Vergano

lunedì 29 giugno 2009

SCISCION batte AGOGNA 85 a 29

Trafiletto apparso sull"Informatore" edizione per il Borgomanerese di sabato 20 giugno 2009.

E ci ascoltiamo The Waterboys col blues del pescatore .


Oggi, durante il tragitto di ritorno a piedi dall'orto dove ho fatto dei piccoli lavoretti leggeri, ho incontrato Geo col quale ho colloquiato felicemente dopo un lungo periodo che non l'avevo visto. Per gli amici di paese non cè bisogno di presentarlo... per gli amici di blog è il mitico possessore della A112 che ci ha scarrozzati durante le vacanze del '74, come si legge nel post dei "Miei primi cento nastri" in "E tu". Mi ha riferito che è' rimasto incollato al computer quando ha visualizzato il mio blog e si è beato per i bei ricordi che gli ha procurato. Ci siamo ripromessi di sentirci e vederci poichè abbiamo scoperto che i nostri gusti musicali e gli hobby cinefotoamatoriali sono ancora affini e ben vivi. Mentre stavamo amabilmente chiacchierando è passato davanti a noi Alex, il ragazzo ritratto nella foto del giornale, con l'attrezzatura da pesca, di ritorno dal torrente Agogna. Geo che lo conosceva già (abita a due passi da casa sua) ha voluto sincerarsi del bottino odierno.
Così ho potuto anch'io scambiare due parole con lui . Abita qui vicino a noi, solamente da due anni; prima stava a San Maurizio .Sono venuto a sapere della sua pesca miracolosa e dell'articolo sul giornale che prontamente Geo ha recuperato dalla cabina del suo camion...e mi ha fatto vedere. Non volevo credere ai miei occhi quando ho visto la fotografia. Nel mio amato "Sciscion" trovano ospitalità simili meraviglie?...Come è possibile che un povero torrentello che a volte diventa solo un rigagnolo in alcuni tratti (non quest'anno finora) dia la possibilità ad un essere così mastodontico di poter sguazzare tranquillamente? E' vero che in alcune zone esistono delle "lanche" che hanno una buona profondità e permettono di avere un habitat sufficiente anche per una trota di queste dimensioni ma la maggior parte del torrente ha una profondità limitata e non adeguata a lei. E poi "il mio Sciscion" della mia infanzia era popolato solo da Varoni...Simili trofei erano neanche lontanamente immaginabili. Al massimo ci fu un periodo, a partire dagli anni ottanta,in cui, grazie alle mitiche "Canne Rossoblu di Borgomanero" il cui presidente era allora Marino Giromini, il bancario che ho già ricordato in altro post, si immettevano nel torrente delle belle trote da 25-30 cm. per permettere poi di organizzare delle gare di pesca. Come questa del 1986. In zona "Verganella", con il Sizzone che anche allora era ben alimentato. Vi partecipavano anche giovani pescatori in erba... Ma colui che primeggiava ed alla fine otteneva quasi sempre il miglior bottino era Flavio... Comunque, come si vede dall'ultima immagine, le dimensioni delle trote erano ben lontane da quella che Alex Tommasi ha pescato sabato 13 giugno proprio in località "Verganella"! Mi sono fatto raccontare con quale emozione ha vissuto il momento in cui ha estratto quel mostro di 7 chili e 150 grammi, lungo 85 centimetri. L'aveva notata, nell'acqua torbida per i temporali dei giorni precedenti, ma non si era veramente reso conto di cosa stesse per trovare. E' riuscito quasi subito ad agganciarla, causa forse la fame che aveva, e con un misero filo da 10 l'ha con tanta attenzione e prudenza tirata a riva. Certamente per lui, che come è riportato nel trafiletto ha già pescato nel lago d'Orta una trota da 12 chili, non è stato un evento. Fosse capitata una cosa del genere a me, sarei svenuto per l'emozione... Come ha fatto a sopravvivere prima di essere adescata per fame? Alex ci ha rivelato che quando l'ha tagliata e ripulita internamente, ha estratto un numero incredibile di Varoni di tutte le dimensioni......Con quella bocca poteva risucchiare ed ingoiare ciò che voleva. Nessun abitante del Sizzone le poteva sfuggire... Poi quella pancia incredibile tratteneva le sue prede! Trota assassina... Fortunatamente Alex l'ha pescata, altrimenti avrebbe contribuito in modo drammatico alla probabile riduzione del vivaio ittico dei Varoni del "Sciscion".
Ma come è potuto arrivare un simile esemplare fino alla "Verganella"? Geo ha formulato l'ipotesi che sia fuoriscita dal laghetto in località Conceria vicino alla Madonna della Gelata di Soriso e si sia immessa , favorita dall'abbondanza di acqua, in un ramo affluente del torrente del Sizzone e da lì sia discesa fino al punto in cui Alex l'ha pescata. Ipotesi reale se fossimo sicuri che nel laghetto dela Gelata siano immesse trote di questo genere...Indagheremo!
Il percorso l'ho visualizzato in arancio sulla mappa.Cliccateci sopra per ingrandirla
Abbiamo misurato la trota pescata oggi da Alex: 29 cm. Possiamo quindi dire allora che il Davide"Al Sciscion" batte il gigante Golia"Agogna" per ben 85 a 29!!!!! Che goleada.....

