Vergano

lunedì 4 maggio 2009

MOTTO DELLA CAPRETTA

 



John Denver il cantore della wilderness, a me tanto caro, accompagna il post di una camminata sulle nostrane country roads (forse meglio hill's trails).



La traccia Gps è divisa in due parti, perchè non ho trovato una mappa che comprendesse i due pezzi di territorio .

Lunedì 13/04/2009 Pasquetta. Partenza ore 14,18 Arrivo ore 17,37 (3 ore 19 ')km.6,8
Motto della Capretta (681 m.) - Torretta presso San Bernardo (817 m.).

La scelta della escursione odierna è frutto del pranzo Pasquale da mio fratello Eugenio, durante il quale Alessia, sua figlia, e Laura, sua nipote, con il suo compagno Andrea hanno deciso di affrontare per la prima volta (loro...) la mitica e ostica (per me...) salita al motto della Capretta che mi aveva visto l'anno scorso preda di una crisi da apnea e mal di gambe. (Erano forse già sintomi del mio problema...). Mi coinvolgono, assieme ad Arnaldo e sua moglie Rosangela, e mi instillano il germe della sfida: se supero questo terzo collaudo, non ci saranno più ostacoli per le prossime uscite! Così ci portiamo con le macchine oltre il santuario di Boca, sulla salita della Traversagna, fino al punto in cui parte il sentiero numerato 777, che è una delle tante porte di accesso al parco del monte Fenera.

Eccoci nei preparativi della partenza.(Molte immagini che inserirò in questo post, sono ricavate dal filmato che ho ripreso con la videocamera, per cui risulteranno un pò sgranate).Eugenio sta impostando il Gps, per il rilevamento della traccia che percorreremo. Subito il sentiero,imboccato dal lato opposto della strada, si mette a salire con pendenze molto accentuate per cui io con Rosangela ed Arnaldo prendiamo un passo adeguato alle nostre condizioni e lasciamo che i giovani prendano il largo.

La giornata è stupenda, finalmente primaverile: il sole riscalda che è un piacere per cui, dopo un pò inizio a sudare ed allora bisogna proseguire togliendosi la maglia e restando in magliettina.Fortunatamente non c'è nessun alito di vento.

Come si può notare anche dalle foto, oltre che dal grafico altimetrico sopra riportato, le pendenze sono impegnative. Basta ricordare che in 1 km e circa 300 metri di percorso si sale dai 451 ai 681 metri del motto della Capretta. Per fortuna durante la salita ci sono due brevissimi tratti, quasi in piano, dove si può tirare il fiato. Il sentiero funge anche da traccia di confine, come ci viene ricordato da due cippi segnalatori, tra i comuni di Boca, Prato Sesia e Grignasco.


Proprio in un tratto meno ripido, incontriamo un folto gruppo di "camminatori" che sono già di ritorno dalla cappella di San Bernardo verso la quale siamo diretti anche noi. Salutiamo e scambiamo due convenevoli (e ne approfitto per rifiatare...)

E poi ancora un tratto duro prima di sbucare in una zona meno alberata da dove percorriamo gli ultimi metri prima del motto della Capretta. I giovani che ci avevano preceduto vi si sono soffermati a aspettarci e così, grazie anche ad una coppia di escursionisti, ivi trovati, che ci hanno offerto l'aiuto per uno scatto fotografico, eccoci immortalati tutti quanti assieme, compresa la signora dietro di noi.


Da questo motto, esposto ai venti per cui conviene ricoprirsi per ripararsene, si gode di una bellissima visuale verso sud che in giornate limpide e terse permette di vedere oltre la pianura padana anche le Alpi Marittime. La pianta, solitaria e "raddrizzata", che è la custode di questo posto, è il punto di riferimento per chi, dalla pianura volgendo lo sguardo verso l'inizio del crinale che dà luogo ai primi contrafforti collinari, vuole individuare questo luogo: essa si staglia, pur se non così mastodontica, contro l'orizzonte e sta lì a caratterizzare proprio lo stacco della pianura ed i relativi pianori dall'inizio della zona prealpina. Nell'attesa del nostro arrivo, Alessia aveva scattato un pò di foto sia del panorama verso sud ed ovest, sia dei fiorellini che iniziano a farsi largo tra le sterpaglie invernali.







Santuario di Boca
Vigneti della Traversagna Borgomanero
Verso sud
Valsesia e Monte Rosa









Ci rimettiamo in cammino, lasciando che i giovani ci precedano verso la cappella di San Bernardo. Noi proseguiamo, in compagnia della coppia acquisita alla nostra escursione, con l'intento di arrivare il più avanti possibile, fino a che ce la sentiamo con le forze e le gambe. Ora però l'ascesa è molto più lieve e dopo l'intersezione dei sentieri con quello che proviene dalla Pelosa e con la nuova sterrata che scende ad Isella, il percorso si snoda sulla larga carrareccia creata dalla Forestale come linea tagliafuoco. Ad un certo punto i due nostri accompagnatori, coi quali abbiamo intrattenuto delle piacevoli discussioni, decidono che per loro è sufficiente e rientreranno verso Isella, mentre io, rifocillato da due cioccolatini "liquefatti" che avevo conservato nel marsupio...,propendo per continuare ed arrivare alla torretta di controllo della forestale, dove presumibilmente dovremmo reicontrarci tutti dopo che il primo gruppo ha fatto visita alla cappelletta.





