Vergano

giovedì 22 gennaio 2009

Cammina, cammina... Sgambata alla Pelosa


Sabato 17 gennaio : due ore di camminata per sgranchirci le gambe. 5,2 km. per salire alla cima della "Pelosa" a 665 m. di altitudine, partendo e ritornando al cimitero di Boca, a 375 m., con il fratello Eugenio.

Per noi, camminatori che ricercano sentieri facili nei boschi delle nostre zone o che si accontentano di modeste vette, questo inverno è stato di letargo. Le nevicate, che non vedevamo così abbondanti da anni, ci hanno obbligati a restare tra le mura domestiche. Non abbiamo velleità da ciaspolatori, non siamo attrezzati nè praticamente (solo Arnaldo potrebbe, ma per cause fisiche quest'anno non può permettersi di uscire) e nemmeno mentalmente, pur se invidiamo leggermente coloro che amano fare escursioni invernali e postano con stupende fotografie nei loro siti le loro ciaspolate. Quindi abbiamo dovuto aspettare che alcune giornate di sole sciogliessero un pò di neve per fare la prima mini uscita stagionale.

Parcheggiamo la macchina nel piazzale antistante il cimitero di Boca e ci incamminiamo per la strada che porta al santuario del SS. Crocefisso, ma fatti solo un centinaio di metri,deviamo a destra per prendere la via delle vigne. La pendenza è lieve e la strada è asfaltata fino alla cascina Montalbano.


In questo cascinale non si può entrare più. C'è tanto di cartello di divieto di accesso. Nei tardi anni settanta,invece, era la nostra meta preferita per le merende di compagnia nelle domeniche pomeriggio autunnali. Infatti si poteva varcare il portone , che divideva il caseggiato in due ,(lo si può vedere cliccando sulla prima immagine e zoommandola) per giungere in un cortile interno dove si parcheggiava e dove c'era l'ingresso al bar-osteria. Consumavamo in allegria degli squisiti "salam ad' la duja" caserecci innaffiati dall'ottimo vino del luogo: Il Boca. Precursori dei futuri agriturismo. E trovo strano che ai giorni nostri non abbiano continuato, evolvendosi appunto verso queste nuove forme di ristorazione: la zona, il locale, i prodotti sono ideali per fare ciò. Va da sè che la sera non cenavamo più ed eravamo già bell'e pronti per le nostre scorribande nelle balere.

Da qui in avanti, per salire alla Pelosa (denominata pure "Sas Pregalina", anche se sulle cartine non è mai indicata con questo nome), si abbandona la strada e si imbocca il sentiero in mezzo alle vigne e le pendenze cominciano ad essere notevoli, in certi punti. Passiamo davanti a dei cumuli di pali,tagliati e pelati per essere successivamente usati come nuovi supporti per i tralci di vite ("scarùi par la vigna"). In effetti notiamo che in questa zona, si stanno recuperando dal bosco degli spazi per nuovi insediamenti. Ho scritto nuovi anche se dovrei usare il termine vecchi in quanto ,dopo gli anni in cui si viveva di agricoltura e le colline di Boca erano un vigneto unico,si è passati ad un progressivo abbandono delle coltivazioni che sono state riassorbite dal bosco e dai rovi. Ed oggi, grazie anche alla rivalutazione qualitativa del vino locale,si sta assistendo ad un parziale recupero dell'area coltivata. Per comprendere come sia cambiato il territorio, posto questa vecchia immagine delle colline che contornano il Santuario di Boca. Questa sopra, è invece, la situazione attuale dei vigneti ,sempre nella zona Santuario che si vede in mezzo alla fotografia, ripresi in data odierna dalla cima della Pelosa in direzione sud. (L'immagine in bianco e nero è invece rivolta a nord).

Oggi, senza la nostra guida riconosciuta, Arnaldo, non siamo riusciti a prendere subito il sentiero giusto... Come si può anche osservare nella traccia del GPS, nel salire siamo stati a sinistra di un vigneto, al termine del quale ci siamo ritrovati nel bel mezzo del bosco, senza nessuna traccia di sentiero. Non ci siamo scoraggiati anche se procedendo avevamo difficoltà nel districarci tra i rami, i rovi e i tronchi caduti. Risalendo la costa, ci siamo riportati sulla giusta via, ritrovata nei pressi di questo ultimo vigneto (il più in alto: oltre solo bosco). Ed appunto, oltre, ci avviamo ad intraprendere la parte terminale del percorso, la più dura.Il punto di arrivo è oltre quel culmine che si vede in foto. Da lì, dopo aver percorso nel bosco iniziale il tratto rimasto più innevato perchè più riparato, dopo un brevissimo tratto di piano, abbiamo attaccato l'ascesa finale, molto dura.
(Non sono crollato.... è per dare più spazio allo sfondo...)Ultimi passi prima della roccia finaleIl "Sas Pregalina" con vista a sudovverossia Cima Pelosa, con vista a nord

Siamo arrivati in vetta! La giornata,senza un alito di vento, è stata anche allietata da un bel sole caldo che ci ha fatto togliere la giacca della tuta in quanto si sudava . Lo spettacolo da qui è assicurato...Siamo al culmine dell'altura. Possiamo spaziare con lo sguardo per 360 gradi senza incontrare nessun ostacolo visivo (solo un arbusto verso nord ci priva della totalità) . Questo è il primo punto di osservazione rialzato che si eleva dall'altipiano del PianoRosa e dalla sottostante Pianura Padana che nelle giornate ventilate e serene permette di vedere, oltre la pianura, i contrafforti delle Alpi Marittime, verso sud. Verso nord si possono ammirare le prime cime montuose delle Prealpi che sono state o saranno meta delle nostre prossime escursioni. La fotografia della veduta panoramica verso nord, non è eccezzionale poichè, nonostante sia stata una bella giornata soleggiata, l'orizzonte non è limpido. La foto scattata verso sud non la posto poichè troppo indistinta per la foschia e lo smog. Ci siamo ripromessi di ritornare quassù il primo giorno in cui ci sarà il cielo limpido e l'orizzonte sgombro da nebbie, per effettuare una ripresa a 360 gradi del panorama che si apre ai nostri occhi.

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