domenica 28 giugno 2009

BROTHERS' REUNION

Facile camminata percorrendo un anello che dalla Cumiona ci fa transitare per Piovino dove facciamo visita alle nostre due sorelle (manca la primogenita per completare il gruppo...) con la presenza di alcuni nipoti e del cognato.

Sabato 16 maggio 2009 Partenza ore 13,43 Arrivo ore 17,37 Km. 12,1
Avevo scritto facile camminata, ma il grafico altimetrico potrebbe fuorviare. In effetti il dislivello massimo è stato di soli 157 metri... Partenza da casa nostra. Oggi siamo tutti e quattro i Vercelli Brothers camminatori. La prima parte del percorso rifà pari pari , fino alla cappella del culmine Cumiona, al quadrivio, quello che abbiamo affrontato come mio primo collaudo post operatorio verso le vigne di "San Peru" . Iniziamo quindi percorrendo via Maggiora fino alla deviazione per la salita della Cumiona dove, presso la cascina "Urgera" di Canuggioni, Eugenio fotografa una cappella che non avevamo mai considerato...

Come al solito ai bordi della strada notiamo le immondizie che gli incivili vengono a depositare in mezzo al bosco. Questa volta avrei anche le fotografie da postare, ma come già mi ero ripromesso non le inserisco poichè mi piace che il mio blog sia un contenitore di sole immagini pulite. Qualora mi rendessi conto per il futuro che mettendo qualche fotografia di tale scempi potessi muovere non dico la coscenza degli ecologisti (poichè questo è naturale) ma l'interessamento degli addetti ai servizi comunali allora lo farei. (devo prima conquistarmi una presenza visualizzata in internet da parte di chi può agire...) La salita della Cumiona la affrontiamo con passo lento, poichè il giro che faremo oggi sarà abbastanza lungo.
La natura che ci circonda emana un profumo intenso di fresco e di verde. La fioritura delle piante, anche quelle più comuni e che a volte non degnamo di uno sguardo, è nel suo massimo splendore. Ecco ad esempio come il Sambuco ci offre le sue bellezze.
Dopo la cappella, la strada si appiana per un breve tratto, prima di affrontare un ulteriore strappo che porta in territorio "Montalto" là dove è ancora attiva una cava di estrazione argilla e dove nei primi anni settanta era stato individuato il posto per attivare una discarica....... C'è voluta la sollevazione della popolazione delle due frazioni di Vergano e Santo Stefano , interessate perchè allora quasi ogni sua famiglia poteva vantare di avere un vigneto da coltivare nella zona della Cumiona, per fare smettere quello scempio. La discarica a volte produceva focolai di incendi il cui fumo nauseabondo andava a impestare i vitigni viciniori. I contadini inscenarono delle manifestazioni di protesta che portarono anche al blocco, coi trattori, della salita che portava alla discarica impedendo l'accesso dei camion con i rifiuti. I due consigli di frazione, riuniti, organizzarono serate di dibattiti ai quali parteciparono in massa gli abitanti. La protesta ,seppur dopo faticose rimostranze, ebbe successo. La discarica in quella zona venne abolita ed iniziò un'operazione di risanamento che approfittando delle escavazioni lì presenti permise di ripristinare un assetto più naturale. I fautori e propugnatori della rivolta ottennero tale successo tra la popolazione che ebbero nelle successive elezioni il giusto riconoscimento a rappresentanti comunali . Casetta al culmine della salita. Cliccando per ingrandire l'immagine, si può leggere che la zona è soggetta a recupero .... da parte del Comune di Borgomanero e vige divieto di scarico materiale inerte. Alla sua sinistra si ha accesso alla zona dell"Urdinera" un tempo rinomata per i vigneti e la qualità del vino ottenuto, ora completamente ritornata alla natura... Alla destra si ha accesso alla cava ancora funzionante, mentre più avanti, con il pietrisco di scarto delle estrazioni si è provveduto a ricoprire le buche che hanno raccolto le immondizie che vi erano state depositate.
Evidenziando anche questa immagine con un click, si può osservare che oltre la zona bonificata, si scende nella vallata del Sizzone, per poi risalire sulla cresta verde scuro. con pennellate di bianco delle fioriture di robinie, dove sorge Gargallo verso cui noi siamo diretti, compiendo però prima una lunga via di aggiramento. Sullo sfondo il Mottarone e alla sua destra il profilo delle "Tre Montagnette" una delle nostre precedenti mete. Proseguiamo sulla strada che , pur salendo sempre, gradatamente però, ci porta in zona "Pernice" dove nel passato abbondavano le vigne. Ora sono tutte abbandonate e il bosco si sta impadronendo del terreno. Sopravvive un vigneto "amatoriale", piccolino, poche gambe come si suol dire, accudito dal professor Barbaglia come un piccolo cimelio di un'epoca che fu. Purtroppo per arrivarci, in questi giorni dopo le pioggie primaverili, non è sufficiente neanche una quattro ruote motrici. In alcuni punti dove si è raccolta l'acqua e non ha potuto defluire si sono create zone acquitrinose e fangose tali da impedire il passaggio con una vettura. ll professore si è armato di impegno e , comunque maldicendo l'incuria ed il non interesse degli addetti poichè qui siamo in zona ecologicamente protetta e nelle vicinanze del Parco del Monte Fenera, sta provvedendo a sbancare un pezzo di costone per permettere al suo veicolo di transitare oltre quel mare di fango... Condividiamo la sua indignazione e dopo aver scambiato un pò di convenevoli, non potendo aiutarlo nella sua opera di picconaggio e spalatura, lo salutiamo e proseguiamo il nostro viaggio fino a raggiungere l'intersezione con la strada che da Gargallo porta a Chepoli e poi alla Soliva. Qui facciamo un'altra triste considerazione sulle manchevolezze e inefficienze della pubblica amministrazione...Un cavalletto di divieto transito verso la strada che porta a Gargallo dà come indicazione di strada alternativa quella da dove siamo arrivati noi... C'è da sperare che nessuno, proveniente da Soliva con un automezzo (cosa peraltro abbastanza difficile da verificarsi) arrivi fino a questa deviazione obbligatoria, poichè dopo qualche centinaio di metri sarebbe intrappolato dal mare di fango che occupa la strada...!