Il quartetto all'avanscoperta, Eugenio, Alessia, Laura ed Andrea, arriva ben presto alla zona panoramica , e ventilata in quanto esposta su una dorsale, dove sorge la chiesetta che ha la particolarità di avere una zona riparata e coperta come secondo vano accollato all'edificio sacro, risalente ai primi del seicento, mentre la parte anteriore potrebbe risalire ad un'epoca più recente. Non ne sono sicuro, anche perchè sembrerebbe, a notare dalla conformazione uniforme della copertura e della struttura muraria, che faccia parte di un tutt'uno. Ma potrebbe essere pure frutto di una ristrutturazione più recente. Bisognerebbe che qualche titolato conoscitore di queste zone, leggendo... il mio blog dia le corrette notizie riguardo a questa costruzione. Di sicuro posso solo dire che il dipinto interno porta la data del 1601.



Ed ora una mia interpretazione riguardo al santo cui è dedicata questa cappella. Secondo me non si riferisce a San Bernardo di Chiaravalle (il più famoso e "titolato" dei vari San Bernardo che esistono) Dottore della Chiesa ed ispiratore, tra le altre cose, dell'ordine dei Cavalieri del Tempio, i cosiddetti Templari. Più verosimilmente è dedicata al San Bernardo,patrono degli alpinisti, che fu, oltre che Arcidiacono della diocesi di Aosta, il "rifondatore" delle case rifugio del Piccolo e Gran San Bernardo, esistenti già al tempo dei Romani, e diventati così "Ospizi". Si sa che morì a Novara dove vengono custodite le sue reliquie e, perciò, è presumibile che abbia attraversato la nostra provincia e vi abbia lasciato ricordi e testimonianze del suo passaggio tanto da essere venerato e ricordato con innumerevoli chiesette e cappelle che troviamo sparse sul nostro territorio.




A fianco della cappelletta, c'è uno spiazzo con vista spettacolare della piana del fiume Sesia verso Grignasco, Prato Sesia e poi più giù Gattinara e le colline alla sua destra che delimitano l'altro versante della valle. Tavolino e panca sono l'invito a dei probabili picnic. Questa panoramica, induce a introdurre l'altra "destinazione d'uso" della costruzione. Una targa ci ricorda che fu adibita a "Bivacco Garibaldino" negli anni dal 1943 al 1945. Non certamente si riferisce ai seguaci di Garibaldi, tra l'altro in altri lidi affacendati..., ma alla 6° Brigata Garibaldi formazione partigiana che operava in Valsesia. E si capisce perchè questa scelta osservando quale vasta zona della valle si poteva tenere sotto controllo da qui. La sesta Brigata, una delle prime (sesta giustappunto) delle innumerevoli che operavano su tutto il territorio nazionale negli anni della resistenza, nacque dopo l'8 settembre 1943 quando il famosissimo Cino (Vincenzo) Moscatelli promosse il Comitato Valsesiano di Resistenza in Borgosesia ed organizzò la guerriglia e raggruppò gli sbandati dell'esercito, ponendone le basi presso il Monte Briasco. Tra l'inverno del 43 e la primavera del 44 quelle zone furono sottoposte a duri attacchi e rastrellamenti da parte delle truppe repubblichine. Certamente un Bivacco posto a vigilare l'ingresso della valle era di grande aiuto per prevenire eventuali scorribande, per cui questa postazione di San Bernardo credo che assunse una particolare importanza.




Intanto Arnaldo, Rosangela ed io, proseguendo per la strada "tagliafuoco" arriviamo, con un pò di sofferenza da parte mia nel tratto finale, alla torretta di osservazione delle guardie forestali (817 m., punto più alto dell'escursione) sulla quale, purtroppo, non riusciamo a salire causa la mancanza di una scala supplementare per guadagnare il primo scalino di quella fissa. Così le panoramiche da noi scattate non possono rendere come se si fossero riprese dall'alto. Comunque la visuale è incantevole, nonostante la foschia, e spazia fino al lago Maggiore ed oltre con la rocca di Angera e le alture del Varesotto a fare da sfondo.




Qui ritroviamo Eugenio, dopo aver lanciato svariati richiami e urla per annunciare il nostro arrivo. I tre giovani, dalla Cappelletta, avevano iniziato il ritorno percorrendo il sentiero fatto all'andata, mentre lui aveva risalito l'erta che divide San Bernardo dalla torretta, dalla parte opposta alla quale eravamo arrivati noi. Dopo aver assaporato il panorama, iniziamo anche noi a ripercorrere la strada dell'andata. Questa volta con un sollievo evidente dovuto alla ...discesa.

Il ricongiungimento avviene nei pressi del sentiero che porta direttamente a San Bernardo. Ritroviamo i nostri tre baldi giovani seduti ad attenderci.



Ed ora tutti assieme, baldanzosi, sulla strada del ritorno. E poi,dopo il bivio per la Pelosa, a sinistra e Isella ,a destra, sul sentiero che riporta alla Capretta.






L'ultimo strappettino di pochi metri che riporta al motto, mi procura un pò di mal di gambe: ero ormai troppo abituato alla discesa in scioltezza... Dura comunque poco. Arnaldo indica un altro divisorio di confine.





Alla Capretta ci soffermiamo ancora un pò per goderci l'ultima volta il panorama e riprendere il volo di una Poiana, alta nel cielo che plana e volteggia sopra il paese di Isella. Eccola allo zoom della telecamera (era il puntino nero nella nuvola sopra il monte Barone).




Ed ora la discesa,velocissima, tutta di un fiato, in fila indiana, verso la fine del sentiero 777 che ci riporta alle macchine. Nell'ultimo tratto mi sono permesso di staccare tutti.... (Purtroppo non ci sono immagini che documentano ciò!...) Collaudo riuscitissimo!




Per finire un doveroso omaggio a quei pochi lettori che hanno avuto il coraggio di leggermi fino alla fine... Dalle mani di Alessia un grazioso omaggio!


1 commento: