Vergano

venerdì 24 aprile 2009

IL LAGO DEI PAVONI



Accompagna questo mio post,dall'ultimo album di De Gregori "Per brevità chiamato artista", una stupenda melodia dalle radici popolari , certamente ispirata alla tradizione abruzzese di "Vola vola vola",e che sembra provenire dai primi lavori del Principe; un riferimento al pavone, alla nostalgia del passato alla ricerca delle origini.


7-04-2009 Soriso-Pogno-Bugnate-Auzate-Soriso di 10,3 km. Partenza ore 14,14 Arrivo 17,44 Tre ore e trenta, comprese le soste......

Ci trasferiamo in auto, con Arnaldo ed Eugenio, fino a Soriso, dove parcheggiamo davanti alla sede della banca , a questa bella antica villa ed alla "parete" ,con tanto di merli, di un castello che non saprei definire restaurato da antico manufatto o ricostruzione recente. Propendo per la seconda ipotesi, ma mi piacerebbe essere smentito da qualche Sorisese che leggesse queste righe.



Il tempo non promette bene. Verso nord, dove siamo diretti, nuvole grigiastre annunciano acqua. Ci armiamo di coraggio ed iniziamo la nostra passeggiata percorrendo i vicoli del piccolo paese che è diventato molto conosciuto per la rinomata locanda ristorante "Al Soriso" entrata a far parte del club quattro stelle della guida Michelin, prestigioso riconoscimento che condivide con solo altri tre fortunati in tutta Italia.

Usciamo dal paese e ci addentriamo poi sulla strada sterrata che porta verso la valle della "Grua" , torrente che verrà a sfociare nell'Agogna a Borgomanero nei pressi dell'Oratorio , e che taglia la collina di Soriso da quella di Auzate e Bugnate , nostra destinazione di ritorno. Scendiamo verso di esso, fino a raggiungere il ponte che lo attraversa, in prossimità del congiungimento del ramo che proviene da Pogno con quello che giunge dalla Cremosina.




Il torrente la "Grua" (non so se usare il maschile o il femminile, nei suoi confronti...) ha una storia, abbastanza recente, che testimonia delle nefande scelleratezze che l'opera dell'uomo ha usato nei suoi confronti. La zona che andremo a raggiungere tra poco, è una delle più floride, dal punto di vista industriale, del Novarese. Qui un piccolo miracolo produttivo ha dato vita al "distretto del rubinetto": un'intera fascia di territorio situata prevalentemente sulle pendici ovest del lago d'Orta ma che si può dire che si estende da Omegna fino a Borgomanero ed oltre. Negli anni sessanta una crescita quasi selvaggia del settore ha dato vita ad un'incredibile proliferazione di aziende e di laboratori artigianali (richiamando una massa enorme di immigrati dal sud) che hanno dato prosperità e benessere alla popolazione ivi residente. Ma col benessere anche l'inquinamento... Si sa che per avere un rubinetto finito, occorre anche cromarlo, renderlo cioè lucente, splendente e a prova di corrosione. Per fare ciò esistono i bagni galvanici e di cromatura, i cui processi di lavorazione, purtroppo, danno adito a scarichi tossici. Ebbene, in quegli anni, il modo più semplice per non avere problemi era quello di scaricare i liquami di scarto e le acque di lavaggio nei torrenti della zona! La "Grua" fu una delle valvole di scarico per l'industria locale. Le conseguenze di tale scempio, si stanno ancora scontando a giorni nostri nella zona Borgomanerese della Beatrice, là dove il torrente scorre... Fortunatamente, grazie anche alla mobilitazione della gente dei luoghi, ed alle nuove leggi antinquinamento, il fenomeno è scomparso. Oggi tutte le rubinetterie adottano per i loro impianti galvanici il sistema a scarico zero. Si ricicla tutta l'acqua utilizzata depurandola in colonne di resine scambiatrici di ioni e si distillano gli ultimi eluati fino ad avere dei residui concentrati tossici che vengono destinati alle discariche controllate da una parte, ed acqua distillata che ritorna a far parte del ciclo produttivo, dall'altra.