Curiosi di arrivare al punto in cui la strada è stata interrotta al passaggio, ci avviamo in direzione di Gargallo. Incontriamo un paio di anziane signore di Soriso che conoscono Gianfranco perchè partecipano alle attività della Università della Terza Età di Borgomanero di cui lui è attivo collaboratore. Con loro ci soffermiamo a chiacchierare presentandoci (noi tre che non le conoscevamo) e venendo così a sapere che la strada è interrotta per una frana appena prima del "Cascinone", in quanto loro stavano arrivando proprio da là. Affrontiamo la discesa, asfaltata, che porta verso la valle del Pergallo (per noi è il Sizzone) e giungiamo presso il punto in cui si stanno già effettuando dei carotaggi di infiltrazione di cemento per sostenere la riva che sta smottando verso il fondo.

La foto successiva riprende il percorso della frana, ma non dà la giusta percezione di quanto sia ripida la riva e quanto sia effettivamente pericolosa e suscettibile di ulteriori peggioramenti se non si interviene sollecitamente. Certamente i lavori andranno avanti spediti, poichè questa strada tra breve sarà percorsa da tanti "fungjat" che si dirigeranno verso Chepoli per poi disperdersi tra i boschi alla ricerca di porcini e compagnia bella.......
Ultimata la discesa asfaltata, ritorniamo in piano e sullo sterrato là dove inizia la valle del "Sciscion" che scorrerà fino a Vergano , Baraggioni per confluire poi con quello di Maggiora nei pressi della ex colonia solare. Fiancheggiamo la tenuta del "Cascinone" recintata per permettere ai cavalli, che però non vediamo ma dicono che ci siano, di scorazzare liberamente.
Passiamo sul ponte che scavalca il Sizzone che qui i Gargallesi chiamano Rio Pergallo mentre io ostinatamente continuo a ricordare come "Sciscion". Guardando le cartine non riesco a capacitarmi che il mio torrente debba essere immortalato dai cartelli con la dicitura torrente Pergallo, mentre è riconosciuto come Sizzone... E svoltiamo subito dopo a destra, prima di affrontare la salita finale che porterà alla nuova zona abitativa di Gargallo, per costeggiare brevemente il ruscello e soffermarci ad una cappelletta restaurata recentemente.
Siamo ancora distanti da casa... Affrontiamo ora la dura salita che porta al Motto, la parte alta di Gargallo dove stanno sorgendo come funghi belle villette residenziali in posizione panoramica. Decidiamo di abbreviare la strada che porta verso Piovino tagliando verso la Cascina "Muscia" con qualche difficoltà iniziale per trovare il sentiero giusto. Dopo poco siamo a casa di mia sorella Mariuccia e vi troviamo anche l'altra sorella Rosanna in compagnia di Angioletto e dei nipoti Piersereno ed Alessandro. Visitiamo il loro giardino, ci scambiamo commenti e notizie recenti soffermandoci soprattutto sull'incidente stradale mortale capitato ieri sera ad un mio ex compagno di scuola elementare che abitava proprio dietro casa di mia sorella. Scattiamo la foto ricordo che appare all'inizio del post e questa volta con l'autoscatto viene ritratto pure Eugenio, il fotoreporter di tutte le nostre camminate. Ed infine via di corsa ( si fa per dire... comunque secondo il GPS sempre intorno ai 4,5-5 km. all'ora) sulla strada asfaltata che porta da Piovino verso Borgomanero. E' ormai tutta discesa ed Arnaldo in prima fila impone una bella cadenza di passi. Tiriamo il fiato appena prima di casa dove giungo (parlo per me.....) abbastanza stremato. E' stato il giro più lungo effettuato dopo l'intervento e manca ancora un bel pò di allenamento!

martedì 9 giugno 2009

IL CARRETTO (Al carott)

Ci sono accadimenti che restano impressi nella mente, per sempre. Forse non dobbiamo più chiamarli solamente ricordi, poichè convivono sempre con noi ed affiorano ogni volta che sfioriamo qualcosa a loro legata: non hanno bisogno di essere riesumati a fatica dai meandri della memoria. Alcuni, specialmente quelli vissuti nell'infanzia, hanno contribuito a formare il carattere, oppure hanno condizionato il modo di essere e i comportamenti del futuro. E non è detto che, agli occhi degli altri, debbano essere stati eclatanti. Importante è, per chi li ha vissuti in prima persona, che diano modo anche negli anni a venire di suscitare emozioni come se fossero appena capitati.

Uno di questi accadimenti ha avuto per protagonista principale mio fratello Eugenio, di due anni più anziano di me, ed il "Carott". Erano i tempi in cui avevamo forse setto od otto anni e giocavamo spensieratamente all'aperto per i quattro mesi (!!! bei tempi...) di vacanza estivi dalle scuole.
Per avere materiale fotografico per questo post, dato che le immagini in Internet non mi soddisfacevano completamente, ho esternato al mio fratello (è lui il reporter delle immagini) il desiderio di fotografare degli antichi carretti degli anni cinquanta che i contadini usavano per i loro trasporti nei lavori agricoli. Un giorno Eugenio, reduce da una pedalata dalle parti di Sizzano e Barengo percorrendo la strada dove "le risaie lasciano il posto alle colline Novaresi", mi riferì che passando vicino alla tenuta "Il Parco Le Cicogne", location per banchetti, meeting, ricevimenti nuziali, (http://www.parcolecicogne.com/) di Marcodini Giancarlo , ne aveva notato uno proprio all'interno della tenuta.




Le due immagini sopra riportate sono ricavate dallo splendido motore di navigazione di Ambiente Italia 3D del "portale cartografico nazionale". (simulazione di volo su tutto il territorio nazionale!) Si notano il laghetto artificiale,la vasta tendostruttura, il porticato, la casa, all'interno del quadrilatero delimitato dalle strade circostanti.
Così ci è ritornato, armato di macchina fotografica, ed ha pure incontrato Giancarlo che noi conosciamo bene perchè siamo stati ,quando eravamo ancora giovincelli e lui un ragazzino, camerieri in erba presso il ristorante "Da Paniga" che suo padre avviò negli anni sessanta e che lui ha portato successivamente alla notorietà e ribalta anche nazionale. Grazie alla sua disponibilità, Eugenio ha potuto scattare diversi particolari del carretto (che è quello sopra e sotto raffigurato che lui ben sapeva di dover riprendere... e ne capirete il motivo continuando a leggermi. Nostra vicina di casa era la famiglia di una mia cugina, figlia di mia zia "Pina", anziana sorella di mia madre. Ne facevano parte,oltre i genitori, due ragazze (una mia coscritta) ed un ragazzo, nostri coetanei e compagni di giochi. Poche volte loro venivano nel nostro cortile, mentre io con mio fratello e mio cugino ci spostavamo spesso dietro casa nostra dove avevano la stalla ed il fienile. Luoghi più adatti per imbastire o improvvisare giochi e divertirci in compagnia, mentre da noi non esistevano particolari zone adatte per dar libero sfogo alla fantasia. Oltre ad avere, se non ricordo male, un paio di mucche, possedevano numerosi attrezzi agricoli poichè la loro attività era ancora prevalentemente dedita alla coltivazione dei campi e delle vigne. Tra questi un "barozz" (leggasi alla francese "bareauz"), un carro a quattro ruote lungo e senza sponde (non era da tutti...) ed un "carott", il più semplice mezzo di trasporto che necessitava solo di una mucca per il suo traino. Come quello in foto. Parcheggiato sotto il portico davanti alla stalla, diventava, quando scarico, il nostro beniamino per l'utilizzo in un gioco audace ed inebriante. Ci assicuravamo del blocco delle ruote tramite la manovella, posta sul lato di una stanga per poter essere subito utilizzabile dal conduttore che affiancava la mucca che trainava il carro. Comandava una vite senza fine collegata ad una serie di bacchette che mettevano in tiro o in rilascio la traversa alla quale erano attaccati i "ferodi" frenanti, a seconda se girata a destra o a sinistra.

