendo qualche altra riflessione.
Nell'addolcire il termine dialettale del Sizzone, per il mio blog, forse mi sono fatto anche influenzare dai nostri vicini Maggioresi (Majurii), confinanti con i Baraggionesi, che usano terminare buona parte delle parole in "un". Così il Sciscioch per loro è Ciciun. Toponimo più rotondeggante e bonario che si avvicina enormemente a quanto segnalato da Greg che lo ha visto su una mappa antica dei primi dell'ottocento (sappimi dire dove l'hai scovata... Sono terribilmente curioso...) : "Ciccione" !
Inserisco, a tal riguardo, un video di mia ideazione con l'utilizzo di una ballata country del nostro conterraneo cantautore Dario Baldan Bembo (Maggiorese ) tratta dal disco "Spirito della terra" inciso, nei primi ammi ottanta, con uno studio mobile  in una cascina della vallata del Ciciun maggiorese. Ringrazio anche Franco Marucco che si è fatto masterizzare la canzone direttamente da Dario Baldan Bembo, suo amico, poichè è difficilissimo rintracciare un file in mp3 che la esegua.
A sud ovest dal Balmun (licenza poetica.. poichè dovrebbe essere : A nord ovest dal Balmun...).


 



 



 
 

venerdì 17 settembre 2010

BARAGGIONE o BARAGGIONI ?


Prendo spunto dallo stuzzichevole commento di Fabrizio, gran capo dell'A.I.B. di Borgomanero,rilasciato in calce al mio ultimo post "Sogni come ricordi", per dare vita alla prima parte della ricerca che ho intrapreso per cercare di soddisfare la sua comprensibile curiosità.

Ciao Vernè, bellissimo racconto! Dovresti farmi una cortesia: una ricerca sul toponimo Baraggione. Tutti chiamate la località "Baraggioni" ma dalle carte IGM è "Baraggione". Chi ha ragione
Fabrizio Vinzia.
Continua cosi!!!!


Assodato che la questione assume un risvolto prettamente locale che può suscitare l'interesse solamente dei miei quattro lettori Borgomaneresi e lasciare indifferenti tutti coloro che vi si imbatteranno nella rete, ritengo però importante far notare che non appena instauratosi in me il tarlo della curiosità mi sono lasciato coinvolgere dalla frenesia di una ricerca storica non facile da sviluppare. Come a dire che basta poco per accendere il fuoco di una passione per un interesse specifico, specialmente se attinente al luogo che ti ha visto nascere e fare le prime scorribande da fanciullo ed adolescente. Naturalmente ha trovato in me un terreno già predisposto in quanto famelicamente interessato a divorare tutto quanto attiene alle nostre radici ed alla storia ed ai luoghi che hanno visto protagonisti i nostri progenitori.
Ad accompagnarvi nella lettura, un De Gregori dal vivo con "La storia siamo noi".
Quanto più siamo consapevoli e testimoni del tempo in cui viviamo tanto più partecipiamo alla scrittura reale degli eventi che si tramanderanno negli anni. I libri di storia che abbiamo sfogliato a scuola non sempre sono lo specchio della realtà che l'uomo, in quanto singolo, ha invece vissuto a livello personale. La Storia, maiuscola, spesso e volentieri non racconta le nostre storie.




Per tramandare a chi verrà dopo di noi i fatti e gli avvenimenti occorrono testimonianze e fonti attendibili che li raccontino. Naturalmente se si riferiscono a cose di poco conto, come è ad esempio il caso nostro della ricerca della nascita o per lo meno della più antica presenza di un toponimo, sarà difficile recuperarle ed interpretarle. E, probabilmente, non si potrà mai dire di essere arrivati alla fine della ricerca. Troppe variabili concorrono nello sviare ed alterare una parola: un errore umano di trascrizione su un pezzo di carta, una pronuncia non perfetta nella comunicazione verbale, un'interpretazione sbagliata di un manoscritto ,il linguaggio che si evolve nel tempo, e chi più ne ha più ne metta.
Non per questo mi sono demoralizzato ed ho così iniziato la ricerca.
Mi sono messo di buzzo buono e mi sono ripromesso per prima cosa di consultare l'archivio comunale di Borgomanero.
Per chi, come me, è alla sua prima richiesta di accesso al magazzino dell'archivio, la cosa risulta un pò alienante. Occorre prima di tutto consultare un interminabile e voluminoso fascicolo ( a dir la verità sono due : uno in ordine alfabetico, l'altro per generi) che riporta i capitolati degli argomenti trattati suddivisi e catalogati in classi e sottoclassi. Chi non ha ben presente cosa ricercare si trova già in panico. Nel mio caso mi focalizzo sulla parola Baraggioni e spulcio tutti i titoli cercando di ricordarmi quelli che mi sembrano pertinenti.
Nella richiesta di visura che inoltro alla gentile signora che è incaricata della gestione dell'archivio si debbono specificare quali cartelle si intendono consultare. Per ora mi limito ad alcune che nel titolo con cui sono elencate riportano la parola Baraggioni ed anche Baraggione. Compilo la richiesta e dò appuntamento a due giorni dopo, al pomeriggio, per permettere alla signora di recuperare i fascicoli in questione. Il tutto mi verrà a costare 25,82 euro... E sì perche il servizio è a pagamento....
Due giorni dopo, la prima cartella che slego (è infatti annodata classicamente ai tre lati da un legaccio talmente impolverato che alla fine mi costringerà a lavarmi le mani...) contiene un fascicolo che per me è già una bellissima scoperta che, ancor prima di ultimare il quesito che è il titolo del mio post, mi spinge ad posticiparne l'eventuale risoluzione per affrontare invece l'argomento che mi suggerisce:



Progetto per la costruzione di un rampa dalla nuova strada comunale per Maggiora al Cascinale Baraggioni
ed è datato 29 ottobre 1879!


