Vergano

venerdì 30 gennaio 2009

Giardini della mente






Da quando ho iniziato a scrivere nel blog, mi capita di svegliarmi spesso alle prime ore dell'alba e la mente si intrufola nei meandri dei ricordi e dal magma informe spuntano delle immagini più chiare e limpide che si illuminano e mi riportano a momenti vissuti nella mia fanciullezza e giovinezza. Mi sorprendo a scoprire,con dei flash, episodi che si erano assopiti da anni e vorrei essere già alla tastiera o su un foglio per fissare ciò che la mia mente rievoca. Ma la pigrizia e il torpore delle membra non mi fanno di certo saltare dal letto. ed allora mi compiaccio nel ricostruire fatti e situazioni e luoghi e momenti che hanno solo bisogno di essere scoperchiati. L'esercizio mi è comunque difficile anche se appagante per la sensazione di dolce benessere che mi procura. Arrivano immagini e si rincorrono e si ricollegano ad altre immagini, ma mi sembra che sia una cosa difficile il fissarle in superficie per riprenderle poi a mente lucida, poichè credo che i neuroni deputati a ciò siano ormai in fase calante. Spero solo che questi flash di ricordi ed esperienze del passato che affiorano, stiano lì in sospensione, pronti ad essere richiamati quando anche il più piccolo appiglio mi dia l'occasione per ritornarci sopra.
Poi mi riaddormento crogiolandomi in questo tepore mentale.
Quando poi il vero risveglio si compie, tutto quello che mi è balenato alla mente si è dissolto ma non mi dispero perchè sono convinto che questa operazione di recupero e di ripasso mi tornerà utile quando inizierò a mettere nero su bianco qualche scorcio della mia vita.

sabato 24 gennaio 2009

Imiei primi cento nastri... 5


MOODS di Neil Diamond


Questa volta l'immagine postata è la fotografia del mio nastro originale che tuttora possiedo e che è ancora in ottimo stato. Sarà che,stranamente, non è stato prestato agli amici per il suo ascolto per cui non ha subito troppi maltrattamenti... Stranamente, perchè mi ricordo che all'epoca, ma tuttora mi piace tantissimo, mi era subito entrato dentro e ciò che ascoltavo io era ben presto "reclamato" dal mio gruppo: ma non avvenne per questo album.


L'ho comprato assieme ad altri sei nastri da un mio collega di lavoro dell'epoca, dopo che ero entrato in confidenza con lui. Mi fece pagare 2.000 lire l'uno. L'offerta era vantaggiosa poichè le cassette erano nuove ed io, che avevo appena installato lo stereo in macchina, avevo bisogno di infoltire la mia nastroteca. Il mio collega, Ferretti, era appena stato assunto e veniva da un'esperienza di lavoro presso la casa discografica Ducale, di Brebbia, nel Varesotto, suo paese natio. Motivi di retribuzione lo avevano consigliato a cambiare mestiere per dedicarsi ad un'occupazione che valorizzava il suo titolo di studio... Intanto però aveva conosciuto Vecchioni al tempo della sua incisione di Il re non si diverte, avvenuta proprio presso la Ducale , ed aveva partecipato addirittura alla masterizzazione del suo lavoro! Fu così che per me divenne un punto di riferimento per l'evoluzione delle mie conoscenze musicali. Di lui parlerò ancora quando tratterò gli altri nastri da lui acquistati.

Questa canzone...!
 


Questa canzone mi fa tornare alla mente la felice stagione dell'anno precedente, quando frequentavamo "Il Faro", una delle prime maxidiscoteche della nostra zona. Scrivere della nostra zona è un pò un eufemismo poichè, per raggiungerla, dovevamo percorrere abbastanza chilometri. Era situata in aperta campagna tra la città di Gattinara e Cossato e per noi abituati a scorazzare nelle balere di provincia era una destinazione che ci portava "oltre confine". Ma valeva la pena... Immensa, era, ai nostri occhi abituati a monolocali fumosi, e d'estate era attrezzata con un favoloso parco esterno che permetteva di ascoltare il complesso suonare dal palco centrale, mentre si ballava in diverse zone quali rialzate, quali appartate, quali centrali.Già:il complesso! Anche la più piccola balera disponeva di un proprio complesso musicale. Erano ancora lontani i tempi dei diskjockey, non troppo a dir la verità, poichè bastarono un paio d'anni perchè tutti i locali si adeguassero alle nuove esigenze (con certamente un minor costo per le serate...). Non tutti potevano esibire un gruppo musicale all'altezza della situazione, ma le nostre orecchie erano ben felici comunque di ascoltare la musica dal vivo con tra l'altro le più belle novità ed i successi del momento. E sì, perchè i gruppi facevano quasi a gara a presentare in anteprima le hit che andavano di moda. Ed al "Faro" addirittura precorrevano i gusti e le tendenze. Mi ricordo di una esecuzione a dir poco esaltante di una lunga composizione che inserivano nel giro dei lenti di metà serata. Io ne rimanevo incantato tanto da stare imbambolato sotto il palco ad ascoltarla dimenticandomi di fare il giro alla ricerca di una ballerina. Era In the court of the Crimson King, ma allora non sapevo proprio cosa fosse e da dove spuntasse quella strana melodia. Lo avrei scoperto quando le mie preferenze musicali avrebbero preso la strada del progressive.

Ma la canzone che più mi coinvolgeva era proprio Song sung blue eseguita divinamente. E poi dava l'inizio ad una serie di lenti micidiali che scatenavano le nostre velleità da "mattonellari"...E poi il tentativo di caccia ad Isabella, sogno romantico e platonico di quel periodo. Ma questa è un'altra storia...


Quando Ferretti mi vendette i sette nastri in contemporanea, questo fu quello che girò più spesso nel mio stereo. Song sung blue aveva il potere di ammaliarmi. Anche le altre composizioni, pian piano, però mi conquistarono. Gli arrangiamenti, forse eccessivamente pomposi, mi piacevano comunque poichè la presenza di archi strumenti a fiato e di dosi massicce orchestrali all'epoca mi erano graditi. Poi la voce di Neil, profonda e sensuale, mi affascinava. E non mi era del tutto sconosciuto, poichè sapevo che Sono bugiarda di Caterina Caselli era una cover da I'm a believer composizione di Neil portata alla ribalta dai Monkes, e poi Se perdo anche te , uno dei primi successi di Gianni Morandi, non era altro che la traduzione italiana di Solitary man che mi ricordavo di avere ascoltato alla radio più volte anche dal suo autore. Grande compositore ed interprete internazionale, quindi,nell'ambito della musica leggera, che raggiunse forse l'apice con questo lavoro.
Dal mio canto,ogni tanto rispolveravo il nastro e me lo godevo quando ero un pò giù, perchè, anche se alcuni pezzi erano abbastanza allegri (Porcupine pie, Gitchy goomy, High rolling man) aveva il potere di rilassarmi. Poi con gli anni l'ho riposto nel dimenticatoio, fino a quando recentemente, causa l'interesse per il fotomontaggio ed il relativo commento sonoro di filmati miei ho considerato alcune sue canzoni ideali per accompagnare le immagini riprese. Così Play me, Morning side, Theme , Prelude in E Major e naturalmente Song sung blue sono entrate a far parte delle colonne sonore dei miei lavori.
Debbo poi riconoscere che la critica delle riviste specializzate (Leggi Buscadero e Jam) negli ultimi anni ha rivalutato il lavoro di Neil Diamond che, con "12 Songs" del 2005 e "Home before dark" del 2008, ha raccolto elogi e consensi affrancandolo dall'etichettatura di cantante pop leggero e annoverandolo tra i grandi cantautori americani, ridandogli nuova linfa e popolarità, dopo il periodo di oscuramento degli anni novanta.

giovedì 22 gennaio 2009

Cammina, cammina... Sgambata alla Pelosa


Sabato 17 gennaio : due ore di camminata per sgranchirci le gambe. 5,2 km. per salire alla cima della "Pelosa" a 665 m. di altitudine, partendo e ritornando al cimitero di Boca, a 375 m., con il fratello Eugenio.

Per noi, camminatori che ricercano sentieri facili nei boschi delle nostre zone o che si accontentano di modeste vette, questo inverno è stato di letargo. Le nevicate, che non vedevamo così abbondanti da anni, ci hanno obbligati a restare tra le mura domestiche. Non abbiamo velleità da ciaspolatori, non siamo attrezzati nè praticamente (solo Arnaldo potrebbe, ma per cause fisiche quest'anno non può permettersi di uscire) e nemmeno mentalmente, pur se invidiamo leggermente coloro che amano fare escursioni invernali e postano con stupende fotografie nei loro siti le loro ciaspolate. Quindi abbiamo dovuto aspettare che alcune giornate di sole sciogliessero un pò di neve per fare la prima mini uscita stagionale.

Parcheggiamo la macchina nel piazzale antistante il cimitero di Boca e ci incamminiamo per la strada che porta al santuario del SS. Crocefisso, ma fatti solo un centinaio di metri,deviamo a destra per prendere la via delle vigne. La pendenza è lieve e la strada è asfaltata fino alla cascina Montalbano.


In questo cascinale non si può entrare più. C'è tanto di cartello di divieto di accesso. Nei tardi anni settanta,invece, era la nostra meta preferita per le merende di compagnia nelle domeniche pomeriggio autunnali. Infatti si poteva varcare il portone , che divideva il caseggiato in due ,(lo si può vedere cliccando sulla prima immagine e zoommandola) per giungere in un cortile interno dove si parcheggiava e dove c'era l'ingresso al bar-osteria. Consumavamo in allegria degli squisiti "salam ad' la duja" caserecci innaffiati dall'ottimo vino del luogo: Il Boca. Precursori dei futuri agriturismo. E trovo strano che ai giorni nostri non abbiano continuato, evolvendosi appunto verso queste nuove forme di ristorazione: la zona, il locale, i prodotti sono ideali per fare ciò. Va da sè che la sera non cenavamo più ed eravamo già bell'e pronti per le nostre scorribande nelle balere.

Da qui in avanti, per salire alla Pelosa (denominata pure "Sas Pregalina", anche se sulle cartine non è mai indicata con questo nome), si abbandona la strada e si imbocca il sentiero in mezzo alle vigne e le pendenze cominciano ad essere notevoli, in certi punti. Passiamo davanti a dei cumuli di pali,tagliati e pelati per essere successivamente usati come nuovi supporti per i tralci di vite ("scarùi par la vigna"). In effetti notiamo che in questa zona, si stanno recuperando dal bosco degli spazi per nuovi insediamenti. Ho scritto nuovi anche se dovrei usare il termine vecchi in quanto ,dopo gli anni in cui si viveva di agricoltura e le colline di Boca erano un vigneto unico,si è passati ad un progressivo abbandono delle coltivazioni che sono state riassorbite dal bosco e dai rovi. Ed oggi, grazie anche alla rivalutazione qualitativa del vino locale,si sta assistendo ad un parziale recupero dell'area coltivata. Per comprendere come sia cambiato il territorio, posto questa vecchia immagine delle colline che contornano il Santuario di Boca. Questa sopra, è invece, la situazione attuale dei vigneti ,sempre nella zona Santuario che si vede in mezzo alla fotografia, ripresi in data odierna dalla cima della Pelosa in direzione sud. (L'immagine in bianco e nero è invece rivolta a nord).

Oggi, senza la nostra guida riconosciuta, Arnaldo, non siamo riusciti a prendere subito il sentiero giusto... Come si può anche osservare nella traccia del GPS, nel salire siamo stati a sinistra di un vigneto, al termine del quale ci siamo ritrovati nel bel mezzo del bosco, senza nessuna traccia di sentiero. Non ci siamo scoraggiati anche se procedendo avevamo difficoltà nel districarci tra i rami, i rovi e i tronchi caduti. Risalendo la costa, ci siamo riportati sulla giusta via, ritrovata nei pressi di questo ultimo vigneto (il più in alto: oltre solo bosco). Ed appunto, oltre, ci avviamo ad intraprendere la parte terminale del percorso, la più dura.Il punto di arrivo è oltre quel culmine che si vede in foto. Da lì, dopo aver percorso nel bosco iniziale il tratto rimasto più innevato perchè più riparato, dopo un brevissimo tratto di piano, abbiamo attaccato l'ascesa finale, molto dura.
(Non sono crollato.... è per dare più spazio allo sfondo...)Ultimi passi prima della roccia finaleIl "Sas Pregalina" con vista a sudovverossia Cima Pelosa, con vista a nord

Siamo arrivati in vetta! La giornata,senza un alito di vento, è stata anche allietata da un bel sole caldo che ci ha fatto togliere la giacca della tuta in quanto si sudava . Lo spettacolo da qui è assicurato...Siamo al culmine dell'altura. Possiamo spaziare con lo sguardo per 360 gradi senza incontrare nessun ostacolo visivo (solo un arbusto verso nord ci priva della totalità) . Questo è il primo punto di osservazione rialzato che si eleva dall'altipiano del PianoRosa e dalla sottostante Pianura Padana che nelle giornate ventilate e serene permette di vedere, oltre la pianura, i contrafforti delle Alpi Marittime, verso sud. Verso nord si possono ammirare le prime cime montuose delle Prealpi che sono state o saranno meta delle nostre prossime escursioni. La fotografia della veduta panoramica verso nord, non è eccezzionale poichè, nonostante sia stata una bella giornata soleggiata, l'orizzonte non è limpido. La foto scattata verso sud non la posto poichè troppo indistinta per la foschia e lo smog. Ci siamo ripromessi di ritornare quassù il primo giorno in cui ci sarà il cielo limpido e l'orizzonte sgombro da nebbie, per effettuare una ripresa a 360 gradi del panorama che si apre ai nostri occhi.

sabato 17 gennaio 2009

I miei primi cento nastri 4

TUBULAR BELLS


All'epoca mi bastò leggere questi due trafiletti nelle recensioni di Sorrisi e Canzoni, accompagnate dalla mini cover del disco che ritagliai per i miei "lavoretti", per convincermi ad acquistare il capolavoro di Mike Oldfield. Avevo visto il film L'Esorcista, in sala cinematografica. Mi ricordo pure che il motivo iniziale,abbastanza inquietante abbinato alle immagini, mi aveva colpito,ma non abbastanza da indurmi a precipitarmi ad acquistare il nastro, come era successo per Jesus Christ Supertstar . Per me era il commento sonoro ad un film come ce ne erano tanti altri ed ancora non era così alto l'interesse per il soundtrack di un film dal punto di vista discografico. Anche se alcuni motivi tratti da film erano entrati di diritto tra le canzoni più conosciute, ancora non si era dato credito all'intero lavoro musicale di una pellicola come possibile best seller inserito nelle classifiche di vendita. Da allora, però, iniziò a crescere questa tendenza.

Ritornai ad interessarmi di Tubular bells, quando lessi che la soundtrack dell'esorcista stava avendo successo. Ma, ricordandomela non particolarmente attraente, per me, mi indirizzai verso l'opera dalla quale erano stati tratti alcuni spunti per il film. E la molla che fece scattare l'acquisto furono appunto queste "quattro righe " lette su Sorrisi. C'è da dire che ero già favorevolmente preparato ad una "suite", perchè stavo allora ricercando nella musica qualcosa in più , qualcosa che andasse oltre cioè i canonici 3-5 minuti delle canzonette, qualcosa che si avvicinasse alla musica classica, come concetto, ma che non fosse così "noiosa". E Tubular Bells fu un colpo di fulmine. Nei primi ascolti nella radio mangiacassette non potevo certo apprezzare tutte le sfumature che tale opera comprendeva, ma ne ero comunque avvinto per la variegata composizione strumentale, pur nella sua quasi monotona ripetitività. Ma quando, non molto tempo dopo, feci un altro passo importante nella mia evoluzione di ascoltatore,tutto cambiò. Potei acquistare , a buon prezzo,un mangianastri da macchina da un mio amico che mi aiutò peraltro ad installarlo sulla mia 850 Fiat...Da allora la mia sala concerti fù l'abitacolo della mia macchina. La chiamo sala concerti perchè effettivamente la resa sonora che ero riuscito ad avere, sia con la giusta predisposizione delle casse, sia ,forse, per la conformazione stessa dell'interno dell'auto avevano dell'incredibile. Andavo a sedermi sul sedile posteriore e lì venivo avvolto dalla musica che, a volume altissimo, trasformava quell'abitacolo in un paradiso sonoro. I suoni mi raggiungevano da destra, da sinistra, da davanti, ma soprattutto da dietro e questa sensazione di avvolgimento era veramente una scoperta incredibile. Oggi mi fa ridere, quasi scrivere ciò, ma vi assicuro che allora era veramente toccare il cielo con un dito poter scoprire il mondo stereofonico,dopo essere vissuti con i suoni mono di un apparecchio radio.

Tubular bells arrivò sul mio mangiacassette proprio in quel periodo e l'impatto fu strepitoso. Mi rifugiavo per delle ore in macchina e in religioso silenzio assaporavo ogni più piccola sfumatura dell'opera di Mike Oldfield. Mi concentravo sui suoni e mi lasciavo trasportare da essi , li seguivo e li assaporavo ad ogni piccola variazione sia tonale sia volumetrica (nel senso di crescendo o diminuendo audio) e gioivo all'apparire di nuovi spunti melodici che andavano ad affiancarsi, compenetrarsi, sovrapporsi, sostituire quelli che stavo già ascoltando. L'apoteosi veniva raggiunta dal momento in cui il basso, prepotentemente, prendeva in mano la suite e l'avrebbe portata fino all'esplosione finale. Dum, dudududu du du dum, dudududu du du dum; dududuu, dudu dududuuuuu e le pareti dell'auto vibravano... Quando le note squillanti delle campane irrompevano prepotentemente a ripetere il leit motiv suonato dai più disparati strumenti, ti perforavano la testa con il suo squillo acuto ed un brivido di piacere ti percorreva la schiena salendo per tutto il midollo fino al cervello per poi spegnersi gradatamente lasciandoti con una sensazione di languido piacere, mentre la pelle d'oca era alta due centimetri sulle braccia...Credo che siano state pochissime le canzoni che siano state capaci di trasmettermi questa alchimia sonora. Tubular bells ripeteva il miracolo ad ogni ascolto, se ben preparato.

Tantissime cose avrei da dire intorno a questa opera ed alle cose che mi fa ricordare. Accenno solamente al fatto che da quel momento in poi la mia auto fu il luogo deputato all'ascolto della musica da parte dei miei amici. Geo fu entusiasta del nastro; anche lui entrava in trance da pelle d'oca. Mi chiese in prestito il nastro e per un bel pò rimasi orfano di Mike. Quando me lo ritornò aveva perso la striscia di carta incollata sul primo lato...Altri innumerevoli ascolti sul mio mangiacassette confermarono che il nome dato al lettore musicale era veramente approppriato, poichè più di una volta il nastro si attorcigliava intorno alla testina di lettura e se non si era più che rapidi a bloccare il tutto si correva il rischio di smontare lo stereo per disincastrarlo e recuperare il nastro spiegazzato. Inutile dire che da allora in poi quando la testina leggeva quella parte di nastro, fuoriuscivano dalle casse dei suoni sgraziati. Fu così che "dovetti " comprarmene uno nuovo, per cui la spesa (in cassette) fu di ben 9.600 lire.

Ma , come succederà per altri titoli, (e ,come ho letto nel blog di Blue , la cosa è stata comune a molte altre persone patite di musica) per Tubular bells sono passato dal nastro, all'Lp, alla confezione Boxed che ne raccoglieva una versione rimasterizzata,al cd, al dvd ed al dvd musicale(un'altro dei must, delle cose da me predilette)e mentre ho ancora tutti gli originali delle varie uscite, del nastro purtroppo no . Quello raffigurato in alto al post non è il mio...Debbo però confessare che nessun'altra versione ha saputo mai più regalarmi le stesse sensazioni ed emozioni che la versione in nastro ascoltata in macchina aveva saputo offrirmi.

Da ultimo inserisco la scannerizzazione di un mio lavoretto (insignificante, ma esplicativo del periodo:senza internet, con la comunicazione mediatica scarsissima riguardo queste cose, mi arrangiavo a costruirmi i miei archivi...) e di un'altra copertina autocostruita da mio nipote che rivela ancora una volta il suo estro artistico e l'interpretazione cupa che diede all'opera di Mike. Inutile dire che anche per questo nastro credo di averlo influenzato.

giovedì 15 gennaio 2009

Cammina,cammina...Alpe Sacchi 2

N.B. La dicitura A.Sacchi, sulla cartina, è in posizione errata rispetto alla vera locazione che è situata all'incrocio delle tracce rosse , appena a sinistra.

Riprendo a raccontare dal passo del Ranghetto.




In sottofondo ancora Ryan Adams (dedicato benevolmente a Paolo)

Oltre il passaggio roccioso di quello che ho chiamato passo del Ranghetto, impropriamente, si ritorna sulla dorsale che guarda il lago d'Orta. Si può percorrere la strada che dalla Val Sesia, precisamente Varallo-Morondo-bivio Madonna delle Pecore, sale fino qui costeggiando il monte Novesso. E per noi, il camminare si fa lieve... siamo in discesa ,ormai, e ci apprestiamo ad arrivare all'Alpe Sacchi che è a un tiro di schioppo là dove abbiamo deciso di aprire gli zaini e dare fondo ai tre panini che ci siamo portati appresso.

Strada facendo, si può osservare questo stupendo panorama, verso nord. Visibili i pascoli dell'Alpe Camasca con alla sua destra la cima del Monte Mazzoccone. Dietro si ammirano le vette del Monte Cerano, del Poggio Croce, della Bocchetta di Bagnone e della cresta che sale verso l'Eyehorn e poi al Monte Massone, in pratica i primi contrafforti nord della Valle Strona.