Quasi all'estremità delle due stanghe dove era collegata l'imbragatura per la vacca, adattavamo un seggiolino proprio in mezzo ad essa. A turno vi ci sedevamo, mentre tutti gli altri andavano a far forza sulla parte posteriore del carretto in modo da innalzarlo verso il soffitto e poi rilasciare le forze ed accompagnare il più velocemente le stanghe verso la discesa a terra Ho trovato in rete questa spassosissima immagine che può ben dimostrare il tipo di gioco che usavamo fare... Dai e dai, ci si impegnava a potenziare maggiormente la spinta della parte posteriore del carretto fino a farla arrivare sempre più velocemente in alto e poi a terra. Chi era seduto tra le stanghe strillava entusiasta ad ogni rimbalzo in sù, aiutandosi poi, a volte, con la spinta delle gambe per avere uno stacco più deciso.E l'eccitazione aumentava. Chi era alla parte posteriore rinvigoriva lo slancio facilitato anche dal ritmo altalenante che assumeva il movimento del carretto, sempre più velocemente. Fino a che.. Una bella volta l'eccesso di vigoria utilizzata dagli "spintori posteriori" non produsse il patatrac... Mi ricordo che davanti ero seduto io. Dopo essere stato lanciato in alto per tre o quattro volte, l'ebbrezza iniziava a lasciar posto ad un pò di "fifa" a causa degli stacchi sempre più violenti al momento di cambiare direzione, con conseguente possibilità di perdita di equilibrio. Decisi quindi di abbandonare il seggiolino, una volta posati i piedi a terra, e portarmi anch'io verso il retro per dare il cambio agli altri. Appena lasciata la postazione di lancio, mi accorsi che posteriormente continuavano nella loro opera di movimentazione e la velocità aumentava. Le stanghe senza più il mio pur limitato peso, si innalzavano vorticosamente verso il cielo... ed un urlo risuonò da dietro... Vedetti mio fratello Eugenio iniziare a correre, piangendo e strillando, verso il sentiero che portava alla nostra abitazione, appena lì a due passi. Trasecolai. Non mi resi conto subito di cosa fosse successo. Chiesi qualcosa ai cugini e capii che si era fatto veramente male seriamente. Mi misi anch'io a correre verso casa giungendovi quando mia madre, gridando per la disperazione, già stava occupandosi della gamba destra di mio fratello. Riuscii a vedere solo del sangue, poi distolsi gli occhi e mi allontanai. Sentii dire di chiamare il dottore, sentii profferire la parola "tetano": spettro di ogni nostro infortunio con ferite da taglio su oggetti arrugginiti. Me ne stetti in disparte non osando interferire e maturando dentro di me un turbinio di domande. Cosa era successo? Ero stato io, abbandonando il gioco, a causare quella disgrazia? Avrei dovuto avvisare che mi staccavo? Saliva sempre più in me un senso di disagio e mestizia che instaurava pian piano nella mia mente una specie di senso di colpa rimasto poi negli anni : avevo causato del male a mio fratello. Venne chiamato il dottore medico condotto dal telefono del negozio di alimentari, in cima alla via del Casale. Nessuno allora lo possedeva in casa. Il dottor Orazio Di Francesco, nostro mitico e apprezzatissimo medico di famiglia, giunse in pochissimo tempo, in bicicletta da Borgomanero ( Tempi eroici per la categoria...) con l'occorrente per medicare e cucire la ferita di mio fratello, iniettargli l'antitetanica e fasciare il tutto. Ma cos'era successo?
Nella foga della spinta, o meglio con la velocità di discesa assunta dal carretto, un uncino dell'argano, che veniva utilizzato per tirare ed avvolgere con la "soga" (corda di canapa) il carico sul pianale, andava a conficcarsi nella coscia di mio fratello procurandogli un gran buco che andava in profondità e che gli aveva lacerato brandelli di carne.


Ne ostenta ancora oggi la cicatrice, quasi con orgoglio. Ed io rabbrividisco rivedendolo sanguinante correre urlando verso casa...