Partenza ore 8,59 In vetta ore 11,47 Ritorno ore 15,07
Dislivello 763 m.


Like a rock, canta Bob Seger... Ma in effetti, con questa impegnativa e faticosa escursione in compagnia dei Vercelli brother's al completo, non sono rimasto saldo ed indistruttibile come una roccia , appunto. Dopo un periodo di facili camminate lacustri, ritornare a percorrere sentieri montagnosi con dislivelli importanti, ha fatto entrare in crisi i miei muscoli che hanno iniziato a dare segni di strappi e crampi fin già da metà ascesa. Lasciando che i miei fratelli proseguissero con il loro passo, mi sono adeguato alle mie condizioni e, piano piano ho raggiunto anch'io la meta che ci eravamo prefissati: la vetta della Massa del Turlo, denominata pure Il Giandolino.
Caricati armi e bagagli sul "Pandino" di Arnaldo, ci siamo diretti verso la Valsesia raggiungendo in breve, nonostante qualche piccolo intoppo di traffico, Varallo. Qui abbiamo deviato a destra imboccando la Val Mastallone, la prima delle due importantissime valli laterali che caratterizzano il versante orografico sinistro della Valsesia. (l'altra è la val Sermenza che porta a Rima e che a metà si sdoppia verso destra nella val d'Egua che culmina nella conca di Carcoforo).Ne percorriamo il tratto iniziale per circa quattro chilometri e poi, in località Barattina, imbocchiamo il bivio a destra che sale verso Cervarolo, mentre essa prosegue stretta e tortuosa, superando il ponte della "Gula", insinuandosi verso Sabbia e la relativa deviazione ancora a destra verso la val Sabbiola e poi verso Cervatto e Fobello per poi morire nella Valle Baranca ai confini con la valle Anzasca di Maccugnaga; una ulteriore diramazione a destra, prima di Cervatto e del "Ponte Due Acque", risale fino a Rimella e poi San Gottardo, punto di partenza per la Bocchetta di Campello che dà l'accesso alla alta Valle Strona.
ecco il link dal quale sono tratte queste foto http://www.cervarolo.it/ vale la pena visitarlo.
Giunti a Cervarolo dopo aver percorso un ripido e stretto tratto di strada con alcuni tornanti, proseguiamo attraverso le sue frazioni, Villa Inferiore, Sassello, Villa Superiore e Volta, fino a che termina la parte asfaltata ed inizia un tratto sterrato abbastanza largo, mai in forte pendenza e con il fondo in buone condizioni che dopo circa tre chilometri termina al rifugio del Gruppo Camosci del CAI di Varallo in località Le Piane.
Il rifugio Camosci è una Capanna Sociale con 14 posti disponibili ma nessun locale invernale. E' una spaziosa costruzione custodita a turno col volontariato degli iscritti al gruppo Camosci del CAI di Varallo Sesia, nei giorni festivi con servizio di accoglienza per i soci stessi. E' stato costruito su una baita preesistente, nel 1956, e successivamente riadattato. La strada si interrompe qui e non si ha diritto di accesso al piazzale del rifugio. Provvediamo a girare l'auto e parcheggiarla in direzione di discesa a fianco della sterrata dove già sono posizionate diverse vetture. Ci carichiamo gli zaini in spalla, accendiamo il fido Gps ed iniziamo l'escursione. Optiamo per il sentiero che sale verso la bellissima chiesetta che ci accoglie in questa stupenda Alpe.
Arnaldo è andato a dare un'occhiata al suo interno
Presso questo bellissimo oratorio dedicato alla Madonna delle Nevi si raccolgono, nella prima Domenica di agosto di ogni anno, gli abitanti di Cervarolo e delle sue frazioni per festeggiarne appunto la ricorrenza. Ne documentiamo l'evento con l'immagine del 2006 tratta sempre dal sito (purtroppo non più aggiornato...) dell'Associazione Cervarolo.
Oltre la chiesa ci accolgono le magnifiche baite ristrutturate che disseminano i pascoli dell'Alpe Piane. Ci sorprendiamo un pò nel vedere i loro tetti in lamiera color legno e non con le caratteristiche coperture montane, però non possiamo non ammirarne il loro perfetto inserimento nell'ambiente che le circonda. Il colpo d'occhio è veramente appagante. Un tempo le baite esistenti avevano tutte i tetti in paglia , quasi fossero dei "taragn", caratteristiche costruzioni della zona del Parco del Fenera. Possiamo vederne la metamorfosi da questa cartolina d'epoca (anni 50) confrontata con le immagini odierne.
Puntiamo decisamente a nord. Nell'attraversare Le Piane, tra le altre baite, notiamo un secondo rifugio. E' il rifugio, privato, Gaudenzio Cerini, adibito pure a servizio ristorazione. Di questo locale possiamo postare una foto degli anni sessanta, ricavata dal sito del comune di Cervarolo. Anche in questo caso possiamo fare un confronto con l'immagine scattata oggi, tenendo conto, però, della diversa prospettiva e della diversa inquadratura delle foto, notando l'ampliamento che ne è stato fatto.
Nel vedere le vecchie immagini che riproducono il territorio delle Piane, non possiamo non notare che in passato i pascoli avevano la prevalenza nei confronti del terreno occupato dai boschi e dalla vegetazione. Certamente possiamo dedurre che al tempo fosse importante l'attività alpigiana di allevamento e pastorizia, per cui anche il territorio era adeguato alla bisogna. Al giorno d'oggi, pur mantenendo la funzione fondamentale di pascolo, forse l'alpeggio è ormai diventato luogo adibito a residenza estiva per i proprietari delle baite. Noi non abbiamo notato, oggi, attività dedite all'allevamento, mentre alcune foto, tratte sempre dal sito di Cervarolo, documentano che invece vi ci si svolge anche ai nostri giorni.
La meta è ancora lontana, ma la bella giornata e la suggestiva località che stiamo scoprendo ci rendono di buon umore. Ancora di più lo diventiamo quando incrociamo una coppia di anziani che stanno discendendo dalla Cima Mazza Fontanelle, o per lo meno dai boschi dei suoi pendii, alla sinistra dell'Alpe. Lei porta sulle spalle una gerletta abbastanza capiente. Comprendiamo che sono cercatori di funghi , venuti ad iniziare la loro stagione proprio in questo posto così rinomato per questa cosa: ogni anno a Cervarolo si svolge una festa esclusivamente dedicata ai funjat. Arnaldo ed Eugenio, anche loro appassionati cercatori, non possono far altro che sorridere di fronte alla speranzosa e fiduciosa signora così ben attrezzata...Si permettono di lanciarle una domanda alla quale già sanno dare una sicura risposta. "Quonti si truvanu?" "Gnonca l'umbriia..." è la loro sconsolata e delusa affermazione. Sicuramente troppo in anticipo coi tempi! Così proseguiamo verso il termine della Piana facendo commentini tra di noi un pò sarcastici..."La vuleva forsi impinì la sciuvera?"...
Abbiamo proseguito con due anziani signori biellesi (uno addirittura ottantaduenne...) che ci avevano preceduto nella salita in macchina fino a Cervarolo per poi cederci il passo quando la strada era diventata sterrata, probabilmente perchè non sapevano fino a che punto spingersi con il mezzo. Ritrovati, dopo i preparativi, ci hanno tenuto compagnia per un un pezzo di percorso, condividendo con noi il tratto che, dopo un bel bosco di faggi, ci ha fatti pervenire ad una zona prativa disseminata di faggi sparsi e betulle.
Dopo questo terreno misto in località Crosa verso il Vanecc delle Piane, guadagnamo abbastanza rapidamente in altitudine e finalmente i nostri orizzonti si allargano e ci permettono di ammirare lo stupendo panorama che inizia a dipanarsi davanti ai nostri occhi. Siamo sulla dorsale che divide la val Bagnola, alla nostra destra, dalla val Sabbiola, alla nostra sinistra, salendo.Ed appare nella sua maestosità il Monte Rosa.
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Comincio ad accusare un pò di fatica ed il fiato mi viene affannoso. Così sempre più spesso mi fermo e lascio che i fratelli prendano un bel vantaggio. Alzando lo sguardo verso l'alto, a volte non li vedo neanche più ed allora mi demoralizzo un pò per non essere in grado di mantenere il loro passo. Ma spaziando con la visuale tutto intorno, una volta ritornati in cresta sulla dorsale che guarda verso la val Sabbiola,il cuore si allarga e gioisce di questa stupenda veduta che riempie i nostri occhi.
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Ci voltiamo indi verso la vetta che ci attende e della quale possiamo già intravederne la croce: la Massa del Turlo "sembra" lì a portata di mano...non possiamo certo fermarci qui e rinunciare alla sua conquista!
Nel risalire il tratto roccioso si perde pure di vista la vetta e sembra che il punto di arrivo si sia allontanato piuttosto che essersi avvicinato! E nuove alture da superare sembra che appiano dal nulla!
Superato la gobbetta prativa, c'è un attimo di respiro poichè, prima del pendio terminale, si percorre qualche metro addirittura in discesa ed i miei muscoli hanno un attimo di tregua. Si riprende poi a salire, dapprima dolcemente e poi ancora duramente per vincere gli ultimi metri di dislivello che mi separano dalla mia "conquista". Nel frattempo Eugenio era già arrivato in cima seguito poi da Arnaldo e Gianfranco. Dopo un incontro ravvicinato del "quinto tipo" e dopo essersi fatta scattare una foto dai due biellesi, che avevano anche loro ultimato l'ascesa, si erano dedicati alla fase ristorativa in attesa del mio arrivo.
Con un ultimo sforzo, mi fiondo sulla panchina in sasso che è sistemata su una piazzola appena sotto la croce. Singolare costruzione di lunghi tubolari di ferro verniciati in bianco, imbullonati tra di loro con moschettiere sui tiranti orizzontali che li congiungono, poggia su un basamento quadrato di sassi cementati assieme. Al suo interno è alloggiato il libro di vetta sul quale apporre la propria firma per suggellare l'arrivo in cima. Tutto attorno alla croce spiccano i segni della presenza di un nutrito branco di capre...Ancora fresche ed "odorose" sono le tracce ed i ricordi lasciati dai quadrupedi. Il "gentile olezzo" ha fatto scappare i biellesi verso luoghi più freschi e più adatti per consumare il loro pasto, senza che dosi supplementari di "profumi" non preventivati si amalgamassero con quello dei loro robusti panini. Noi resistiamo e ci spaparanziamo sulle panche in sasso depositando gli zaini sul massiccio tavolone per estrarne finalmente il nostro meritato spuntino.
Dopo esserci rifocillati, gironzoliamo sulla vetta soffermandoci ad ammirare lo stupendo panorama, non prima di esserci regalato un autoscatto dei Vercelli Brother's al completo con alle nostra spalle la Valle Strona.
A nord la valle Strona con l'imponente Monte Massone che l'abbraccia.