"Nuova strada per Maggiora" ! presuppone che ce ne fosse una vecchia...E dov'era? da dove passava? Mi risulta difficile collocarla col pensiero, oggi 2010,in quanto la colmettina, al culmine della salita che immette alla piana scavata dal Sizzone e introduce in Baraggioni, non lascia tanto spazio ad alternative in quanto da una parte, a destra, inizia il declivio collinare sul quale sorge Vergano e dall'altra inizia l'altipiano di Colombaro, divisi da una striscia che sarà larga all'incirca una ventina di metri. (Cliccateci sopra per avere l'immagine ingrandita poi, però,..freccetta indietro...)
Ed allora mi viene in soccorso lo splendido disegno che illustra il progetto stesso. All'interno della cartella che contiene le altre documentazioni in carta bollata da centesimi 50 che hanno dato inizio alla richiesta per lo studio di tale opera, mi si presenta questo schizzo molto dettagliato che è come una manna piovuta dal cielo per chi conosce il luogo avendolo vissuto fin da fanciullo. Ed ecco che, mentre ho il piacere di condividerlo e di sottoporlo all'attenzione di chi mi legge, mi trasporta magicamente indietro nel tempo e riesce a farmi immaginare come si presentava l'ingresso in Baraggioni in quel periodo.
Possiamo estrapolare diverse cose dall'osservazione del disegno. Anzitutto siamo 1 a 0 per Baraggioni contro Baraggione, nell'anno 1879... Risulta già sconfitto l'Istituto Geografico Militare i cui rilevamenti iniziano negli anni susseguenti e vedranno la luce ai primi del novecento. A scusante dell'Istituto, però, possiamo dire che se ha ricavato il toponimo dalle mappe del catasto Rabbini, che è antecedente questa data, ha ancora ragione lui, ma sarà una questione che riprenderò in un altro post... Per ora mi diverto a immaginare cosa esistesse in quegli annni.
Secondariamente, osservando il tracciato della strada vecchia, si deve per forza di cose asserire che i caseggiati attualmente esistenti sul lato sinistro (direzione Maggiora) della via attuale a quel tempo non esistessero.
Infatti la curva attuale quasi ad angolo retto, non era allora così pronunciata. Andava a lambire i primi contrafforti del "Multich", all'inizio dell'altipiano di Colombaro. La strada puntava poi, discendendo, verso il Sizzone ed occupava il terreno sul quale sarebbero sorti negli anni futuri la bottega dell'Andrea Vercelli mitica meta giornaliera degli anni cinquanta per l'approvvigionamento delle famiglie viciniore, sopravvissuta fino agli anni settanta ora negozietto all'ingrosso di maglieria intima; il famosissimo salumificio Vercelli, vanto ed onore del nostro borgo conosciuto e rinomato in tutta la provincia, ora trasferitosi in quel di Maggiate, con la nuova proprietà diventando Giromini e Zoppis: attualmente le grandi vetrate, che negli ultimi anni hanno sostituito le piccole porte sempre chiuse che salvaguardavano la privacy del salumificio,sono occupate da materiale elettronico del negozio per computer che sta comunque trasferendosi anch'esso;ed infine la casa della famiglia Biondelli che ha visto i natali della nostra attuale senatrice Franca Biondelli che onoratamente rappresenta la città di Borgomanero e dà lustro al nostro beneamato casale Baraggioni (1905 è la data di costruzione che è evidenziata sotto il tetto della casa).
In terzo luogo, si evince che, prima della costruzione della nuova via per Maggiora agli albori dell'800, non esistesse un ponte che superasse il torrente Sizzone. La vecchia strada scendeva fino a morirvi, in un punto in cui il livello dell'acqua è sempre stato molto basso a causa della leggera pendenza che ivi assume, per permettere ai carriaggi di guadarlo. Comunque esisteva una passarella in legno sulla quale transitavano le persone a piedi. Attualmente è stato costruito un muro di sostegno per evitare lo sfaldamento della riva proprio nel punto in cui si scendeva al torrente e dove mi ricordo che in gioventù vedevo le donne, anche quelle di Santo Stefano che vi giungevano dopo aver percorso il sentiero "Troglia", recarsi con l'asse per lavare sottobraccio e la "sciuera" in spalla contenente le lenzuola e gli indumenti da sciacquare nelle linde acque del Sciscion. Osservando bene nel greto del torrente si può notare come sia resistito al tempo, ma specialmente alle piene nel corso degli anni, qualche lastrone di pietra che probabilmente contribuiva a formare il piano di fondo che permetteva un più agevole rotolamento delle ruote dei carri trainati dalle mucche. Proprio sotto il ponte esisteva una lingua di sabbia addossata alla parete dello stesso che ci permetteva quando eravamo ragazzi di evitare di salire sulla strada per poi ridiscendere dall'altra parte ed accedere al sentiero che portava verso la "sciusa" dove eravamo soliti tuffarci nei 50 o poco più centimetri di profondità della lanca durante i caldi pomeriggi di giugno e luglio...Ora questo passaggio è ormai impedito sia dal muretto che dalla rigogliosa vegetazione che ha attecchito sulla sponda.
Quarta considerazione: è evidenziata la "Roggia adacquatrice dei prati" che personalmente ho visto nel pieno della sua attività ed ho anche visto morire...Il nome è già esplicativo. La roggia, "rusja", era un piccolo fossato dove veniva incanalata l'acqua del Sizzone per irrorare i prati della "nostra valle" che al tempo erano una ricchezza per la raccolta del fieno da accumularsi nelle cascine per il foraggiamento invernale delle mucche.I proprietari dei prati avevano diritto a spartirsi, in giornate prestabilite, l'utilizzo della roggia. Provvedevano quando era il loro turno a deviarne l'acqua nel proprio terreno direttamente o in piccoli solchi direzionali, a espandersi, ostruendo il corso principale con "teppe" (zolle...)di terra ed erba. Era un lavoro di pala e badile nella maggior parte dei casi, ma esistevano anche dei chiusini già predisposti che ne facilitavano il compito. Sotto l'abitazione dove sono nato, lambente un murettino di sostegno che delimitava ed innalzava il nostro cortile rispetto al piano dei prati, scorreva la roggia e lì vicino ne era posizionato proprio uno. Consisteva in due sassi, posti ai lati della roggia, lavorati a parallelepipedo con un'incanalatura verticale nella quale veniva infilato un asse della misura giusta per interrompere il flusso dell'acqua dalla direzione principale alla diramazione voluta. Eccone uno quasi completamente interrato ormai.
Tante immagini mi sovvengono ricordando i tempi in cui da ragazzo mi abbeveravo di quel verde che mi circondava. Io che gettavo dei legnetti nella lenta correntella della roggia, seguendoli per un bel tratto e curandoli affinchè non si impigliassero in qualche ostacolo, per decretarne il vincitore all'arrivo posto là dove un tombino incanalava l'acqua sotto la stradina di accesso per i carri alle cascine ed alla strada del casale. Proprio lì sorgeva una pianta di nocciole, solitaria in mezzo alla distesa d'erba. Ne approfittavo anche se erano piccoline e non avevano proprio nulla in comune con le "valone" "enormi ed inaccessibili" che si intravvedevano all'interno della raminata che delimitava la proprietà dei "Girom" nelle ultime case a mezzogiorno.Ed ancora... il "Sciruminu" che già al primo spuntar del sole arrivava nel prato e con una cadenza quasi musicale falciava l'erba che si accumulava magicamente in lunghe e regolari file. Interrompeva la sua lenta ma inesorabile avanzata solamente per ravvivare il filo della lama della falce con la "Co" che depositava poi nel "Queè" appeso alla cinta dietro la schiena, approfittandone anche per detergersi il sudore. Lo seguivo estasiato anche se nutrivo un sacro terrore nei suoi confronti perchè quando giocavo a pallone nel cortile a volte lo stesso sorvolava la recinzione della "ramina" e andava a finire tra l'erba alta del suo prato (proprio quello che si vede in foto ed è confinante con la mia casa paterna) e per andare a recuperarlo dovevo calpestarla lasciando così una traccia evidente che, quando era il tempo della falciagione, lo faceva imbestialire e lo faceva grugnire ad alta voce lanciando mille improperi contro quel discolo che l'aveva procurata.Ed ecco il "santarellino" proprio davanti a quel prato ai tempi delle sue marachelle.
Ed ancora, rivedo mio cugino Ermanno, una vita intera dedicata al lavoro nei campi indefessamente, con gli stivaloni fino alle ginocchia introdursi lungo il corso della roggia delle giornate intere a ripulirlo con la pala, accumulando il terriccio che lo invasava ai suoi bordi, ripristinandola e dandole nuova e rinvigorita portata. Con tale intervento, l'acqua scorreva limpida ad irrigare abbondantemente i prati facendoli diventare rigogliosi e verdi luccicanti.
E poi ci furono anche momenti che mi videro un pò ritroso nell'osservarla, poichè, di lunedì capitava che la roggia assumesse un colore rosso sangue. Ed era proprio sangue... Erano i lavaggi dei pavimenti, dove avveniva la macellazione dei suini al salumificio, che venivano convogliati nella roggia. Il lunedì era giorno di mattanza per i maiali che arrivavano sui camion dagli allevamenti, forse dell'Emilia. Con il protrarsi di questa operazione anche le acque si arricchirono di vermicelli rosso vivo che sguazzavano quasi scodinzolanti in essa. E da allora io non vi misi più piede...alla faccia dei bei tempi in cui potevo camminarvi tranquillamente.
E poi morì...
Fu l'anno ( non mi ricordo bene quale, ma credo quando ci fu l'alluvione nel Biellese che spazzò via diverse fabbriche tessili... qualcuno che se lo ricorda potrebbe suggerirmelo...) in cui il mio beneamato Sciscion volle visitare la valle che percorreva... Era di novembre, o forse fine ottobre. Tre giorni di pioggia torrenziale come mai ne avevamo vista. Dal balcone della mia casa vedevo preoccupantemente rialzarsi sempre più il livello di quella massa marrone che scorreva impetuosa. Fino a che ci fu l'esondazione. I prati (anche quello che ho postato sopra, dirimpetto casa mia) vennero invasi dalle acque limacciose che trovando nuovi spazi sembrarono calmarsi. Ma non cessarono di salire di livello. Stavamo già per andare in panico poichè, pur essendo rialzati rispetto al piano dei prati, le vedevamo sempre più avvicinarsi al cortile di casa. Poi tutto finì e pian piano il Sizzone ritornò a casa.
Nei giorni successivi ci fu l'esplorazione della valle. Una voce corse rapida. "La sciusa gh'lè più" La Chiusa, la lanca per eccellenza, dove andavamo a fare il bagno, non c'era più!
La furia delle acque di quei giorni riuscì a svellere i grandi macigni, incastrati a monte ed a valle da robusti tronchi che erano l'ossatura della diga "casereccia". Un grandioso lavoro che impegnò i nostri compaesani strenuamente, credo, perchè il posizionamento di quegli enormi massi non deve essere stato agevole con i pochi mezzi dei quali potevano disporre. Tra l'altro mi chiedo ancora oggi dove possano averli recuperati di siffatte dimensioni. Tale opera permise al corso del torrente di soffermarsi ad un piano rialzato da cui ebbe origine la diramazione della roggia di irrigazione. Grazie a ciò si era anche formata una insenaturina la cui riva rialzata argillosa era la nostra gioia di ragazzini perchè ci permetteva di spalmarci tutto il corpo con il tufo grigiastro così ben miscelabile con l'acqua da farne diventare un piacevole impiastro. Dopo esserci ben anneriti, prendevamo la rincorsa dal soleggiato prato (allora era un posto delizioso..., oggi è invece cupo e poco attraente) per tuffarci nella pozza abbastanza profonda e saltellare felici per risciacquarci dalla melma. La foto ritrae i resti che ancora oggi rimangono della diga, mentre la rimanenza dei grossi sassi è disseminata lungo il corso del torrente per una ventina di metri. Non c'è stata mai più,da allora, un forza così prorompente da trascinarli ancora di più a valle.
Con quell'alluvione morì la "sciusa" e con essa la roggia di irrigazione. Forse solo a mio cugino avrebbe potuto interessare il ripristino di tale opera: unico utilizzatore ancora dei prati della valle. La civiltà contadina era ormai un ricordo del tempo passato. La civiltà industriale aveva già preso il sopravvento ed i pochi agricoltori rimasti si potevano veramente contare sulle dita di una mano. I prati sarebbero comunque sopravvissuti anche se forse un pò meno verdi...
Altre testimonianze naturali di quell'opera si possono osservare nel suo tratto iniziale, dove, per tenere rialzato il livello dell'acqua rispetto al terreno circostante, si è costruito un terrapieno abbastanza alto. Ora è stato invaso dalle piante ed esternamente non si riesce a distinguerlo da un comune fosso. Invece dal di dentro ci si può rendere conto dell'entità degli argini nei quali scorreva l'acqua per permetterle di arrivare nella zona della strada per Maggiora da dove poi trovava facile scendere verso i prati sottostanti, dopo essere stata tombinata per superare la strada stessa.