E poi, "svoltato l'angolo", ecco l'Alpe Sacchi


Dopo il pranzo ed il riposino, breve, ci aggiriamo nei dintorni dell'Alpe per gustarci il favoloso paesaggio che si para davanti ai nostri occhi, indi decidiamo di continuare sulla strada verso il monte Novesso, per capire se il sottoscritto è ancora in grado di salire di quota... Arriviamo in un punto panoramico che è semplicemente stupendo. Il lago d'Orta, da questa visuale, sembra tagliato in due, separato dalle alture di Egro. In primo piano il monte Mazzone, che nasconde il resto del lago, dietro, il Mottarone

Dal punto in cui abbiamo scattato questa foto, girandosi di 180 gradi ,si ha la visuale del Monte Novesso che, dalla immagine seguente, non sembra così spaventoso da affrontare appiattito com'è dall'obiettivo, ma vi assicuro che essere ai suoi piedi realmente mi ha generato un pò di
"repulsione", per cui, adducendo come scusante il fatto che era tardi e che la strada del ritorno era ancora lunga e sconosciuta, ho convinto i miei fratelli a non affrontare la sua ascesa.

osservate con il click le mucche al pascolo e confortatemi per la mia scelta....

Dopo aver assaporato per un pò l'ebbrezza di tale spettacolo, abbiamo ripreso la via del ritorno riportandoci all'agriturismo dell'Alpe Sacchi dove alfine siamo entrati a berci un caffè e scambiare quattro chiacchiere con i gestori, di provenienza Valsesiana. Ho così imparato che questa parte di montagna che guarda ancora verso il lago d'Orta non è più Novarese, ma è sotto la giurisdizione della provincia di Vercelli; non lo avrei mai immaginato anche perchè i confini territoriali quando osservo una cartina non sono mai presi in considerazione da me...


Così, dopo aver chiesto ai gestori delucidazioni anche sul percorso che eravamo intenzionati a prendere, ci siamo incamminati sulla via del ritorno, ormai tutta in discesa...

Passando in mezzo alle mandrie di mucche ed ai suini in libertà, abbiamo abbandonato i pascoli dell'Alpe Sacchi diretti verso la sottostante Alpe Soliva.



Scendendo ,rilassati , attraverso un bel bosco, ci siamo avvicinati all'Alpe Bracca, oltre la quale, prendendo a destra si sarebbe imboccato la strada sterrata che avrebbe portato ai laghetti di Nonio: una via da noi non percorribile perchè ci avrebbe portato completamente fuori zona. Invece, svoltando a sinistra abbiamo proseguito fino all'Alpe Cignerra, situata in una bella spianata che sembrava già quasi portarci dall'altra parte del vallone e quindi sulla via per Quarna. Da qui in avanti inizia la nostra disavventura...Invece di svoltare a destra, nei pressi di una cancellata,chiusa, e prendere il pratone che fiancheggiando l'alpe ci avrebbe portati sul sentiero che ci avrebbe fatto risalire, guadando la Fiumetta,verso quel bivio che avevamo individuato al mattino, abbiamo continuato dritto. Timorosi ,forse, di scavalcare una recinzione che delimitava la proprietà. D'altronde davanti a noi non c'era un semplice sentiero, ma una bella carrareccia... L'ultima foto a disposizione, prima di entrare in panico da dispersione con relativo abbandono di ogni velleità documentaristica, è questa. Sono le belle baite dell'Alpe Schiossa, dove ci siamo soffermati un pò anche per rifornirci di acqua al fresco fontanile vicino alla casa. Ancora non eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, pensavamo di essere sulla retta via. Invece, avanzando ci siamo accorti che la strada pian piano spariva per diventare ben presto un sentiero neanche troppo evidente. E ci addentravamo verso l'interno della valle, mentre avremmo dovuto tagliare a destra, ma non trovavamo passaggi. In mezzo al bosco sempre più fitto, abbiamo proseguito salendo e scendendo, guadando torrentelli affluenti della Fiumetta. Ne abbiamo guadati almeno tre. Ed ogni volta ci toccava scendere e poi risalire alla riva opposta. Osservando il tracciato rosso del GPS sulla cartina, si può comprendere che stavamo dirigendoci ancora verso l'alto mentre la retta via era quella che si vede tratteggiata in rosso, appena dopo A.Cignerra. Il GPS!!! ... nostra salvezza... Abbiamo visualizzato il percorso fin lì fatto ed abbiamo osservato che la nostra traccia attuale era molto vicina a quella che avevamo percorso al mattino salendo dal ponte della Fiumetta nel sentiero ripido del bosco. Armatici di coraggio , con la freccia del GPS sempre diretta verso il percorso del mattino, salendo in mezzo a sterpi, a piante cadute, senza nessuna traccia ben visibile di sentiero percorribile, gioiendo solo nel vedere che ci avvicinavamo sempre di più verso un incontro con la strada già fatta, siamo finalmenti sbucati sul sentiero del mattino. Lo abbiamo riconosciuto subito. E la prima cosa che ci siamo detti, dopo aver finalmente dato sfogo alla nostra esultanza, è stata "quanto siamo ancora in alto..." Effettivamente dovevamo ancora percorrere tutta la ripida discesa verso il ponte della Fiumetta. Comunque abbiamo ringraziato il nostro beneamato Garmin e la durata delle sue pile...

La strada a ritroso, chissà perchè, sembra sempre più lunga che all'andata... Sarà stata la stanchezza, sarà stato il rilassamento dovuto al ritrovamento della giusta via, sta di fatto che sembrava che non dovessimo mai giungere a destinazione. Ma poi, finalmente... Il campanile di Quarna in lontananza e la cosapevolezza che in breve ci saremmo riposati. Una sosta al parco giochi intitolato a Fausto Coppi, il cui ceppo familiare ebbe origine qui, dove esiste anche un mulino ristrutturato, per gustarci qualche biscotto residuo, e poi verso la scalinata della chiesa e verso il parcheggio per risalire in macchina e ritornare a casa. Giornata stupenda, con un pò di brivido finale.
Un'ultima annotazione. Quarna è famosa anche perchè ha dato vita all'artigianato per la costruzione di strumenti musicali a fiato (sassofoni, clarinetti, tromboni, etc.) ed è conosciuta come "un paese per la musica". Esiste anche un museo dello strumento a fiato. Ecco ripresa , dal balcone soprastante, la piazzetta antistante l'ingresso del museo.

mercoledì 14 gennaio 2009

Cammina, cammina... Alpe Sacchi

Inauguro una nuova etichetta, che riguarderà le mie escursioni da pensionato, assieme ai fratelli, Cammina,cammina...

16 settembre 2008
Partenza da Quarna di Sotto ore 8,53 altitudine 796 m.





Mappa Sponda Nord-occidentale del Lago d'Orta con traccia GPS e altimetria del percorso



Percorriamo la sponda occidentale del lago d'Orta, fino all'ingresso di Omegna .Prendiamo poi la strada che sale fino a Quarna di Sotto, dove parcheggiamo nei pressi della Chiesa




Scendiamo verso l'Oratorio del Saliente :la giornata è stupenda.

Alla nostra destra, il parco giochi dedicato a Fausto Coppi le cui origini sono di Quarna. Davanti a noi la linda chiesetta Oratorio del Saliente. Sopra la punta del campanile si vede una macchia di verde più chiara, rispetto al più cupo colore dei boschi: sono i pascoli dell'alpe Sacchi ,con alla sua sinistra la cima del monte Novesso, dove siamo diretti noi. Dovremo però, perdere ancora di quota per arrivare fino ad un ponte che ci permetterà di attraversare il torrente Fiumetta, per poi risalire bruscamente in mezzo ad un bel bosco,prima, e un misto di erbe e felci poi per arrivare all'alpe Scanfurno e da lì puntare verso sud per arrivare all'alpe Sacchi.


Alpe Sacchi con lo zoom della videocamera



La prima parte del percorso si rivela facilissima. Siamo su una carrareccia che è anche transitabile con automezzi e per ora le pendenze sono veramente irrilevanti, anche se ogni tanto appare qualche strappettino. Lungo tutto il percorso incontriamo tantissime cappelle votive che dimostrano come la popolazione residente era legata al suo territorio e cercava di scongiurare anche le insidie che potevano esserci con queste testimonianze di fede . Ce ne sarà una che illustra la Madonna che calpesta un serpente, quasi a chiedere protezione dalle vipere che, probabilmente, erano frequentatrici di queste zone.





Arriviamo ad un primo bivio, segnalato con le paline. Ci ricordiamo che, nella programmazione del giro, avevamo previsto che al ritorno avremmo dovuto sbucare dal sentiero di sinistra che proviene dall'Alpe Cignerra. Se continuerete a seguire il post vedrete come andrà a finire... Per ora continuiamo dritto sulla carrareccia,a destra.
Ed arriviamo, finalmente, dove dobbiamo abbandonare la strada che proseguirà, in salita ora, verso l'Alpe Camasca, per deviare decisamente a sinistra, nel sentiero del bosco che ci porta a costeggiare il torrente Fiumetta che, anche se non lo vediamo ancora, si fa sentire con il suo scrosciare.
Ed alfine, giungiamo al ponte che ci permette di attraversare il torrente Fiumetta ed approdare all'altro versante della valletta da dove inizia un ripidissimo pendio nel bosco che ci farà ben presto guadagnare in altitudine. Qualche commento per interpretare le due opposte direzioni. Uno dice "Alpi della Piana", l'altro "Alpe della Piana". Come ben si può capire, la differenza è minima.... Io avrei propeso per il singolare (freccia a destra), poichè in un'immagine che avevamo visto in un sito di camminatori, (Gite e gitarelle a pè) il sentiero che portava all'Alpe Scanfurno dalla quale avremmo poi deviato verso sud, il luogo che era ritratto mostrava una sola baracca. Ma la perspicacia di mio fratello faceva annotare che la via giusta da seguire era quella a sinistra poichè, anche senza il GPS l'orientamento de visu era palesemente portato verso quella direzione, in quanto semplicemente guardandoci intorno potevamo renderci conto che dovevamo andare verso meridione. In effetti...
Nel bosco si trova qualche piccola sorpresina, anche solamente sul sentiero, per cui si innesta tra i miei fratelli "funjat" la smania della ricerca... ma la stagione quest'anno non è proprio favorevole ed al danno anche la beffa... Più su, in mezzo alle felci, queste belle e colorate Ammannita Falloide ci prendevano in giro... Ed eccoci giunti all'Alpi della Piana, a quota 1026 m.. Una baracca col tetto in lamiera, in mezzo alle felci ed al dominio del bosco. Una mezza delusione. Ma tra un poco cominceremo ad apprezzare questa escursione, poichè stiamo per uscire verso un terreno misto felci che ci permetterà di spaziare per la prima volta verso le montagne intorno a noi. Raggiungiamo un'ulteriore Cappella votiva con una grata addirittura richiusa da un lucchetto... Non credo che ci siano da queste parti visitatori così sconsiderati da deturpare o rovinare un simbolo di devozione, ma tant'è...



(clicca per avere la panoramica)


Eccoci fuori dal bosco e guardando a nord, possiamo ammirare, da sinistra, il Monte Croce (sarà meta di un nostro prossimo appuntamento) la Bocchetta delle Foglie, il Monte Congiura ed il Monte Mazzoccone (la prima montagna sopra Omegna). E' l'inizio del crinale montuoso che separa la zona del lago d'Orta dalla valle Strona.

A proseguire, dal Monte Congiura e dal Monte Mazzoccone, si vede, sulla sponda opposta del lago, il Mottarone ed ancora, al di quà del lago, il Monte Mazzone che è sopra Nonio.Aprendo la panoramica, si può intravedere sul costone che sovrasta Omegna, Quarna di Sotto, il punto dal quale siamo partiti.
Si torna a salire in un tratto abbastanza impegnativo, misto felci, erbe alte e qualche pianta e , irraggiati ormai dal sole,veniamo infastiditi da insetti e mosche, poichè si comincia a sudare.Fortunatamente il supplizio dura poco, poichè usciamo su un tratto di terreno che pianeggia e ci porterà fino all'Alpe Scanfurno.


Alpe Scanfurno
Siamo finalmente ad un buon punto. Il sentiero ormai è diventato una strada. E' la linea del tagliafuoco del crinale che separa il bacino lacustre del lago d'Orta dalla Val Sesia. Occorre solo raggiungere le roccette che chiameremo , impropriamente, del Passo del Ranghetto, perchè quello vero risulta posizionato un pò più a Nord. Per nostro uso, diremo che il passo del Ranghetto è stato il punto più alto raggiunto in questa escursione : 1288 m.




Cosa avremo da guardare così intensamente?


I panorami che ci offre il versante della Valsesia.



C'è pure il Monte Rosa
Le montagne della Valsesia
La dorsale che dal Monte Croce prosegue fino alla Massa del Turlo



Oltre il Ranghetto ritorniamo sul versante lago


Chiudo inaspettatamente qui, in quanto il programma non mi carica più altre immagini... Credo di aver esagerato. Provvederò con la seconda parte in un altro post.