Ci siamo accorti, nell'osservare da vicino il corso della "Grua" che effettivamente, oggi, le acque scorrono pulite (chiare fresche e dolci acque come direbbe il poeta) ed il torrente è rinato dando ospitalità a diverse forme di vita a partire dai pesci (avvistati diversi "varoni" belli vispi).



Questo tratto di sentiero è particolarmente suggestivo. Fiancheggia il torrente,che scorre rigoglioso e pingue (quest'anno tutti i corsi d'acqua sono "pasciuti") e si è creato il passaggio, dal bacino del lago d'Orta alla valle dell'Agogna, dando vita a due pareti abbastanza scoscese, a mò di canjon. Risaliamo lentamente verso Pogno che raggiungiamo in poco tempo, non prima di essere passati nei pressi di un recinto dove convivono,asserragliati, due asinelli, delle pecorelle e dei cani. Carini, i ciucci, dal pelo lungo: sembrano dei pony.




Poco oltre sbuchiamo nel pianorino dove sorge Pogno. Sullo sfondo, la montagna a due punte che si vede oltre il campanile è il monte Avigno, mia meta abbastanza usuale: credo di averla raggiunta almeno quattro volte l'anno scorso.

Ci incamminiamo ora verso la strada che porta verso Bugnate. Anche da queste parti l'inciviltà dei "monnezzari" dà bella mostra di sè: televisori, sacchetti di plastica, eccetera eccetera, "decorano" le rive ed il pendio che fiancheggiano la strada. Non ci sono parole per deprecarne i loro usi e costumi....Camminando osserviamo il panorama che ci si para davanti e pur non essendo una bella giornata,ammiriamo ciò che la natura ci offre. Oltre a questo possiamo comunque anche vedere il grande lavoro di preparazione per l'insediamento di un'altra area industriale che si collega con quella recente di San Maurizio;questa sul territorio del comune di Pogno. Ormai, nonostante il periodo di recessione, i lavori stanno procedendo celermente pur se l'opera fosse già stata programmata molti anni fa.
Cammina, cammina, arriviamo alfine al laghetto di Bugnate (come da segnaletica), lago Torbiera (come da alcune cartine), il lago dei Pavoni (secondo Vernè), o il lago Costanza (come si evince da questa rara cartolina dei primi del novecento).
Siamo subito attratti dallo sgradevole e rumorosamente eccessivo verso che i pavoni emettono. E' proprio vero che, come già narrato da Fedro, non si possono avere tutti i pregi e le bellezze concentrati in un unico soggetto. Immaginiamo se il pavone possedesse anche il cinguettio dell'usignolo... Un pò troppo, non vi pare? La mia curiosità per vederli e fotografarli da vicino, e magari (...) assistere ad una "pavoneggiante" ruota, mi spinge ad avvicinarmi al recinto ed intrattenere due chiacchiere di convenienza con il giardiniere che sta ripulendo il sottobosco e dando fuoco alle sterpaglie. Scopriamo così che Arnaldo lo riconosce ed addirittura lo identifica come fratello del vicino di casa della figlia... Così gli chiediamo se è possibile fotografare i pavoni, magari entrando nella proprietà. Non ci dice di no, ma entrare... Allora costeggiamo esternamente la recinzione ed Eugenio si industria per fare diversi scatti.



I pavoni sono bellissimi. Difficili da riprendere in primo piano. Appena ci sentono troppo vicini, volano via ; e che voli..., in un secondo sono sul tetto della casa. Per quanto riguarda la ruota, poi... nulla da fare! Credo che , non avendo notato nessuna pavoncella nelle vicinanze, non possedessero i giusti stimoli per "pavoneggiarsi" con le loro eventuali compagne: di sicuro noi non avevamo nessun potere di far loro spiegare quella stupenda coda che a giudicare dalla loro lunghezza, avrebbe assunto proporzioni incredibili.