Mi sto rendendo conto di essermi lasciato prendere da troppi ricordi e troppi argomenti e la strada per andare alla scoperta di chi sia nato prima "l'uovo o la gallina" ossia Baraggioni o Baraggione è ancora lunghissima e piena di sorprese.
Di sicuro ritornerò ad occuparmene non appena avrò recuperato qualche altro documento che valga la pena di essere sviscerato. Per ora ci fermiamo sul risultato di 1 a 1 mentre ritengo opportuno fare qualche considerazione finale rispetto al documento che ho descritto qui.

Ossia un pò di cattiveria dopo tanta poetica romantica legata ai ricordi.

Il disegno che ho riportato fa parte del progetto elaborato dal geom. Zotti Fabio su ordinazione del sig. Vercelli Battista e fratelli abitanti in Baraggioni, presentato in data 28 ottobre 1879 all'attenzione dell'"Onorevole Giunta Comunale di Borgomanero". Tali signori, probabilmente esasperati per il fatto che una precedente richiesta firmata da tutti gli abitanti del cascinale dei Baraggioni in data 27 febbraio 1876 (ben tre anni prima...)
per sistemare la rampa troppo accentuata in uscita dall'abitato che dava accesso alla nuova strada per Maggiora non aveva avuto esecuzione , si industriarono personalmente per presentare uno studio che aveva solo bisogno di essere messo in pratica. E solleticavano l'interesse del comune dichiarandosi pure disposti ad affrontarne le spese in prima persona contro la permuta del terreno che si era reso libero dall'abbandono della vecchia strada, peritato e valutato dal geometra stesso. La contropartita era favorevole al comune poichè il valore dell'opera era di L. 407,41 mentre il valore del terreno era stimato in L.264,20.

Dagli incartamenti non si conosce l'esito delle richieste. (Può darsi che in archivio sotto qualche altra voce si riesca a trovarlo). Sta di fatto, comunque che il tombino illustrato nel disegno è sicuramente stato posato poichè mi è stata data conferma che sotto l'attuale costruzione dei Biondelli esiste il cunicolo che una volta era la valvola di scarico per l'acqua che si raccoglieva nella zona in depressione. Attualmente non ha più nessuna utilità poichè tutti gli scarichi sono fognati, e difatti è stato chiuso in quanto era diventato ricettacolo di topi da fogna.
La strada non ha certamente il dislivello che allora era rappresentato, per cui si può tranquillamente ritenere che l'opera sia stata eseguita come da progetto.
Laddove passava la vecchia strada, più avanti negli anni, si è costruito, per cui...

Ciò che non potè l'umilissima richiesta di tutti gli abitanti (leggere l'allegato della prima istanza......) forse fu possibile con il luccichio dei denari....