Quando meno ce lo aspettavamo, ecco che il giardiniere si avvicina a noi e ci dà la buona notizia che la signora proprietaria del possedimento ci permette di entrare e fare il giro del lago... Allora non è poi così scorbutica come ce l'aveva dipinta .
Ne approfittiamo subito! Così osserviamo il cigno maschio che nuota nervosamente intorno all'isolotto dove la sua compagna cova. Può essere che in futuro possa diventare anche il lago dei cigni... Le potenzialità ci sono


Due parole anche sulle origini del lago. Esiste una bolla sorgiva che mantiene il ricambio dell'acqua. A sud una piccola diga contiene e regola il livello del laghetto, lasciando defluire l'acqua in eccesso, che si convoglia, attraverso una chiusa, in un rigagnolo che andrà a raccogliersi nella "Grua".




A sud-ovest, una costruzione rotonda,in fase di sistemazione, simpatica, denominata Villa Ombrosa. All'esterno tavoli e panchine per consumarvi rilassanti pic-nic. Arriviamo alla sponda occidentale del lago ed ammiriamo da qui la residenza padronale, con darsena e barca incluse; i pavoni che si appollaiano sui balconi (ne avremo contato una decina); la bella pineta; ed un'incredibile sistema di segnalazione delle ore. Dodici campane, di cui due più grandi, sono disposte su una struttura di supporto, a fianco della casa, e sono collegate elettricamente ad un congegno ad orologeria che ne scandisce i rintocchi : presumibilmente una campana diversa per ogni ora.

Se cliccate sulle immagini, ingrandendole, troverete pavoni dappertutto...

Da qui vediamo inoltre che altri lavoratori stanno abbellendo la tenuta, con opere di manutenzione . Notiamo inoltre nelle acque del laghetto delle trote gigantesche che, a detta del guardiano, non troveranno mai un amo al quale finire la loro esistenza: nessun pescatore ha mai approdato a queste rive... Paperelle gioiose si avvicinano all'acqua civettuole.
Terminato il giro , arriviamo presso il cancello di ingresso proprio nel momento in cui la proprietaria, dalla macchina, lo sta aprendo. Ne approfittiamo per andare a ringraziare la signora per la cortesia che ci ha dimostrato e per scambiare due parole in convenevoli. Usciamo quindi per riprendere la nostra strada, felici per aver visitato un luogo che avevamo sempre solo intravisto di passaggio. Posto alcune foto panoramiche del laghetto dei pavoni.



Il tempo che aveva minacciato pioggia, sta volgendo al bello e quando arriviamo in cima al poggio dove sorge la cappella della Madonna della Guardia, riappare il sole a scaldarci con tiepidi raggi. Per arrivarci ho faticato non poco in quanto l'erta da superare è abbastanza ripida. Ci rilassiamo godendoci il panorama del lago d'Orta visto da sud, anche se la foschia ci impedisce di apprezzarlo in pieno.



Questo luogo ha fatto esclamare a Vittorio Emanuele III "Questo è un lembo sconosciuto di Paradiso" frase che è riportata in una targa ricordo nei pressi della cappella. 8-IX-1907.

La stanchezza inizia a farsi sentire e la strada per ritornare a Soriso è ancora lunga. A sud il cielo si è rasserenato e ne approfittiamo per scattare una panoramica verso la pianura , Gozzano e Borgomanero.
Scendiamo dal colle, attraversiamo Bugnate e ci avviamo verso Auzate, non prima di aver cercato un sentiero di scorciatoia attraverso i boschi. Fallito il tentativo, abbiamo proseguito per la strada asfaltata .

Scorcio in Auzate e Soriso, meta finale sullo sfondo

Prendiamo quindi il sentiero che scende alla valle della "Grua", raggiungiamo la Conc. Mongini, cascinale ben ristrutturato con delle caratteristiche sculture sul muretto di recinzione della casa, ai piedi della salita finale molto ripida che ci riporta a Soriso.


Stanchissimo, ma felice per aver portato a termine questa bella passeggiata e aver superato un altro collaudo significativo, salgo in macchina coi fratelli e ritorniamo verso casa.

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